Dopo le elezioni 2020 Trump ha dato ordine al Pentagono di indagare su possibili brogli che sarebbero stati realizzati grazie al ruolo dell’Italia: cosa c’è dietro questa inchiesta chiamata Italygate?
Perché alcuni dei seguaci di QAnon, un gruppo cospirazionista americano di estrema destra da sempre al fianco delle politiche portate avanti da Donald Trump, avevano in mano dei cartelli contro l’Italia durante l’assalto al Congresso lo scorso 6 gennaio?
La cosa potrebbe sembrare assurda, ma il nostro Paese a cavallo tra dicembre 2020 e gennaio 2021 è stato al centro di una indagine condotta dal Pentagono e voluta da Donald Trump in persona, all’epoca agli sgoccioli del suo mandato presidenziale.
Si tratta di quello che è stato ribattezzato tra i fanatici di QAnon come Italygate, una teoria che vorrebbe il nostro Paese al centro delle manovre che ci sarebbero state durante le ultime elezioni per truccare il voto in favore di Joe Biden.
Il fatto è che questa teoria non è circolata solo negli ambienti di QAnon ma, una volta arrivata all’orecchio di Donald Trump, è stata la causa di una sorta di intrigo internazionale terminato poi con il più classico dei nulla di fatto.
Come l’Italia avrebbe fatto perdere Trump
Non è la prima volta che viene citata l’Italia quando si parla delle elezioni presidenziali del 2020 negli Stati Uniti, visto che le voci sul coinvolgimento del nostro Paese in presunti brogli a favore di Joe Biden circolano da tempo tra i fan di Donald Trump.
Inizialmente è stato tirato in ballo Matteo Renzi, l’ex Presidente del Consiglio è da sempre un amico di Joe Biden, ma poi le attenzioni si sono spostate sui satelliti di Leonardo, il nostro colosso della difesa e dell’aerospazio, che sarebbero stati il mezzo con cui truccare i voti per far perdere Donald Trump.
Quando questa ipotesi è finita sul tavolo del tycoon, l’ex Presidente degli Stati Uniti avrebbe dato ordine al Pentagono di indagare su questa pista, nel disperato tentativo di dimostrare i brogli da tempo dichiarati.
A riportare questi particolari è il giornalista americano Jonathan Karl, che su questa vicenda ha scritto anche un libro intitolato Betrayal. Al centro di tutto ci sarebbero due italiani.
“Le due persone a cui si riferisce Betrayal erano Arturo D’Elia e Antonio Rossi - si legge su La Repubblica - arrestati dalla Procura di Napoli con l’accusa di avere trafugato 10 gigabyte di dati e informazioni dal gruppo Leonardo”.
Qui entrerebbe in gioco Kash Patel, capo dello staff del segretario alla Difesa ad interim, che come si legge nel libro “aveva sentito che uno di loro aveva confessato alle autorità locali che in realtà l’operazione era uno sforzo elaborato per utilizzare i satelliti allo scopo di truccare le presidenziali a favore di Biden”.
“Era pazzesco - spiega l’autore del libro - ma la teoria si era diffusa ai margini del web e negli account dei social media legati a QAnon. Aveva anche un nome: #ItalyGate”. Come la notizia è giunta alle orecchie di Trump, ecco che è partita l’inchiesta del Pentagono.
La Casa Bianca così avrebbe voluto che l’addetto militare all’ambasciata americana di stanza a Roma interrogasse in carcere i due, per capire se potevano avere delle informazioni utili alla causa trampiana.
Alla fine scrive Karl che D’Elia e Rossi sarebbero stati interrogati in carcere dall’addetto militare, parlando di una fonte che gli avrebbe confermato l’accaduto. Resta da capire se la cosa fosse vera chi in Italia possa aver autorizzato il faccia a faccia.
L’addetto militare comunque sarebbe tornato a casa con niente in mano, visto che la voce che è giunta all’orecchie di Kash Patel si è rivelata totalmente infondata.
Già all’epoca dei fatti la nota agenzia di stampa Reuters ha realizzato un fact checking dell’Italygate giungendo alla medesima conclusione: “ Falso, non c’è nessuna legittima evidenza che un impiegato della compagnia di difesa italiana Leonardo S.p.A. abbia interferito nel risultato delle elezioni americane del 2020”.
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