USA-Cina: la guerra commerciale si sposta sul cambiamento climatico

Riccardo Lozzi

08/04/2021

Nel prossimo futuro la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si sposterà sul cambiamento climatico. Ecco chi parte avvantaggiato tra le due potenze economiche.

USA-Cina: la guerra commerciale si sposta sul cambiamento climatico

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina si giocherà nel prossimo futuro sul campo del cambiamento climatico. A rivelare questa prospettiva sono diversi analisti, i quali hanno indicato nella transizione ecologica il settore su cui sono pronte a darsi battaglia le grandi potenze mondiali.

Così dopo gli scontri registrati negli ultimi anni tra i due Paesi su tecnologia, dazi e mercati finanziari, la partita si sta spostando sulla lotta al riscaldamento globale, il quale, come ha affermato Haim Israel, managing director di Bank of America, diventerà nei prossimi decenni il tema politico ed economico dominante a livello globale.

Israel ha quindi dichiarato che le strategie climatiche sono le uniche in grado di offrire una strada per la supremazia mondiale, poiché l’impatto economico potrebbe arrivare a raggiungere in questo secolo un valore di 69 trilioni di dollari. Per vincere la gara, quindi, occorre raggiungere la cifra di 4 trilioni di dollari all’anno per gli investimenti riguardanti la transizione energetica.

Ma chi parte avvantaggiato tra Cina e Stati Uniti in questa competizione?

USA-Cina: la guerra commerciale si sposta sul cambiamento climatico

Come viene rivelato dai dati della stessa Bank of America, tra il 2010 e il 2020 la spesa pubblica della Cina è stata quasi il doppio rispetto a quella americana per gli investimenti sulla transizione ecologica.

Inoltre, anche per quanto concerne i fondi stanziati in ricerca e sviluppo, nel 2020, il Dragone ha sorpassato gli States, con circa 370 miliardi di dollari impiegati in questo campo.

Al momento la Repubblica Popolare appare quindi avanti nella corsa al raggiungimento del ruolo di leader nella lotta al cambiamento climatico, avendo anche fissato l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2060.

Tuttavia, l’ambizioso traguardo fissato dal presidente Xi Jinping sembra essere al momento ancora complicato da centrare, dato che la Cina continua a rappresentare il maggior Stato inquinatore del pianeta costituendo il 30% delle emissioni totali di CO2, oltre il doppio degli Stati Uniti.

Inoltre, l’osservatorio internazionale Climate Action Tracker ha valutato le azioni di Pechino ancora insufficienti per conseguire il target di emissioni zero.

Per la Cina maggiori investimenti, ma gli USA possono contare sull’UE

Per quanto riguarda gli USA e i Paesi occidentali, secondo alcuni esperti, diventa cruciale sfruttare il prossimo G7 che verrà ospitato dal Regno Unito il prossimo giugno, per concordare una strategia che preveda una stretta collaborazione sulle tecnologie a servizio dei temi ambientali.

Solamente attraverso una forte alleanza, infatti, sarebbe possibile provare a raggiungere insieme la leadership in questo campo.

C’è infatti chi prevede che riuscirà a vincere la competizione climatica chi svilupperà per primo uno standard di sviluppo a cui gli altri si dovranno adattare.

In questo scenario potrebbe giocare un ruolo decisivo l’Unione Europea, la quale, ad oggi, si trova più avanti nel percorso della transizione energetica.

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