L’Ue ha approvato una Risoluzione che farà da base al Piano per contrastare il calo demografico e per il riconoscimento alla conciliazione vita-lavoro per i propri cittadini. Vediamo i dettagli
L’Unione Europea riconosce per i suoi cittadini il diritto alla conciliazione vita-lavoro come strumento per contrastare il calo demografico che sta investendo tutti i Paesi dell’Ue.
A fronte delle nuove sfide demografiche e al preoccupante calo demografico, Il Parlamento europeo ha riconosciuto, in una Risoluzione, la necessità di creare condizioni lavorative favorevoli all’equilibrio tra vita privata e professionale come presupposto allo sviluppo della famiglia e all’aumento della natalità.
Il calo demografico è un problema reale e l’Unione europea ha in programma un Piano per contrastarlo.
Potrebbe essere definito il Fertility Day firmato Ue ma gli obiettivi sono tutt’altra cosa.
La Risoluzione approvata il 13 settembre dal Parlamento dell’Ue riconosce il diritto alla conciliazione vita-lavoro, per uomini e donne.
L’Ue ha riconosciuto come le politiche di conciliazione vita-lavoro per contrastare il calo demografico debbano assecondare le richieste e i bisogni delle famiglie nelle varie fasi del loro ciclo di vita.
L’Unione europea ha stabilito con la Risoluzione un piano di intervento per rispondere alle odierne sfide demografiche e per rispondere alla necessità di conciliazione vita-lavoro dei suoi cittadini.
Il presupposto è lo stesso del Fertility Day - il calo demografico e la necessità di incentivare le nascite - ma con un’idea di famiglia totalmente diversa, che punta in questo caso sull’equa divisione dei compiti domestici tra madri e padri e all’implemento delle politiche a favore della famiglia.
La risoluzione votata a Strasburgo farà da premessa al Testo Unico per la famiglia con il quale l’Ue si impegna a rispondere alle sfide demografiche e della società attuale.
Vediamo insieme in cosa consiste il Piano dell’Ue per contrastare il calo demografico e riconoscere il diritto alla conciliazione vita-lavoro dei suoi cittadini.
Piano Ue VS Fertility Day: stesso presupposto, diverso approccio
Il punto principale che differenzia l’approccio dell’Ue da quello adottato dalla recente campagna mediatica del ministro Lorenzin, il tanto criticato Fertility Day, è il riconoscimento della necessità di conciliare la vita professionale di madri - e padri - con quella professionale, e non semplicemente affrettarsi alla procreazione.
L’Ue, al contrario del Fertility Day tutto all’italiana, ha riconosciuto che uno dei motivi del calo demografico è una condizione sociale che non agevola la famiglia e che, di conseguenza, l’obiettivo principale è proprio lavorare sui diritti e sull’assistenza.
Nessun orologio biologico a fare da sfondo, nessuna minaccia sulla «fertilità a tempo determinato». Il Piano dell’Unione europea sembra puntare sul fatto che fare ed avere un famiglia non dovrebbe essere considerato un problema, ma una risorsa sociale. Riconosce, inoltre, il cambiamento del mercato del lavoro e delle esigenze occupazionali.
Per questo, a fronte di una situazione sociale nuova, l’Ue si è impegnata con la recente Risoluzione a ridisegnare le misure a sostegno della famiglia con un Piano a sostegno della famiglia che agevoli i ritmi di vita e di lavoro dei suoi cittadini.
Ue: riconoscere diritti e risorse alle famiglie
L’Ue stabilisce il principio in base al quale le famiglie hanno diritto alla tutela delle proprie esigenze durante l’intero ciclo di vita, dalla nascita dei figli all’assistenza ai genitori anziani.
L’Ue procederà con un pacchetto di iniziative legislative e non legislative in materia di congedo parentale anche per coloro chiamati ad assistere i propri genitori. I servizi alle famiglie dovranno essere, inoltre, caratterizzati da qualità e sostenibilità economica.
Ma quali sono i motivi che hanno spinto il Parlamento dell’Unione Europea a pronunciarsi in tema di conciliazione vita-lavoro?
Tra le raccomandazioni contenute nella risoluzione del 13 settembre, c’è il riconoscimento di essere di fronte ad una sfida demografica che sta gradualmente invecchiando la società dell’Unione. L’invecchiamento della popolazione e il calo della natalità sono visti come le maggiori minacce alla crescita e allo sviluppo sociale ed economico.
Per questo, l’Unione Europea ha in programma interventi diretti a favore della famiglia.
Ue: lavoro equamente ripartito tra uomini e donne per la crescita
Una delle più importanti prese di coscienza da parte del Parlamento dell’Ue - che ci si augura possa essere anche il presupposto per i prossimi provvedimenti legislativi - è la necessità di riconoscere il diritto ad un lavoro equamente retribuito tra uomini e donne. Secondo i dati forniti dalla stessa Ue, nel 2015, lo scarto di retribuzione tra uomini e donne è stato del 15% e, in tutti i Paesi dell’Unione, circa il 34% delle madri sole è a rischio povertà.
Una delle raccomandazioni dell’Ue è che le politiche del lavoro, di concerto con quelle sociali, costruiscano un mercato del lavoro che favorisca la parità d’accesso tra uomini e donne, favorendo di conseguenza l’equa ripartizione delle responsabilità domestiche e di cura.
L’Unione europea, insomma, in tema di conciliazione vita-lavoro ha le idee ben chiare: per rispondere al calo demografico non basta puntare sull’orologio biologico; è importante attuare politiche in grado di agevolare i nuclei familiari ed è proprio questa la strada sulla quale sembra voler proseguire il Parlamento Ue.
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