Il commissario Francesco Figliuolo ha ritoccato al ribasso le stime del suo piano: da qui a fine aprile saranno 315.000 e non 500.000 le dosi di vaccino anti-Covid somministrate al giorno in Italia, un altro obiettivo mancato dopo quello del 24 marzo.
L’Italia fallisce anche il secondo obiettivo del nuovo piano vaccini, non il massimo per un generale come Francesco Paolo Figliuolo che dal 1 marzo ricopre l’incarico di commissario straordinario all’emergenza Covid.
Stando alla tabella di marcia stilata da Figliuolo, in Italia avremmo dovuto iniziare a fare 300.000 somministrazioni al giorno a partire dal 24 marzo (ci siamo arrivati solo negli ultimi giorni), mentre dal 14 aprile sarebbe dovuto scattare lo step delle 500.000 dosi giornaliere (ci arriveremo, forse, a fine mese).
Del resto era chiaro fin da subito che, con circa 8 milioni di dosi in arrivo ad aprile, sarebbe stato impossibile rispettare quanto previsto dal piano. Il generale però, dopo aver ostentato ripetutamente fiducia, soltanto ora ha alzato bandiera bianca.
“La struttura del commissario stima nel periodo 15-22 aprile circa 315.000 somministrazioni giornaliere negli oltre 2.200 punti vaccinali in tutta Italia”. Una valutazione questa più in linea con la realtà, il tutto mentre le altre big del continente “accelerano” nel vero senso della parola.
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Figliuolo ritocca il piano vaccini
Anche Francesco Paolo Figliuolo ora fa i conti con la dura realtà dei fatti. Per il tanto auspicato “cambio di passo” sui vaccini anti-Covid si dovrà aspettare, se tutto dovesse andare bene, il prossimo mese.
Negli ultimi tempi il commissario ha provato a mescolare le carte parlando del raggiungimento delle 500.000 somministrazioni al giorno “entro fine aprile”, mentre le sue promesse erano state ben altre.
“È il momento della svolta o perderemo tutto, gli italiani devono essere straordinari - ha dichiarato Figliuolo in TV da Fazio lo scorso 14 marzo - A marzo faremo riscaldamento poi dalla seconda decade di aprile ci saranno gradualmente 500.000 vaccinazioni”.
Fonte Governo
Del resto basterebbe vedere cosa è riportato nel nuovo piano vaccini redatto proprio dal commissario Figliuolo per vedere come, tutte le previsioni di inizio marzo, siano state disattese.
Poche dosi
Con Mario Draghi che ha annunciato che le riaperture saranno legate alla vaccinazione di “buona parte degli over 75 e dei fragili”, per stringere i tempi il generale adesso ha dato la precedenza agli anziani stoppando momentaneamente la somministrazioni alle categorie professionali.
Una scelta questa che ha suscitato le proteste degli insegnanti e la “ribellione” di Vincenzo De Luca, ma il problema di fondo in Italia resta un altro: i vaccini a disposizione sono pochi e il rischio tagli è concreto anche nel secondo trimestre.
“Per giugno 45 milioni di dosi in arrivo” ha cercato di rassicurare Figliuolo, ma di queste 7,3 milioni sono di CureVac che ancora non ha ricevuto l’approvazione da parte dell’Ema, mentre sia AstraZeneca che Johnson & Johnson hanno già fatto intendere che potrebbero avere difficoltà nel rispettare le consegne.
La tentazione da parte di Draghi di strappare con Bruxelles e fare per conto proprio sarebbe tanta, ma anche in questo caso si deve fare in fretta: i vaccini mancano adesso mentre in estate dovrebbero arrivare in abbondanza, con degli accordi unilaterali per delle forniture extra immediate che sarebbero l’unica soluzione per un reale “cambio di passo”.
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