Doveva essere uno dei vaccini di punta della campagna mondiale anti-Covid, ma il siero francese di Sanofi nonostante finanziamenti miliardari non arriverà prima del 2022: all’Italia spettano 40 milioni di dosi, ma tra un anno potremmo non averne più bisogno.
Che fine ha fatto il vaccino di Sanofi? Dopo i roboanti accordi siglati lo scorso anno, del siero made in Francia si sono infatti perse le tracce. Eppure le aspettative mondiali erano alte visti i cospicui finanziamenti concordati.
L’ultimo comunicato stampa della GSK, il partner inglese di Sanofi per quanto riguarda lo sviluppo del vaccino anti-Covid, è stato rilasciato lo scorso 17 maggio. Da quanto si apprende, i risultati della Fase 2 della sperimentazione sarebbero molto positivi: “Una sieroconversione dal 95% al 100% dopo una seconda iniezione in tutti i gruppi di età (da 18 a 95 anni) e in tutte le dosi, con tollerabilità accettabile e senza problemi di sicurezza”.
A breve dovrebbe così iniziare lo studio della Fase 3, quello più complesso visto che “arruolerà più di 35.000 partecipanti adulti provenienti da un’ampia gamma di paesi e valuterà l’efficacia di due formulazioni di vaccini, comprese le varianti D614 (Wuhan) e B.1.351 (sudafricana)”.
Peccato che secondo i programmi iniziali le tempistiche erano ben differenti. Stando al contratto firmato da Sanofi con l’UE lo scorso settembre, in Italia l’arrivo delle 40 milioni di dosi pattuite era previsto a partire dalla metà di quest’anno. Se tutto andrà bene invece, se ne riparlerà a inizio 2022.
Il vaccino anti-Covid di Sanofi
Già nei primi mesi del 2020, Sanofi in collaborazione con l’azienda inglese GSK ha sviluppato un vaccino anti-Covid basato su proteine ricombinanti, una tecnica simile a quella utilizzata dal colosso francese per la realizzazione dei suoi vaccini antinfluenzali.
A luglio 2020 Sanofi ha stretto un importante accordo con gli Stati Uniti: 2,1 miliardi di dollari di finanziamento per lo sviluppo del vaccino, il tutto per assicurarsi 100 milioni di dosi. Si tratta della somma maggiore prevista per le case farmaceutiche, visto che altre sei aziende avrebbero ricevuto dagli Usa 1 miliardo di dollari a testa.
Bruxelles anche questa volta, ca va sans dire, è arrivata in ritardo rispetto alle altre grandi potenze mondiali. Il contratto tra l’Unione Europea e Sanofi è stato siglato il 18 settembre 2020, per una fornitura totale di 300 milioni di dosi a partire dalla seconda metà del 2021.
Il contratto che è stato reso pubblico dalla Commissione Europea, contiene molti omissis per motivi di riservatezza proprio nelle parti più interessanti. Stando a un tweet poi subito rimosso del ministro belga Eva De Bleeker, il costo pattuito per ogni singola dose sarebbe di 7,56 euro.
I ritardi
Al momento della firma del contratto con l’UE, il vaccino Sanofi-GSK era nella Fase 2 della sua sperimentazione. L’obiettivo era quello di completare i test entro la primavera per poi chiedere l’autorizzazione all’Ema per il suo utilizzo.
A metà dicembre però è arrivata la doccia gelata. I risultati degli studi in corso indicavano infatti una scarsa efficacia nella risposta immunitaria negli over 50 testati, forse per un errato dosaggio di antigene.
Tutto da rifare quindi, con la Fase 2 che stando al comunicato di GSK adesso starebbe dando ottimi risultati mentre, in attesa della Fase 3 e delle revisioni normative, la speranza è che il vaccino venga approvato nel quarto trimestre del 2021.
Nell’ultimo aggiornamento del nostro piano vaccinale, si stima così che in Italia possano arrivare 20 milioni di dosi nel primo trimestre del 2022 e altrettante nel secondo trimestre, per un totale di 40 milioni di dosi.
Vaccini questi che ci avrebbero fatto molto comodo adesso, ma che nel 2022 potrebbero servirci a poco soprattutto alla luce dell’accordo firmato tra l’UE e Pfizer, per una fornitura nel biennio 2022-2023 di 1,8 miliardi di dosi.
Nel frattempo Sanofi, insieme all’americana Translate Bio, ha realizzato un secondo vaccino anti-Covid, questa volta basato su mRna, che al momento si trova nella seconda fase della sperimentazione.
Con anche il vaccino tedesco di CureVac che ancora deve essere approvato dall’Ema, in Italia sono attese oltre 7 milioni di dosi entro giugno, il sentore è che Bruxelles inizialmente abbia puntato su alcuni cavalli sbagliati: dal prossimo anno l’Unione Europea dovrebbe affidarsi esclusivamente al vaccino mRna di Pfizer, con il siero di Sanofi che a questo punto potrebbe essere destinato al programma COVAX, un progetto dell’Oms per garantire dosi anche ai Paesi a medio e basso reddito.
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