Berkshire Hathaway, holding del finanziere USA Warren Buffett, ha investito 500 milioni di dollari sulla banca digitale brasiliana pro-Bitcoin Nubank. E se il “veleno per topi” si avvicina alla cassaforte Buffett, allora il fronte anti-crypto potrebbe iniziare a sgretolarsi.
C’è un plot twist nell’alta finanza USA che è passato (parzialmente) inosservato. Warren Buffett, attraverso la sua pluripremiata holding Berkshire Hathaway, ha investito 500 milioni di dollari sulla banca digitale brasiliana Nubank, tra le 50 disruptor nella classifica 2021 della Cnbc. E, fino a qui, nulla di strano.
Solo che Nubank, di fatto, è anche un istituto smaccatamente pro-Bitcoin, al punto che è pacifico asserire che seppur per vie traverse, la crypto - o meglio il "veleno per topi” come ebbe a dire non molto tempo fa lo stesso Buffett – stia effettivamente iniziando ad avvicinarsi ad una cassaforte fin qui blindata.
Warren Buffett strizza l’occhio al Bitcoin? L’investimento che fa discutere
Nubank, infatti, ha già annunciato di essere pronta a dare il suo benestare agli investimenti in Bitcoin dopo l’acquisizione della società di brockeraggio Easynvest, che offre tra l’altro il primo e fin qui unico ETF in BTC in Brasile. Un dettaglio che non sarà sfuggito a Buffett, se non altro perché un track record finanziario come il suo – si parla di ritorni medi del 20% dall’anno in cui rilevò Berkshire Hathaway - non si costruisce con calcoli approssimativi.
Certo, il maxi-investimento in Nubank non implica necessariamente una giravolta di Buffett sul Bitcoin o sulle criptovalute. Anzi, c’è da scommettere che il finanziere continui a rimanere in una certa misura in quota anti-crypto, soprattutto in una fase storica in cui anche la finanza mainstream – lì dove è arrivato il propellente per la bull-run dell’ultimo anno, da Tesla a Visa – sta iniziando a rivedere le sue posizioni.
Eppure, l’investimento fa discutere. E tanto. Secondo gli analisti, l’operazione Nubank indica quantomeno un ammorbidimento rispetto ai tempi in cui Buffett si lasciava andare a bordate anti-crypto, con chiuse tranchant come “non possiedo alcuna criptovaluta, non lo farò mai”. Affermazione che rimane valida anche oggi, sebbene l’implicazione dell’affaire Nubank è che anche il portafoglio di Buffett finirà per essere esposto inevitabilmente agli umori del crypto-mercato.
Dopotutto, casi analoghi dalle parti di Wall Street non mancano. Jamie Dimon, numero uno di JP Morgan, ha di recente ribadito di non essere un “Bitcoin supporter” (in passato c’era andato più pesante), ma la multinazionale USA sin dal 2017 ha iniziato ad acquistare BTC a piene mani per conto dei suoi clienti, ad esempio tramite degli ETN sulla Borsa di Stoccolma, offrendogli poi la possibilità di investire in Bitcoin tramite un fondo gestito attivamente.
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