Quali radiazioni sono più dannose per la salute, quelle emesse dalle reti mobile 3/4/5G, dai dispositivi Bluetooth o da un router Wi-Fi? Ecco la verità.
Oggi siamo circondati da dispositivi che emettono onde elettromagnetiche: smartphone, TV, router Wi-Fi, cuffie Bluetooth e via dicendo. Tutto ciò che utilizza una rete, che sia WLAN, 3G o LTE/4G, è “potenzialmente pericoloso” per la salute… Ma è davvero così? E soprattutto, quale di queste radiofrequenze da noi utilizzate quotidianamente può esporci a rischi maggiori? Facciamo chiarezza.
Radiazioni smartphone: quali onde fanno più male?
Oggi esistono 3 standard di trasmissione per il mobile: GSM (2G), UMTS (3G) e LTE (4G), che differiscono sostanzialmente nella velocità, che aumenta man mano che si sale di generazione.
Le frequenze utilizzate sono le seguenti:
- 2G - tra 900 e 1.800 MHz
- 3G - tra 1.900 e 2.170 MHz
- LTE/4G - tra 800 e 2600 MHz
Nessuna tecnologia di quelle citate causa radiazioni nocive in quanto si tratta di onde elettromagnetiche non ionizzanti, cioè che non ionizzano il mezzo attraverso cui passano e non alterano le molecole.
L’unico effetto sul corpo umano è il riscaldamento, ma i livelli di esposizione sono così bassi da non poter essere ritenuti rischiosi.
Inoltre è bene ricordare che i dispositivi a radiofrequenza, per poter essere immessi sul mercato, devono rispettare dei livelli di esposizione massimi per non farci incorrere in rischi sanitari comprovati. Questi requisiti sono: 8 Watt/kg per il corpo e 2 Watt/kg per parti del corpo come la testa.
Scopri La classifica degli smartphone che emettono più radiazioni
Wi-Fi
I dispositivi Wi-Fi che troviamo in commercio sfruttano le bande di frequenza da 2,4 e 5 GHz per scambiare pacchetti dati e informazioni. Il fattore in gioco, se parliamo di pericolosità sulla salute, potrebbe al massimo essere la potenza, ma consideriamo che il segnale emesso da un router Wi-Fi è di circa 100 milliwatt e che anche a normali distanze operative l’intensità del segnale è così bassa da non rappresentare motivo di preoccupazione.
Bluetooth
Ormai la tecnologia va verso la direzione wireless e sono sempre più gli accessori e i dispositivi senza fili (pensiamo agli AirPods di Apple), ma i brand hanno tutto l’interesse di abbassare il più possibile la potenza delle emissioni così da preservare il consumo di batteria.
Per quanto riguarda i dispositivi Bluetooth, la potenza impiegata è troppo bassa e l’impatto energetico minimo “per poter danneggiare qualsiasi tessuto biologico con i meccanismi a noi noti attualmente. Se fosse rischioso per la salute dovrebbe esserlo in modi che nessuno ha mai immaginato”, ha spiegato John Moulder, biologo esperto di radiazioni dell’Università del Wisconsin. Il Bluetooth impiega una frequenza di onde molto simile a quella del Wi-Fi, ma possiamo considerarlo più un “Wi-Fi light” e per questo ancora più innocuo.
I device bluetooth venduti da Apple hanno un output di 10-18 milliwatts, e meno dell’1% di questa energia arriva sottoforma di radiazioni elettromagnetiche, una quantità più che irrisoria se paragonata a quella a cui ci si espone appoggiando lo smartphone all’orecchio. Anche una recente ricerca dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha concluso che più un dispositivo è lontano dalla propria testa meno è dannoso, ma non esiste uno studio definitivo al riguardo e i risultati arrivano spesso a conclusioni antitetiche.
E il 5G?
La rete 5G è in via di sperimentazione e il 2019 sarà un anno cruciale. La prima a testare il nuovo standard per la comunicazione mobile che consentirà upload e download iperveloci e l’interconnessione dei dispositivi IoT in Italia è San Marino.
Il 5G utilizzerà il massimo spettro di frequenza possibile e mai usato finora, ossia onde radio tra 30 e 300 GHz. Gli allarmismi circa i rischi per la salute umana non mancano, ma nonostante diversi studi pseudoscientifici, attualmente non ci sono prove reali sulla dannosità del 5G. Anche nel caso del 5G infatti le frequenze hanno un’intensità veramente bassa per avere effetti ionizzanti sui tessuti biologici. Le onde impiegate dal 5G hanno più difficoltà di penetrazione attraverso l’aria e le pareti, e ciò vale quindi anche per i tessuti organici. Tutte le argomentazioni sulla pericolosità del 5G non hanno riscontro scientifico e si possono quindi relegare nel campo delle bufale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA