Più poteri a Roma Capitale, come quelli della Regione: la riforma a settembre. Ecco di cosa si tratta.
Roma potrebbe presto avere più autonomia e poteri gestionali, al pari della Regione e delle capitali europee. Lo prevede una riforma avviata a marzo scorso e in discussione in Parlamento a settembre, nata da una doppia proposta legislativa: una di Forza Italia e una di M5s.
La riforma servirà a conferire a Roma Capitale l’autonomia necessaria a gestire i fondi europei senza intermediari regionali, soprattutto in vista del Recovery plan e del Giubileo del 2025.
A Roma i poteri della Regione: al via la riforma
La città di Roma avrà più poteri grazie alla riforma prevista da due distinti interventi legislativi: una riforma costituzionale e una legge ordinarie sulle quali il Parlamento è al lavoro da marzo. L’iter di approvazione avrà inizio l’8 settembre e potrebbe concludersi in tempi brevi, armonizzando i due testi.
L’obiettivo è implementare i poteri e l’autonomia decisionale e gestionale di Roma, analogamente alle Regioni e alle città metropolitane dello spazio europeo. In questo modo, la Capitale sarà dotata di uno statuto proprio, con la precisa elencazione dei poteri dei vari organi istituzionali e dei limiti alle competenze attribuite. L’iniziativa - fanno sapere le autorità - è nell’interesse dell’intero Paese e prescinde da fazioni politiche e dalle elezioni del prossimo sindaco.
Cosa cambia per il Campidoglio
Semplificazione, autonomia e nuove competenze sono le novità che entreranno in vigore con l’approvazione della riforma, grazie alla quale Roma avrà accesso diretto ai fondi nazionali, senza intermediari e in tempi più brevi.
Le parole dell’attuale sindaco Virginia Raggi:
“Da anni mi batto affinché la Capitale degli italiani abbia strumenti e poteri adatti al suo ruolo. Per governare una città così vasta e complessa sono infatti necessari strumenti più efficaci.”
Non si tratta di poteri eccezionali, ma di una riforma organica delle competenze della Capitale, condivisa dalla Regione Lazio e trasversale alla politica. In questo modo tutto il Paese potrà beneficiare di iter più leggeri, il che significa efficienza e velocità nell’erogazione dei servizi e allocazione delle risorse (non soltanto quelle europee).
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