Le attese stilate dal consensus sulla crescita dei nuovi posti di lavoro. Dal report occupazionale Usa informazioni anche sul trend dei salari-inflazione.
Grande attesa sui mercati e a Wall Street per il market mover tra i più importanti della settimana di trading: i Nonfarm Payrolls, ovvero il report occupazionale Usa relativo al mese di settembre, che sarà pubblicato oggi, venerdì 4 ottobre, alle 14.30 ora italiana.
Le stime del consensus degli analisti puntano a una crescita di 140.000 nuovi posti di lavoro: l’outlook è quello medio elaborato dagli economisti, che nelle ultime sedute hanno comunicato preview piuttosto varie:
dalla crescita di nuovi 70.000 posti di lavoro prevista da Citi a quella di ben 220.000 unità attesa da Jefferies, che vanno paragonate a quella effettiva riportata nel mese di agosto dai Nonfarm payrolls, pari a +142.000 unità. Il tasso di disoccupazione di settembre è atteso rimanere invariato al 4,2%.
Countdown a Nonfarm Payrolls, il market mover che orienterà i tassi Usa
L’azionario globale attende con trepidazione il market mover che darà ai trader maggiori informazioni sulle prossime decisioni di politica monetaria che verranno annunciate dal Fomc, il braccio di politica monetaria della /+-Federal-Reserve-13-+ che, lo scorso 18 settembre, ha dato il via alla grande svolta sui tassi sui fed funds Usa iniziando a tagliarli, dopo averli alzati in modo incessante per due anni (11 volte, dal marzo del 2022 al luglio del 2023), e dopo una pausa che è durata più di un anno.
La Fed ha annunciato di fatto neanche un mese fa un mega taglio di 50 punti base.
I tassi, va ricordato, sono stati abbassati al range compreso tra il 4,75 e il 5%, sulla scia del forte rallentamento dell’inflazione e dall’erosione dei fondamentali economici degli Stati Uniti.
A proposito di inflazione, nuove indicazioni arriveranno oggi proprio con il report occupazionale Usa di settembre dal trend dei salari medi orari, che il consensus prevede in crescita su base annua del 3,8%, così come ad agosto, e dello 0,3% su base mensile, in rallentamento rispetto al +0,4% precedente, a fronte di 34,3 ore settimanali lavorate in media, come ad agosto.
L’altroieri è stato diffuso il report ADP, relativo all’occupazione del settore privato, che ha indicato a settembre una crescita dei posti di lavoro di 143.000 unità e un rialzo delle paghe su base annua del 4,7%.
Il dato ha confermato il rafforzamento del mercato del lavoro Usa, rispetto ai 103.000 nuovi posti di lavoro creati ad agosto: la crescita dei nuovi occupati è stata anche migliore delle attese, visto che gli economisti avevano previsto un rialzo di 128.000 unità.
Ieri Wall Street ha chiuso la seduta in territorio negativo, sulla scia dell’escalation delle tensioni in Medio Oriente e a causa dei timori per le ripercussioni dello sciopero dei porti nella costa orientale degli Stati Uniti sui commerci e l’economia Usa. I prezzi del petrolio WTI sono schizzati inoltre alla vigilia di oltre il 5%, esercitando una pressione ribassista sull’azionario.
Il Dow Jones Industrial Average ha perso così 184,93 punti, -0,44%, a 42.011,59 punti, mentre lo S&P 500 ha ceduto lo 0.17% a quota 5.699,94. Il Nasdaq Composite ha chiuso piatto, con una variazione pari a - 0.04% a 17.918,48.
Occhio oggi anche alla reazione del dollaro Usa alla pubblicazione dei Nonfarm Payrolls: lo US Dollar Index è salito ieri fino a quota 102,09, massimo dal 19 agosto, riportando nelle ultime sessioni un forte rialzo dal minimo degli ultimi 14 mesi, a quota 100,15, che aveva testato il 27 settembre scorso.
Lo scatto del biglietto verde è stato alimentato dalla pubblicazione dell’Ism servizi, balzato a settembre a 54,9 punti dai 51,5 punti di agosto, decisamente al di sopra dei 51,7 punti attesi.
L’indice ha confermato la solidità dell’economia degli Stati Uniti, fattore che rischia di rendere meno probabile la prospettiva di una carrellata continua di tagli dei tassi di interesse da parte della Fed di Jerome Powell.
Il rapporto euro-dollaro ora è poco mosso in attesa della pubblicazione del report occupazionale Usa, viaggiando attorno a quota $1,1027. La fiammata del dollaro si raffredda in modo significativo nei confronti dello yen, con il rapporto USD-JPY in calo di quasi mezzo punto percentuale, a quota JPY 146,22.
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