Annunciato il ddl Nordio sull’abuso d’ufficio: il reato cambia ma non sarà cancellato. Si è aperto il tavolo che porterà al restyling anche del reato sul traffico di influenze.
Si è aperto mercoledì 11 gennaio, al ministero della Giustizia, il tavolo che porterà a ridisegnare i reati di abuso d’ufficio e di traffico di influenze illecite, adeguandoli alla volontà del Guardasigilli Carlo Nordio e alla maggioranza che dovrà sostenere le scelte del ministero.
È ormai noto che il reato di abuso d’ufficio così com’è non funziona e non piace. E proprio per tale ragione le posizioni politiche di destra si sono sempre dette pronte a mettere mano a questa norma del codice penale che, anche secondo l’Anci, Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, spesso e volentieri lega le mani agli amministratori locali che temono frequentemente di incorrere in ripercussioni di natura penale.
Ci sono però oggettive difficoltà nella maggioranza ove si sono venuti a creare due spiegamenti che la pensano in modo diverso su come procedere: se da una parte c’è c’è chi pensa a ridisegnare la normativa, dall’altro c’è chi, a partire dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha auspicato più volte addirittura la cancellazione del reato di abuso d’ufficio stesso.
Approfondiamo di seguito le caratteristiche di questi due reati, come la riforma potrebbe modificarli e quali sono state le reazioni al tavolo di lavoro per arrivare a un disegno di legge governativo.
Cos’è l’abuso d’ufficio?
Il reato di abuso d’ufficio consiste nell’utilizzo indebito di poteri o mezzi a disposizione di un funzionario pubblico per scopi diversi da quelli per i quali sono stati conferiti.
Per poter configurare il reato è necessario che sussista un danno per la Pubblica Amministrazione o per terzi e, dal punto di vista dell’elemento psicologico, che l’azione sia stata compiuta con dolo, ovvero con la volontà di commettere il reato.
La condotta delittuosa è prevista all’articolo 323 del Codice penale, tra i reati contro la Pubblica Amministrazione, insieme al reato di corruzione e peculato.
Nello specifico, la disciplina punisce:
...il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni.
La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità.
Reato di traffico di influenze illecite: di cosa si tratta?
Nel mirino dei riformatori, oltre al reato di abuso d’ufficio, c’è anche il temibile traffico di influenze illecite, un vero e proprio spauracchio dei pubblici amministratori. Esso consiste nell’utilizzo di relazioni personali o professionali per ottenere vantaggi per sé stessi o per terzi, in maniera illecita, da parte di pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio.
Il traffico di influenze illecite è un reato introdotto nel Codice penale nell’anno 2012, anno in cui è stata scritta anche una legge in merito, con l’articolo 346 bis. La norma, introdotta con l. n. 190/2012, è tesa a punire condotte di intermediazione, per la corruzione tra il corrotto e il corruttore.
Il traffico di influenze può essere commesso sia in forma attiva, ovvero chiedendo o ottenendo un vantaggio per sé o per terzi, sia in forma passiva, cioè accettando un vantaggio per sé o per terzi. Per configurare il reato è necessario che l’azione sia stata compiuta con dolo, ovvero con la volontà di commettere il reato e che l’azione sia stata compiuta in violazione di un dovere di ufficio.
Perché si vuole riformare il reato di abuso d’ufficio
La norma che sanziona l’abuso d’ufficio, è stata ritoccata più volte negli anni. Ripetutamente criticata da sindaci e amministratori di ogni schieramento politico che considerano troppo incerti i confini della responsabilità penale che fa avviare le indagini.
I numeri d’altra parte sono chiari a parere del nostro ministro della Giustizia Nordio: «su 5000 indagini sull’abuso d’ufficio sono intervenute appena 20 condanne in un anno, il che ha un costa al nostro Paese due punti di Pil all’anno per la lentezza del nostro processo, essenzialmente quello civile».
Nordio intenderebbe dunque rispettare l’impegno preso con i sindaci dell’Anci nei mesi scorsi e riformare in modo rapido i reati corruttivi di abuso d’ufficio e il traffico di influenze illecite, su cui però iniziano a palesarsi alcune criticità all’interno della maggioranza.
Annunciato un disegno di legge per cambiare o cancellare il reato
Proprio nella giornata di mercoledì, il nostro Guardasigilli assieme al viceministro Francesco Paolo Sisto e ai sottosegretari, Andrea Delmastro Delle Vedove e Andrea Ostellari, hanno annunciato la presentazione di un disegno di legge governativo che miri a superare la paura della firma degli amministratori pubblici.
L’obiettivo del ministero è sconfiggere la burocrazia difensiva che rischia di essere ancora più dannosa per il nostro Paese in un periodo in cui invece sarebbe d’obbligo accelerare, vista l’urgenza di attuare i progetti finanziati dal Pnrr e sulla cui realizzazione si rischia una paralisi.
Per tale ragione il ministero ha annunciato: «interventi radicali in tempi brevissimi nel modo più idoneo a raccogliere le istanze ripetutamente formulate dall’Anci».
C’è da dire che però l’accoglienza al summit è stata a dir poco tiepida, e questo perché le ipotesi in campo non sono chiare: c’è chi propende per la cancellazione totale del reato, oppure chi sostiene una radicale trasformazione, eliminando il cosiddetto abuso d’ufficio di vantaggio, ovvero quello in cui un atto amministrativo viene ritenuto abusivo e fa scattare la responsabilità penale solo sulla scorta dell’ipotesi che quell’atto possa provocare un vantaggio, e lasciando invece in vigore il cosiddetto abuso d’ufficio di danno, ossia quello che arreca ad altri un danno ingiusto.
Le reazioni alla proposta del ddl sull’abuso d’ufficio
La cancellazione totale del reato è una prospettiva che non raccoglierebbe favori in Fratelli d’Italia, a cominciare dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove che invece sarebbe più favorevole alla riforma del reato senza cancellarlo.
La presidente della Commissione Giustizia del Senato e responsabile Giustizia della Lega, Giulia Bongiorno si mette di traverso sull’ipotesi di abrogazione e, rispondendo ai cronisti che le chiedevano quale fosse la posizione del suo partito sull’eventuale e sempre più probabile riforma dell’abuso d’ufficio, ha così ribattuto: «Ritengo opportuno un intervento legislativo diretto a tipizzare ulteriormente in maniera più precisa possibile la condotta dell’abuso, vista la tendenza della giurisprudenza a dilatare l’ambito applicativo, ma non credo che sia auspicabile l’abrogazione perché da un lato, resterebbero scoperte ipotesi di strumentalizzazione a danno della Pubblica amministrazione e, dall’altro, si determinerebbe il paradosso di una ri-espansione di reati puniti più gravemente».
In sostanza, prosegue la Bongiorno, «per colpire reati d’abuso si rischierebbe di dover far ricorso a fattispecie più gravi come la “turbata libertà degli incanti” o il “peculato per distrazione”».
Da parte di Forza Italia c’è stata invece un’apertura e l’approccio di Nordio sembra trovare gradimento anche nel Terzo polo di Carlo Calenda, che ha già fatto intendere di appoggiare la proposta di cancellazione dell’abuso d’ufficio e che più in generale sostiene la visione garantista della Giustizia del Guardasigilli.
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