L’accordo sui dazi USA-Cina annunciato ieri è un primo passo per la tregua tariffaria. Ci sono, però, almeno 3 incognite sull’intesa
L’accordo sui dazi USA-Cina è sotto i riflettori dopo la concitata giornata di ieri, venerdì 13 dicembre. Il raggiungimento ufficiale di una tregua commerciale tra le due potenze economiche ha dominato la scena nei mercati globali.
In attesa di nuovi dettagli sulla tanto agognata firma della Fase 1, le Borse hanno accolto con positività e ottimismo lo storico passo avanti nella battaglia tariffaria. Non sono mancati effetti anche sul prezzo del petrolio.
Gli occhi di analisti, economisti e investitori sono tutti puntati sugli aggiornamenti dei prossimi giorni, quando la dimensione del negoziato dovrebbe essere più chiara.
Se da una parte, infatti, l’accordo sui dazi USA-Cina è un successo, dall’altra sono ancora diverse - e delicate - le questioni da affrontare.
Accordo dazi USA-Cina: euforia e prudenza. Le incertezze sono almeno 3
La chiave del successo dell’intesa ufficializzata ieri da Washington e Pechino è la questione tariffe. Grazie al raggiunto compromesso, infatti, l’imminente 15 dicembre non suona più come una grave minaccia per i mercati mondiali.
Nello specifico, gli USA bloccheranno l’entrata in vigore di tasse su circa 160 miliardi di dollari di beni di consumo dalla Cina. Anche Pechino cancellerà le tariffe del 5% e 10% sulle merci statunitensi che aveva annunciato come contromisura.
Notizie fondamentali per i mercati, che possono riacquistare fiducia su commerci e investimenti. In vista di un clima di ancora maggiore distensione tra le due potenze, le previsioni stimano un guadagno dell’indice S&P 500 di almeno il 5% per il 2020.
La fine della guerra tariffaria, inoltre, potrebbe significare per gli USA scambi con i cinesi per un valore di 200 miliardi di dollari in due anni, con evidenti positive ricadute sulla bilancia commerciale. Per la Cina, un successo nei negoziati si tradurrebbe in una spinta all’economia interna considerata cruciale.
La prudenza sull’attuale accordo USA-Cina, però, non è mai troppa. Sono almeno 3 le incognite da valutare per interpretare i rapporti futuri delle due potenze.
1. L’atteggiamento di Trump
Il protagonista indiscusso di queste ultime settimane di battaglia con la Cina è stato lui: il Presidente Donald Trump. Anche ieri l’inquilino della Casa Bianca ha oscillato tra conferme e smentite sull’intesa via twitter, rendendo altalenante la stessa reazione dei mercati.
Il Presidente USA resta un’incognita nei negoziati con l’avversario cinese. Solo qualche giorno fa aveva lasciato intendere che si poteva anche aspettare la fine del 2020 per procedere con un’intesa. I suoi proclami, spesso dai toni minacciosi, hanno a volte destabilizzato.
Ci si chiede, quindi, se questa volta la convinzione sull’accordo è ferma a Washington. I consiglieri più agguerriti, infatti, non avrebbero gradito il passo indietro sull’introduzione delle tariffe il 15 dicembre. La posizione statunitense, secondo i falchi, si sarebbe indebolita, cedendo al nemico cinese.
2. Il tema della tecnologia cinese
La questione è cruciale per Trump. Stando alle prime notizie sull’accordo USA-Cina, non ci sarebbero novità su un’intesa relativa alla diffusione della tecnologia cinese.
La tematica dello sviluppo del 5G nel mondo da parte delle avanzate società di Pechino è un’incognita sull’intesa. Gli Stati Uniti, infatti, sono convinti che lo sviluppo della rete all’avanguardia da parte della Cina possa danneggiare la sicurezza nazionale.
Senza una tregua su questo punto, l’intesa potrebbe vacillare.
3. I diritti umani
Dopo l’approvazione della legge USA a favore dei diritti umani a Hong Kong le relazioni politiche tra le due potenze si sono molto inasprite. La delicata questione dell’ingerenza statunitense negli affari interni di Pechino potrebbe non essere risolta.
Visto il clima ancora molto teso a Hong Kong, Trump potrebbe decidere di prendere posizioni ancora più forti in sostegno dei manifestanti. Uno scenario, questo, assolutamente sgradito ai cinesi.
La tregua nelle tariffe e il successo dell’accordo USA-Cina di ieri, quindi, passa anche attraverso lo scioglimento di questo nodo.
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