Accordo Pd-Azione: Calenda blinda i seggi, solo Di Maio resta “fregato”

Alessandro Cipolla

02/08/2022

Carlo Calenda ed Enrico Letta hanno raggiunto un accordo in vista delle elezioni: ad Azione 15 seggi “blindati”, Di Maio fuori dall’uninominale adesso è a rischio.

Accordo Pd-Azione: Calenda blinda i seggi, solo Di Maio resta “fregato”

Il Partito Democratico e il tandem Azione-Più Europa correranno insieme alle prossime elezioni, con la coalizione di centrosinistra che dovrebbe comprendere anche la lista di Luigi Di Maio e quella rossoverde del duo Verdi-Sinistra Italiana.

Alla fine è risultato decisivo il faccia a faccia avvenuto a Montecitorio alla presenza di Enrico Letta, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova, anche se poi si aggiunti anche il dem Marco Meloni, le capigruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, Riccardi Magi di Più Europa e Matteo Richetti presidente di Azione.

Come auspicato in mattinata da Emma Bonino, che grazie al simbolo di Più Europa eviterà a Carlo Calenda una corsa contro il tempo per raccogliere le firme, alla fine è arrivata una fumata bianca con buona parte delle richieste di Azione che sono state accettate dal Pd.

Stando a quanto riporta l’agenzia Dire da fonti di partito, l’accordo tra Pd e Azione-Più Europa, siglato a Montecitorio dai leader dei tre partiti, prevede 15 collegi tra ‘blindati’ e sicuri ad Azione-Più Europa.

Le parti si impegnano a non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali, per aumentare le possibilità di vittoria dell’alleanza - scrive Dire in merito all’accordo - Conseguentemente, nei collegi uninominali non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5S (usciti nell’ultima legislatura), gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura)”.

Cosa prevede l’accordo tra Letta e Calenda

Alle elezioni politiche del 25 settembre la coalizione di centrosinistra dovrebbe essere composta da quattro liste: Democratici e Progressisti (Pd insieme ad Articolo 1 e Socialisti), Azione-Più Europa, Alleanza Verdi Sinistra (Verdi e Sinistra Italiana) e Impegno Civico (Di Maio).

La totalità dei candidati nei collegi uninominali della coalizione - riporta sempre Dire - Verrà suddivisa tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito Democratico) e 30% (+Europa/Azione), scomputando dal totale dei collegi quelli che verranno attribuiti alle altre liste dell’alleanza elettorale. Questo rapporto verrà applicato alle diverse fasce di collegi che verranno identificati di comune intesa”.

Ci sarebbe anche un accordo su come dividere gli spazi televisivi: “Le parti si impegnano a chiedere che il tempo di parola attribuito alla coalizione nelle trasmissioni televisive sia ripartito nelle stesse percentuali applicate ai collegi. Le liste del Partito Democratico e di Azione/+Europa parteciperanno alla campagna elettorale guidate da Enrico Letta, frontrunner per i democratici e progressisti, e Carlo Calenda, frontrunner per Azione/+Europa e liberali”.

Perché Di Maio rischia di restare fuori

La legge elettorale con cui gli italiani voteranno alle elezioni politiche del 25 settembre è un mix tra proporzionale e maggioritario. Non è ammesso però il voto disgiunto e, di conseguenza, non sarà possibile all’uninominale votare un candidato e poi nel proporzionale una lista a esso non collegata.

In pratica questa era la questione posta da Carlo Calenda: un elettore di Azione non potrebbe votare il partito senza dare il suo voto anche a un Luigi Di Maio o a un Nicola Fratoianni se questi fossero candidati nei collegi maggioritari.

Stando all’accordo adesso non saranno presenti nei collegi uninominali per il centrosinistra Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Luigi Di Maio e anche probabilmente Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Fuori anche gli altri due leader Carlo Calenda ed Enrico Letta.

Tutti questi politici però saranno presenti nei listini proporzionali bloccati: eccezion fatta per Di Maio, per loro una elezione non dovrebbe essere comunque a rischio. La legge elettorale infatti prevede infatti una soglia di sbarramento del 3% per le liste anche all’interno delle coalizioni.

Guardando gli ultimi sondaggi, a meno di improvvisi tracolli sia Azione-Più Europa sia Verdi-Sinistra Italiana sarebbero oltre l’asticella del 3%, soglia che invece non sarebbe raggiunta da Impegno Civico.

Il “sacrificio” di Luigi Di Maio così potrebbe essere stato necessario per arrivare a un accordo tra Carlo Calenda ed Enrico Letta: nei guai però adesso ci potrebbe essere anche Matteo Renzi, visto che Italia Viva a questo appare destinata a correre da sola con la soglia del 3% che anche in questo caso appare essere proibitiva.

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