Dal 2035 stop alla vendita delle auto endotermiche? La scelta dell’Italia

Emiliana Costa

16 Febbraio 2022 - 18:59

Dal 2035 le auto endotermiche potrebbero non essere più in vendita. Spiega tutto il ministro della Transizione ecologica Cingolani.

Dal 2035 stop alla vendita delle auto endotermiche? La scelta dell’Italia

«Stop alla vendita di auto endotermiche nel 2035? È una data indicativa per iniziare una discussione a livello europeo». Lo ha affermato il ministro della Transizione ecologia Roberto Cingolani.

Il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica (Cite) ha deciso di allinearsi alla richiesta della Commissione europea di sospendere la vendita di vetture con motore a combustione interna dal 2035. Ma il ministro Cingolani ha spiegato che si stratta solo di una «deadline» indicativa. Cosa succederà dunque a partire da quella data? Entriamo nel dettaglio.

Addio auto endotermiche dal 2035? La posizione di Cingolani

In un’intervista a Milena Gabanelli per il Corriere della Sera, il ministro Cingolani ha parlato della posizione dell’Italia rispetto alle richieste europee di sospendere la vendita di auto endotermiche a partire dal 2035.

«Noi - dice il ministro - dovevamo dare una posizione orientativa di massima dell’Italia perché nel documento che uscirà a metà 2022 sul pacchetto Fit for 55, tra le varie cose da discutere a livello nazionale ed europeo ci sarà anche la data presunta del phase-out. L’Italia ha dato la sua posizione più prudente come tutti i Paesi costruttori, 2035 per le auto e 2040 per i furgoni. Altri Paesi che non producono auto hanno addirittura parlato del 2030. Il 2035, però, non è una data che segna qualcosa, è solo la base su cui iniziare la discussione parlamentare europea».

Perché la proposta di Bruxelles sia approvata serve dunque una convergenza di interessi tra i vari paesi costruttori. «È chiaro - continua Cingolani - che il 2035 sia una data che impone uno sforzo importante alle aziende. L’Europa vuole anche l’Euro 7, uno standard che alle aziende automobilistiche costa moltissimo e come investimento rischia di sovrapporsi a quello per l’elettrico. Si tratta di una discussione aperta, che nei prossimi mesi dovrà arrivare a sintesi, a convergenza a livello europeo». Il dibattito è dunque aperto.

Le auto elettriche

Secondo il ministro Cingolani per favorire lo sviluppo delle auto elettriche mancano due tasselli fondamentali: «Uno riguarda lo smaltimento delle batterie: ammesso e non concesso che si faccia tutto quello che si è detto finora per la realizzazione di decine di gigafactory, noi dobbiamo pensare oggi a quanto fare tra 20 anni per smaltire gli accumulatori. In secondo luogo, abbiamo bisogno di una rete di distribuzione elettrica intelligente. Quindi, non dobbiamo perdere tempo: oltre alle infrastrutture dobbiamo lavorare sulla trasformazione della rete elettrica in rete smart».

E conclude: «Bisogna capire che l’auto elettrica non è comprare una Tesla, attaccarla ad una presa e finisce tutto qua. L’auto elettrica richiede una trasformazione epocale».

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