Addio al latte fresco? Perché dal 2023 potrebbe restare solo quello a lunga conservazione

Stefano Rizzuti

20/03/2023

Le aziende italiane potrebbero rinunciare al latte fresco per puntare su quello pastorizzato e a lunga conservazione: la prima è Granarolo, perché e cosa faranno le altre?

Addio al latte fresco? Perché dal 2023 potrebbe restare solo quello a lunga conservazione

Dovremo davvero dire addio al latte fresco e rimpiazzarlo completamente con quello a lunga conservazione? Le cose, presto, potrebbero cambiare: le aziende italiane, infatti, potrebbero decidere di puntare sempre più sul latte pastorizzato, con scadenze più lunghe, anche per adeguarsi alla spesa delle famiglie italiane, cambiata sempre più negli ultimi tempi.

I problemi da fronteggiare per le aziende sono tanti, come spiega il Messaggero: gli sprechi nei supermercati e nella distribuzione, l’aumento dei prezzi dopo la crisi energetica, la crescita dei costi dei materiali e anche l’emergenza siccità.

La tendenza è ormai chiara da tempo, già dagli scorsi anni: nel 2020, con i primi mesi di pandemia, si era intuito che la linea di produzione del latte si sarebbe dovuta, in qualche modo, adeguare ai cambiamenti. Ora queste novità iniziano a prendere corpo, con un’azienda importante come Granarolo che ha annunciato un’importante svolta.

Il caso Granarolo, primo passo verso addio al latte fresco?

Il primo passo l’ha mosso Granarolo, azienda storica (fondata negli anni Cinquanta) e con un fatturato da oltre 1,2 miliardi di euro. Gianpiero Calzolari, presidente della cooperativa, ha spiegato perché si va in questa direzione: con la scadenza a dieci giorni del latte si prolunga di oltre il 60% la shelf-life, ovvero la conservazione sugli scaffali dei supermercati per esempio.

Le stime, infatti, dicono che gran parte del latte fresco scade proprio sugli scaffali o in frigo nelle nostre abitazioni: non viene venduto o non viene consumato, insomma. Una tendenza che si è mostrata con imponenza durante il Covid, quando le persone hanno iniziato ad andare con meno frequenza al supermercato, preferendo quindi l’acquisto del latte a lunga conservazione.

Per Calzolari, dunque, ormai è il consumatore a decidere e le aziende devono adeguarsi. Anche perché i supermercati spesso, sottolinea, ritirano le confezioni di latte fresco anche prima della scadenza. Il che, ovviamente, incide anche sul prezzo di vendita con i costi legati ai resi e allo smaltimento.

Arriva il nuovo latte pastorizzato?

Granarolo sta quindi sperimentando un nuovo tipo di latte, pastorizzato, che somiglia molto a quello fresco. Secondo gli assaggiatori non ci sono differenze tra le due bevande a livello di gusto e valori nutrizionali. I test sono finiti e i dati provenienti dai negozi mostrano che i consumatori preferiscono il latte che ha una scadenza più lontana.

Quanto deciso da Granarolo riguarderà anche il marchio della Centrale del Latte di Milano e della Centrale del Latte di Calabria. Inoltre questa scelta ha anche un significativo impatto ambientale: la nuova confezione, spiega Granarolo, ha un tappo che riduce l’uso di plastica del 35% e “non si stacca dalla bottiglia come prevede l’Unione europea”.

Cosa c’entra la siccità con l’addio al latte fresco

Un impatto rilevante su questo fenomeno lo ha avuto anche l’allarme siccità. L’erba, per esempio, è diminuita del 21% rispetto al passato, un problema non di poco conto per le vacche da latte che si nutrono di pascolo. Per gli agricoltori, di fronte a questa situazione, si sono presentate poche soluzioni.

La prima è stata quella di attingere alle scorte di foraggio invernale, la seconda consistente nell’acquistare mangimi e la terza nel vendere parte della mandria per abbattere i costi. Va considerato che il costi dei mangimi per le vacche da latte sono cresciuti di oltre il 25% e per questo molti allevatori hanno deciso di vendere parte della mandria.

Il rischio, già paventato in Francia dagli esperti del settore, è di trovarci di fronte a una carenza di latte. Che ha conseguenze anche su altri prodotti: pensiamo, per esempio, al rischio di una riduzione della produzione di burro, formaggi e panna. E, ovviamente, una carenza di latte può portare un incremento dei prezzi, come sempre avviene in questi casi. Per questo è necessario intervenire subito per contrastare l’emergenza siccità ed evitare che la crisi del latte si allarghi sempre più.

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