È possibile l’affidamento dei figli alla madre senza lavoro (o al padre)? Ecco cosa stabilisce la legge e qual è la giurisprudenza a riguardo.
Sono in molti a chiedersi come funziona l’affidamento dei figli quando un genitore è senza lavoro, temendo che la disoccupazione possa essere un ostacolo alla genitorialità in caso di separazione. Molto spesso c’è anche confusione tra il concetto di affidamento e quello di collocamento dei figli minori; perciò, vedremo cosa affermano le leggi su entrambi.
Innegabilmente, poi, sono spesso le madri a chiedersi se i figli staranno con loro pur non lavorando, temendo che vadano con il padre, più forte dal punto di vista economico. Questo perché è più frequente che siano le mamme a stare a casa con i figli rinunciando al lavoro, talvolta per scelta personale e talvolta per necessità.
In ogni caso, essendo più frequente questa che la situazione inversa il problema si presenta molto spesso in questi termini. Non si tratta comunque di una regola e anzi sono molti i padri che temono di non avere l’affidamento (o il collocamento) dei figli perché hanno perso il lavoro o vi hanno rinunciato per dedicarsi alla famiglia. Vediamo quindi cosa stabilisce la legge.
Affidamento dei figli alla madre senza lavoro
L’affidamento dei figli è principalmente una questione giuridica che determina chi e in che modo esercita i diritti e i doveri genitoriali sui minori, comprendendo quindi anche la partecipazione alle scelte principali che influiscono sulla loro vita. Di regola, si procede con un affidamento condiviso, in cui entrambi i genitori hanno lo stesso diritto/dovere.
Al contrario, l’affidamento esclusivo (e a maggior ragione quello super esclusivo) è riservato ai casi più particolari, in cui per tutelare i minori è giustificabile comprimere il loro diritto alla bigenitorialità. Si tratta di colpe gravi, come maltrattamenti in famiglia, gravi crimini o vera e propria inidoneità causata dal disinteresse o da dipendenze.
La posizione lavorativa e il reddito del genitore non sono rilevanti per quanto riguarda l’affidamento, che è valutato in base alle capacità genitoriali e all’interesse dei minori, preferendo sempre laddove possibile l’affidamento condiviso, anche in caso di disparità economiche rilevanti. Di conseguenza, l’affidamento spetta anche alla madre o al padre che non lavora, non essendo questo un impedimento alla cura del minore. Anzi, il dovere di mantenimento ricade sempre su entrambi i genitori in misura delle proprie possibilità e non dipende da quelle dell’altro.
Per esempio, se il padre guadagna di più dovrà contribuire economicamente in misura maggiore e viceversa.
Figli collocati presso la madre che non lavora
C’è poi il collocamento dei figli, che determina soltanto in che luogo e con quale genitore si stabiliranno, per permettere loro di non interrompere le abitudini, ricevere le cure di cui necessitano e non subire disagi nella vita quotidiana. Per questioni puramente organizzative, quindi, il collocamento è spesso maggioritario presso un genitore anziché l’altro, non escludendo comunque il diritto di vista e il resto delle capacità genitoriali.
È vero che la giurisprudenza mostra una tendenza piuttosto marcata nell’assegnazione del collocamento dei figli alla madre, per svariate ragioni, ma anche in questo caso non si può desumere una regola. Oltre ai casi specifici con le relative motivazioni dei giudici, si può anche richiamare un certo retaggio culturale (oltre che la conseguenza della mancanza di lavoro) e seppur in misura minore ci sono anche casi in cui i figli sono collocati presso il padre.
In entrambi i casi si valuta quale genitore possa garantire la propria presenza in modo più assiduo e stabile e abbia le capacità di prendersi cura dei figli nelle esigenze quotidiane. Ecco perché la mancanza di un lavoro non è deleteria per avere il collocamento dei minori e anzi può garantire la maggiore presenza del genitore, che si può occupare più agevolmente degli altri bisogni dei figli.
I doveri ricadono sempre su entrambi i genitori, nel modo scelto di comune accordo o stabilito del giudice, ma l’aspetto puramente economico è rilevante soltanto per la determinazione del mantenimento. Ecco perché i figli possono rimanere dalla madre anche se non lavora, dato che oltretutto hanno diritto al mantenimento da parte del padre (e viceversa). Non è sempre detto, invece, che anche il genitore sia beneficiario di un mantenimento, ma solo se l’assenza di lavoro è “incolpevole”.
Di fatto, l’assegno di mantenimento riguarda i figli e non dipende dalle condizioni lavorative dell’altro, proprio per i pari doveri che ricadono sui genitori.
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