Perché il contratto a canone concordato per le locazioni riveste un’attrattiva sempre maggiore? Scopriamo i vantaggi fiscali per il proprietario e perché piace anche agli inquilini.
Il contratto di affitto a canone concordato offre a chi lo utilizza numerosi vantaggi fiscali. Si tratta di una forma di locazione che conviene sia al proprietario che all’inquilino. Al proprietario conviene dal punto di vista fiscale, all’inquilino perché prevede un canone di affitto calmierato.
Questo tipo di contratto può essere applicato solo agli immobili residenziali, ma prevede anche specifiche regole quando l’alloggio è destinato a studenti universitari o locazioni transitorie. Andiamo a scoprire di cosa si tratta e come funziona il contratto a canone concordato.
Affitto a canone concordato, cos’è?
Il contratto di affitto a canone concordato prevede che alla base ci siano accordi territoriali. Questo tipo di locazione può essere prevista in tre diversi casi:
- per le abitazioni residenziali a patto che il contratto abbia una durata di tre anni e sia prorogabile per altri due anni;
- per gli studenti universitari con durata variabile tra sei mesi a tre anni e rinnovabile alla scadenza;
- per gli affitti transitori con durata che non può superare i 18 mesi.
Solitamente questo tipo di contratto, proprio a causa degli accordi territoriali tra le rappresentanze di inquilini e proprietari, prevede un canone di locazione calmierato.
Contratto a canone concordato, i vantaggi fiscali
Sia per proprietario che per inquilino sono previsti vantaggi. Per quel che riguarda le agevolazioni fiscali se il contratto prevede la tassazione ordinaria si potrà contare su uno sconto del 30% sulla base imponibile su cui si calcola l’imposta di registro.
Inoltre la determinazione della base imponibile ai fini Irpef si ottiene andando a ridurre il reddito prima del 5% e poi del 30%.
Facciamo un esempio per capire.
Per un canone di locazione annua di 10.000 euro la base imponibile si calcola nel seguente modo:
(10.000 – 5%) - 30% = 6.650 euro.
L’Irpef sarà dovuta, quindi, su 6.650 euro, invece che su 10.000 euro.
Per chi non sceglie la tassazione ordinaria, invece, è possibile optare per la cedolare secca, ma anche in questo caso è prevista una agevolazione: la tassazione si applica al 10% invece che al 21%.
Un altro vantaggio fiscale su cui può contare il proprietario riguarda l’Imu perché la base imponibile su cui si calcola l’imposta è ridotta del 25%. Indipendentemente dall’aliquota prevista dal Comune, quindi, il proprietario pagherà solo il 75% dell’Imu.
Questi sono i vantaggi fiscali per il proprietario. L’inquilino, invece, oltre a poter contare su un canone di affitto calmierato, potrà contare anche su una maggiore detrazione fiscale forfettaria in dichiarazione dei redditi. L’importo della detrazione varia in base al reddito e nello specifico si potrà contare su:
- 495,80 euro di detrazione se si ha un reddito fino a 15.493,71 euro;
- 247,90 euro di detrazione per redditi compresi tra 15.493,71 euro e 30.987,41 euro;
- nessuna detrazione se il reddito è superiore a 30.987,41 euro;
La detrazione non spetta per contratti tra enti pubblici e inquilini privati.
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