Affitto ridotto causa Covid-19, la sentenza del tribunale di Roma segna un punto di svolta per molti esercenti: ha deciso infatti di ridurre il canone di locazione sia in modo retroattivo per i mesi di aprile e maggio che per il futuro, fino a marzo 2021.
Affitto ridotto a causa dell’emergenza Covid-19: il tribunale di Roma prende le parti di un esercizio commerciale della Capitale duramente colpito, come molte attività, dalla crisi economica di questi mesi.
Ma la sentenza del tribunale di Roma è importante per vari motivi: non solo stabilisce che sì, è giusto pagare meno il canone di locazione visto il momento di crisi, ma addirittura stabilisce lo sconto “passato” e futuro.
Il tribunale infatti ha deciso di applicare lo sconto in modo retroattivo per i mesi di aprile e maggio, ma si è anche pronunciato sulla riduzione del canone fino a marzo del prossimo anno.
Una sentenza che senza dubbio viene accolta con entusiasmo dai tanti esercenti della Capitale e non solo, messi in ginocchio dai mesi di lockdown prima e dall’assenza di turisti poi.
Affitto ridotto causa Covid: per il tribunale di Roma è giusto
La riduzione del canone di affitto non solo è necessaria, ma è giusto: questa la sentenza del Tribunale di Roma, che ha per protagonista un esercente della Capitale, che in base al contratto deve corrispondere 96.000 euro annui, quindi 8.000 euro al mese.
Cifre esorbitanti per un periodo di crisi economica come quello in cui ci troviamo. Per questo motivo, i giudici hanno deciso di ridurre il canone di locazione come segue:
- -40%, quindi quasi dimezzato, nei mesi di aprile e maggio;
- -20% da giugno in poi, fino a marzo 2021.
Una vittoria per l’esercente romano, mentre ovviamente il proprietario dell’immobile si vede ridurre le proprie garanzie. La crisi economica provocata dalla pandemia, però, ha comunque fatto orientare i giudici in tal senso.
Affitto ridotto causa Covid, sempre più giudici decidono in tal senso
La sentenza, ripresa dal Messaggero del 10 settembre, è particolare perché emessa in via d’urgenza: anche se non è automaticamente giusto concedere uno sconto sull’affitto anche dopo l’emergenza sanitaria, è comunque logico (e necessario) tenerne conto.
Si legge nella sentenza:
“Certamente la crisi dipesa dalla pandemia Covid e la chiusura forzata delle attività commerciali - in particolare quelle legate alle attività della ristorazione - devono qualificarsi quale sopravvenienza nel sostrato fattuale e giuridico che costituisce il presupposto della convezione negoziale. [...] nel caso delle locazioni commerciali il contratto è stato stipulato sul presupposto di un impiego dell’immobile per l’effettivo svolgimento dell’attività produttiva.”
Da qui la decisione di rivalutare il canone d’affitto. Sempre più giudici stanno decidendo in tal senso: la posizione dei tribunali è condivisa dalla FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) Confcommercio.
Il direttore della FIPE Luciano Sbraga ha commentato la sentenza in questione affidando le proprie dichiarazioni al Corriere della Sera:
“Un ristorante che per quasi tre mesi ha incassato zero e ora meno del 30% può continuare a pagare un canone d’affitto di 15 o 20 mila euro al mese definito quando il fatturato era ben diverso? Penso proprio di no. Ma il fatto rilevante è che anche i giudici del Tribunale hanno ritenuto che, in questo delicato periodo, occorre trovare un nuovo punto di equilibrio. Auspico che prevalga il buon senso nei rapporti tra proprietà e imprese adeguando i canoni di affitto al nuovo contesto, evitando un contenzioso che rischia di intasare i Tribunali in un momento in cui tutti gli sforzi devono essere concentrati sulla ripresa.”
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