Il Fisco stringe i controlli sugli affitti brevi di Airbnb e portali simili per combattere il rischio di evasione. Ha inizio il Grande Fratello fiscale anche per il settore delle locazioni brevi.
Airbnb ed evasione fiscale: il Fisco prepara nuovi controlli per regolare il mondo degli affitti brevi.
Sono varie le novità che il Decreto Crescita ha introdotto, e alcune riguardano il settore della locazione breve.
Le norme di riferimento in realtà già ci sono, il problema è che spesso non vengono applicate, con il conseguente incremento dei fenomeni di evasione fiscale.
Per ovviare a questo problema, l’Amministrazione Finanziaria ha studiato dei nuovi metodi per intensificare i controlli su chi affitta case e/o camere tramite portali come Airbnb, Booking e Homeaway.
Presto l’Agenzia delle Entrate potrà accedere alla banca dati “Alloggiati web” della Polizia di Stato, su cui tutti gli host sono tenuti a comunicare le generalità degli inquilini.
Inizia il Grande Fratello fiscale anche per gli affitti brevi: l’Agenzia delle Entrate userà queste informazioni per controllare il rispetto degli adempimenti.
Evasione fiscale e affitti brevi, i controlli del Fisco
In base a quanto stabilito dal Decreto Crescita riguardo gli affitti brevi, le novità per contrastare l’evasione fiscale prevedono
- l’obbligo del codice identificativo per gli annunci online;
- il “bollino di qualità” con il quale sarà obbligatorio dare tutte le informazioni sull’immobile e sul proprietario;
- nuove regole sulla tassa di soggiorno, il cui versamento sarà controllato direttamente dai Comuni.
Per scovare chi non paga la tassa sugli affitti brevi, il Fisco, come da Decreto Crescita, potrà accedere alla banca dati “Alloggiati web” della Polizia di Stato, in cui tutti gli host che affittano su portali come Airbnb, Booking.com o Home Away sono obbligati a comunicare le generalità degli inquilini.
La comunicazione è obbligatoria entro le 24 ore successive all’arrivo o il giorno stesso se gli ospiti restano per una sola notte.
L’Agenzia delle Entrate darà il via al Grande Fratello fiscale sugli affitti brevi, perché potrà usare queste informazioni per controllare il rispetto degli adempimenti fiscali, incrociando i dati con le dichiarazioni dei redditi e il pagamento della cedolare secca 2019.
Peccato, però, che nella banca dati della Polizia di Stato a fine 2018 risultassero appena 195.000 appartamenti registrati. Confrontando questi dati con quelli di Airbnb, in cui risultano disponibili più di 416.000 annunci, è chiaro che ci sono migliaia di locazioni turistiche che stanno evitando i controlli fiscali.
Anche se Airbnb ha comunicato che sulla piattaforma si trovano annunci di bed&breakfast e stanze di hotel, si tratta di una percentuale talmente ridotta in proporzione al numero di appartamenti e stanze all’interno di case che urge una stretta sui controlli da parte del fisco.
Si tratta di dati aggiornati a fine 2018, si spera quindi che nel frattempo la situazione di appartamenti e stanze registrati sul sito della Polizia di Stato sia più vicina alla realtà.
Il settore turistico e delle strutture ricettive non è nuovo ai casi di evasione fiscale: sono ancora in corso le indagini che vedono Booking.com nei guai per non aver mai pagato l’IVA per l’intermediazione coi privati, causando un danno al Fisco italiano stimato in 350 milioni di euro.
Le sanzioni per chi non rispetta le nuove norme anti-evasione sugli affitti brevi
Dal canto suo, Airbnb Italia cerca di sensibilizzare gli host sulle nuove regole da seguire, allestendo pagine informative e inviando mail con gli adempimenti necessari.
A dicembre 2018 il Decreto Sicurezza ha chiarito che gli obblighi di comunicazione previsti dall’articolo 109 del TULPS (Testo Unico sulle Leggi di Pubblica Sicurezza) valgono anche per chi affitta o subaffitta «immobili o parti di essi con contratti di durata inferiore a trenta giorni».
Questo chiarimento è stato fondamentale, poiché la precedente regolamentazione (il Decreto Legge numero 79 del 2012) non considerava le locazioni inferiori a 30 giorni: chi si occupava di affitti brevi brancolava nel buio (ed era molto più facile evadere il fisco).
In base alla legge vigente, gli host devono dunque inviare i dati degli ospiti entro 24 ore dall’arrivo: in caso contrario si rischia l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 206 euro. Le sanzioni amministrative e penali vengono regolate dall’articolo 17 del TULPS.
Al momento Airbnb non agisce ancora da sostituto d’imposta, quindi dovrà essere il contribuente a dover versare la cedolare secca dovuta allo Stato tramite il modello F24, facendo riferimento alla lista dei compensi che si trova sotto la voce «cronologia delle transazioni» sul sito di Airbnb.
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