Con l’accusa di evasione fiscale, la GdF italiana passa all’azione dopo i pronunciamenti sugli affitti brevi della Corte di Giustizia Ue e del Consiglio di Stato. Ecco gli effetti sul titolo.
Il fisco italiano ha sequestrato oltre 779 milioni di euro ad Airbnb Ireland Unlimited Company, società titolare della piattaforma di affitti brevi, per presunti reati fiscali. Secondo il procuratore di Milano, l’azienda avrebbe omesso di versare la “cedolare secca” sui canoni di locazione breve dal 2017 al 2021 del valore complessivo di oltre 3,7 miliardi di euro. Questo significa che Airbnb non ha pagato una tassa del 21% sugli affitti percepiti in Italia durante quel periodo.
Airbnb ha risposto dichiarando di essere in trattativa con l’Agenzia delle Entrate dal giugno 2023 per risolvere la questione e di essere fiduciosa di aver agito nel pieno rispetto della legge. Tuttavia, l’ordinanza di sequestro cautelare è stata emessa come risultato delle indagini condotte sulla base delle risultanze della verifica fiscale svolta dalla Guardia di Finanza di Milano. La Procura ritiene che Airbnb abbia deliberatamente eluso le normative fiscali italiane a vantaggio della propria competitività sul mercato.
La società ritiene di non essere obbligata ad applicare la ritenuta a titolo di cedolare secca e questa pratica avrebbe comportato un risparmio fiscale significativo. Questo presunto comportamento è stato descritto come una “scelta consapevole” o una “politica aziendale” che mirava a preservare la competitività dell’azienda.
L’indagine ha coinvolto anche tre persone che hanno ricoperto ruoli di amministrazione all’interno del gruppo tra il 2017 e il 2021. L’obiettivo del provvedimento cautelare è evitare che la somma soggetta all’illecito risparmio fiscale venga completamente dispersa e che almeno in parte possa essere destinata al pagamento del debito fiscale.
Guardando ai fondamentali, i risultati del terzo trimestre di Airbnb (NASDAQ) sono stati solidi, ma il management ha indicato possibili segnali di peggioramento della domanda. La forte crescita dell’offerta e la debole domanda potrebbero impattare sulla crescita e i margini di profitti nel 2024. Nonostante un periodo operativo molto positivo, con margini di profitto elevati e un uso del flusso di cassa per il riacquisto di azioni, Airbnb ha registrato ricavi di 3,4 miliardi di dollari nel terzo trimestre, con un incremento annuale del 18%. Le previsioni per il quarto trimestre indicano un fatturato di 2,15 miliardi di dollari, con una crescita del 13% su base annua. Nonostante una valutazione più equilibrata delle azioni, l’azienda potrebbe affrontare sfide nel breve termine a causa dell’incremento dell’offerta e della domanda più debole, con possibili impatti sui ricavi e margini a venire. La crescente vacanza di posti nei mercati degli affitti e la pressione sulla spesa dei consumatori contribuiscono a questo scenario.
Airbnb: strategie operative con i Turbo Certificates di UniCredit
Airbnb ha perso il 3,64% nella prima seduta della settimana, venendo respinta dalla prima resistenza a 123 dollari circa, minimi di fine giugno e di agosto. L’incapacità di superare questo ostacolo potrebbe alimentare il movimento correttivo partito a settembre in direzione di supporti a 111-112 e più sotto a 109 dollari, quota pari al 61,8% di retracement del rialzo calcolato da fine dicembre. Sotto questo limite, resterebbe poi il supporto a 103 circa, minimi di maggio, ad impedire un avvitamento al ribasso. Una stabilizzazione oltre area 123 permetterebbe invece di guardare a obiettivi a 131-132 dollari e più sopra a 140 circa.
Per operare long sulle azioni Airbnb potrebbe aver senso utilizzare un certificato Turbo Open End di Unicredit con ISIN DE000HC5QYF2. Il certificato ha come sottostante Airbnb e presenta una barriera distante attualmente il 15%.
Per operare Short, invece, potrebbe essere appropriato utilizzare il certificato Turbo Open End Short di Unicredit con ISIN DE000HC9T9W0, avente una barriera distante il 18,72% e come sottostante Airbnb.
Ricordiamo che tale barriera corrisponde a un vero e proprio stop loss, intrinseco nel prodotto, toccato il quale si genera automaticamente la chiusura della posizione.
I certificati Turbo Open End di Unicredit, inoltre, eliminano il problema del limite temporale dall’investimento senza però mantenere la presenza del fastidioso effetto compounding. Sono comunque strumenti finanziari complessi: per le operazioni di trading resta importante settare uno stop loss sulla base delle proprie esigenze e delle giuste regole di money management.
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