L’alienazione parentale è un reato: mettere i figli contro l’altro coniuge nella separazione può comportare un illecito secondo un decreto del Tribunale di Milano. Ecco la novità.
L’alienazione parentale è un reato, poiché mettere contro i figli nei casi di separazione o divorzio può causare molti danni ai figli, oltre a una condanna per comportamento illecito. Il Tribunale di Milano lo ritiene un reato, ma non crea precedente nei casi di affidamento.
Per alienazione parentale i giudici non intendono una patologia psichica, ma un illecito giuridico commesso frequentemente nell’affidamento ad uno dei due coniugi. Il caso specifico affrontato dal Tribunale è di una donna che emarginava l’ex marito dalla figlia in modo volontario.
La separazione dei genitori è un trauma fin troppo doloroso per i figli e l’alienazione parentale, come esercizio alterato della genitorialità, può diventare generare effetti devastanti sull’identità stessa dei figli.
Vediamo cosa ha rilevato il Tribunale di Milano e cosa è stato previsto in questo caso.
Alienazione parentale: è reato mettere contro i figli nella separazione
Per alienazione parentale i giudici del Tribunale di Milano hanno inteso una serie di comportamenti scorretti che un coniuge attua per mettere i figli contro il coniuge non affidatario. Non si tratta di una patologia, come vorrebbe far intendere la denominazione, ma di un reato vero e proprio.
Il caso di separazione preso ad esame è quello di una madre che è riuscita a convincere la figlia di non aver bisogno di un rapporto col padre, anzi di rifiutarlo totalmente, dipingendo l’ex marito come un uomo senza nessun aspetto positivo.
Il rifiuto della figlia, infatti, ha portato l’uomo a richiedere delle perizie tecniche di psicologi e assistenti sociali, che hanno rilevato l’azione lesiva e volontaria sul rapporto tra padre e figlia della madre, autrice di un vero e proprio reato di alienazione.
L’alienazione con dolo è un reato ma non crea un precedente
L’alienazione parentale attuata con dolo si configura come reato secondo il Decreto del 9-11 marzo 2017 del Tribunale di Milano, in particolare come violazione dell’Art. 96 comma 3 del Codice di Procedura Civile. Tuttavia, il caso è specifico e non crea un precedente giuridico.
I comportamenti alienati della madre in seguito alla separazione dal marito hanno portato i giudici a ritenere inadeguato l’affidamento alla donna, imponendo che la figlia fosse ospitata dalle strutture istituzionali del Comune di residenza.
Il reato di alienazione, infatti, non ha avuto solo ripercussioni legali verso la donna, ma ha effetti determinanti sulle relazioni sociali della figlia verso l’altro genitore e la legge deve preoccuparsi principalmente di tutelare gli interessi dei minori, oltre che il diritto del padre ad avere un rapporto sereno con la figlia.
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