L’assegnazione della casa coniugale durante la separazione non è una garanzia. Ecco quando rischi di perderla con il divorzio e cosa fare per evitarlo.
L’assegnazione della casa coniugale viene stabilita in fase di separazione per fare gli interessi dei figli. Con questo provvedimento il giudice permette al genitore che vive stabilmente con i figli minorenni o comunque beneficiari del mantenimento di rimanere nell’abitazione familiare. In questo modo, si preserva il benessere della prole, che può così continuare a vivere nello stesso ambiente, conservare le abitudini e le reti sociali/affettive senza patire eccessivamente la fine del matrimonio dei genitori. Questa decisione del tribunale, eventualmente concordata anche dai coniugi, non serve a tutelare l’ex coniuge o a riconoscergli un beneficio economico, bensì viene assunta nell’interesse prioritario dei figli.
Così, il genitore collocatario - presso cui i figli vivono la quotidianità - può continuare a restare nella stessa abitazione in cui viveva la famiglia, indipendentemente dai titoli di proprietà, che comunque non cambiano. L’assegnazione della casa, peraltro, non comporta necessariamente che le spese siano tutte a carico dell’altro coniuge, né consente sempre all’assegnatario di non pagare per vivere nell’abitazione. In ogni caso, questo provvedimento può sempre essere modificato, se ve ne sono le condizioni, chiedendo una revisione al tribunale o semplicemente durante il divorzio.
Proprio su questo punto c’è un errore molto diffuso che porta a perdere l’assegnazione della casa dopo il divorzio. Si tratta ovviamente di un enorme disagio, intanto perché non vengono tutelati al meglio i diritti dei figli (veri destinatari di questa misura) ma anche per l’ex coniuge stesso che, indipendentemente dalla questione economica (che in alcuni casi è comunque rilevante, si trova a sopportare un grande cambiamento improvviso e apparentemente ingiustificato.
Rischi di perdere l’assegnazione della casa coniugale con il divorzio
Dopo la fine di un matrimonio il divorzio rappresenta un traguardo molto atteso, per quanto si tratti di un momento complesso e delicato. Soltanto così si ha la vera e propria fine del vincolo tra le due persone, che durante la fase di separazione restano a tutti gli effetti coniugi. Proprio per questo motivo, ad esempio, l’eredità non spetta all’ex coniuge divorziato salvo testamento e soltanto dopo il divorzio è possibile convolare a nuove nozze.
Di fatto, la separazione è una fase transitoria prevista dal nostro ordinamento per consentire alla coppia e più in generale al nucleo familiare di assumere una scelta ponderata, la migliore per la situazione specifica. Se non avviene la conciliazione gli ex coniugi possono quindi divorziare quando desiderano, purché siano trascorsi almeno 6 mesi, una sorta di tempo di riflessione imposto dalla legge e rimasto nonostante la riforma Cartabia. Quest’ultima infatti permette a determinate condizioni di chiedere contestualmente separazione e divorzio, ma lo scioglimento avviene soltanto nella rispettiva udienza fissata dopo il termine previsto.
Questo intervallo di tempo non è funzionale soltanto all’aspetto relazionale vero e proprio, ma anche considerando la delicatezza delle materie da regolamentare. Non bisogna dimenticare che con il divorzio viene meno tutta la regolamentazione dei rapporti avvenuta con la separazione, pensata appunto per essere temporanea. Tanto è stato ricordato anche dalla sentenza n. 7425/2025 della Corte di Cassazione, proprio in merito all’assegnazione della casa coniugale. Chi riceve la casa familiare con la separazione non soltanto non può ritenere con certezza di mantenerla, ma deve in ogni caso chiederla nuovamente durante il divorzio.
In caso contrario, non avviene l’assegnazione e quella precedentemente stabilita con la separazione perde di validità. Così l’ex coniuge deve lasciare la casa familiare, almeno finché non ci saranno cambiamenti. Non è infatti esclusa la possibilità di ricorrere al giudice per chiedere una modifica delle condizioni, ma si tratta di un’ipotesi molto difficile e comunque dispendiosa sia per tempistiche che costi. È quindi fondamentale assicurarsi di presentare la richiesta di assegnazione anche in fase di divorzio, ovviamente motivandola. Di conseguenza, anche la decisione del giudice sul divorzio non si basa automaticamente sulla sentenza di separazione, motivo per cui l’assegnazione è possibile soltanto se i requisiti ci sono ancora e vengono documentati.
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