Giorgetti è pronto alle dimissioni se continueranno le resistenze su Superbonus e Sugar Tax: il ministro ha ammesso che l’Italia è al verde, ma il governo è in campagna elettorale.
Giancarlo Giorgetti sarebbe essere pronto alle dimissioni a causa degli emendamenti di Forza Italia al decreto Superbonus sulla retroattività dello spalma-creditie sulla Sugar Tax che, se non verrà di nuovo rinviata, entrerà in vigore a luglio.
Potrebbe sembrare una normale querelle di governo come ne abbiamo viste a decine solo negli ultimi anni, ma questa sorta di ultimatum lanciato da Giorgetti ci fa la spia di come sia grave la situazione dei conti pubblici in Italia.
Emblematico è il caso della Sugar Tax: dopo vari rinvii a luglio entrerà in vigore questa tassa che però Forza Italia vorrebbe di nuovo posticipare di sei mesi, con tanto di emendamento presentato dagli azzurri al decreto Superbonus.
Una mossa che avrebbe irritato non poco il ministro dell’Economia visto che si andrebbe a sommare agli emendamenti sul Superbonus, tanto che stando a quanto scritto dal Corriere della Sera il ministro della Lega sarebbe pronto anche a un passo indietro.
Il bello è che il rinvio della Sugar Tax per sei mesi costerebbe circa 70 milioni - 68 milioni per l’esattezza -, una cifra di certo non proibitiva per uno Stato come l’Italia. Come avrebbe ammesso Giancarlo Giorgetti però “i soldi non ci sono, finiti, stop”.
L’Italia non ha più soldi: l’ammissione di Giorgetti
In piena campagna elettorale in vista delle elezioni europee di giugno, i partiti di governo stanno cercando di nascondere la polvere sotto il proverbiale tappeto evitando di discutere di quello che è lo stato dei conti pubblici.
Giancarlo Giorgetti però non può ignorare le difficoltà di cassa dell’Italia “non è un puntiglio personale, ma una questione di realismo e di serietà rispetto alla situazione dei conti pubblici”, tanto da essere pronto anche alle dimissioni se Forza Italia non dovesse fare marcia indietro sugli emendamenti in materia di Sugar Tax e Superbonus.
Se il ministro dell’Economia nel bel mezzo di una delicatissima campagna elettorale come quella per le europee non riesce a trovare 68 milioni per rinviare di sei mesi l’introduzione di una nuova tassa, vuol dire che l’Italia è proprio al verde.
Il titolare del Mef così con un emblematico “trovino le coperture” avrebbe invitato Antonio Tajani a tagliare le spese del suo ministero per trovare i soldi che servono a buttare di nuovo la palla in tribuna per quanto riguarda la tassa sullo zucchero.
La triste realtà è che il governo - Giorgia Meloni in testa - sta facendo di tutto per evitare di parlare dello stato comatoso dei nostri pubblici, il tutto per evitare contraccolpi elettorali in vista delle europee e delle amministrative.
Con la procedura di infrazione che incombe e il ritorno del Patto di Stabilità, sarà un miracolo riuscire a trovare nella prossima legge di Bilancio i 20 miliardi necessari per rifinanziare il taglio del cuneo e gli sgravi Irpef.
Altro che riforma delle pensioni, del fisco e aumento dei salari, i prossimi anni per l’Italia saranno all’insegna di tagli draconiani alla spesa pubblica e di un inevitabile aumento delle tasse, il tutto per iniziare a diminuire il nostro debito pubblico come presto verrà concordato con Bruxelles quando arriverà la letterina della procedura di infrazione, rinviata a fine giugno solo per cortesia elettorale.
In uno scenario del genere meglio parlare di tutto tranne che dei conti pubblici, ma Giancarlo Giorgetti - che tra Mise e Mef ha avuto sotto mano per la quasi totalità del tempo il dossier del Superbonus e ora strilla contro i bonus edilizi - questa volta appare intenzionato a non cedere alle richieste dei partiti e - forse - finalmente inizieremo a discutere dello stato della nostra economia e non di un anacronistico ritorno del fascismo.
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