L’agenzia S&P Global ha rivisto l’outlook sul debito a lungo termine di Eni, portandolo a negativo. Il prezzo di Eni è crollato sotto 14 euro. Ecco cosa aspettarsi.
Allerta su Eni dopo revisione dell’outlook a negativo del debito a lungo termine. L’agenzia S&P Global osserva con preoccupazione il flusso di cassa operativo (FFO) e il debito della società, che attualmente si aggira intorno al 45%. Questo valore, in condizioni di mercato favorevoli, è ritenuto borderline per mantenere il rating «A-».
Investitori ed esperti si domandano se il recente ribasso del prezzo di Eni del 12% dai massimi di aprile sia stato innescato da questa revisione.
La soglia critica del 45% per il rapporto FFO/debito rappresenta un elemento chiave. Con i prezzi del petrolio previsti a medio termine intorno ai 55 dollari al barile, Eni potrebbe trovare difficoltà a mantenere questo livello. Nonostante una politica finanziaria flessibile, pronta a tagliare investimenti e distribuzioni se necessario, l’outlook negativo riflette il timore che queste misure non siano sufficienti a breve termine.
Nel confronto con i principali concorrenti, Eni mostra parametri finanziari meno robusti.
Ad esempio, ConocoPhillips e EOG Resources mantengono rapporti FFO/debito significativamente superiori, oltre il 90% e il 100% rispettivamente, grazie a strategie più aggressive di gestione del debito e miglioramenti strutturali realizzati negli ultimi anni.
Per il 2024-2025, Eni prevede un calo del FFO a 12-13 miliardi di euro, rispetto ai 14,8 miliardi del 2023, principalmente a causa di una previsione di prezzi del gas naturale più bassi e di un aumento degli investimenti in progetti di espansione. Nonostante ciò, Eni continuerà a mantenere elevati livelli di capex, stimati a 9-10 miliardi di euro, focalizzandosi sia sui tradizionali idrocarburi sia su iniziative a basse emissioni di carbonio.
A lungo termine, gli investimenti dovrebbero iniziare a dare i loro frutti dal 2026, migliorando gradualmente il rapporto FFO/debito. Tuttavia, la situazione attuale rimane incerta e richiede una gestione attenta delle risorse e delle strategie di mercato.
Eni: strategie operative con i Turbo Certificates di UniCredit
Eni ha esteso la correzione dai massimi di aprile fin sotto i 14 euro, confermando il segnale negativo inviato con la violazione, a 14,50 circa, della trend line tracciata dai minimi del 2020. Sotto 13,90 euro il ribasso potrebbe proseguire fino a 13,50 euro circa, primo dei ritracciamenti (Fibonacci) calcolato sull’intero rialzo dal 2020. Solo il perentorio ritorno sopra 15 euro potrebbe riportare fiducia negli acquisti.
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Per operare long su Eni potrebbe aver senso utilizzare un certificato Turbo Open End di Unicredit con ISIN DE000HC5GUA2. Il certificato ha come sottostante Eni e presenta una barriera distante attualmente il 13,03%.
Per operare Short, invece, potrebbe essere appropriato utilizzare il certificato Turbo Open End Short di Unicredit con ISIN DE000HC9KHV9, avente una barriera distante il 20,51% come sottostante Eni.
Ricordiamo che tale barriera corrisponde a un vero e proprio stop loss, intrinseco nel prodotto, toccato il quale si genera automaticamente la chiusura della posizione.
I certificati Turbo Open End di Unicredit, inoltre, eliminano il problema del limite temporale dall’investimento senza però mantenere la presenza del fastidioso effetto compounding. Sono comunque strumenti finanziari complessi: per le operazioni di trading resta importante settare uno stop loss sulla base delle proprie esigenze e delle giuste regole di money management.
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