Apple punta su Inrupt di Tim Berners Lee

Marco Ciotola

28/02/2020

La compagnia ha deciso di investire sulla start-up fondata dano noto informatico britannico Berners Lee. Ecco a cosa potrebbe mirare l’operazione

Apple punta su Inrupt di Tim Berners Lee

Apple ha ufficializzato il suo investimento sulla start-up fondata da Tim Berners Lee.

La realtà creata dall’informatico britannico - noto come uno dei padri del World Wide Web - si chiama Inrupt, e muove dall’ambizioso piano di rivoluzionare il funzionamento di internet.

Berners Lee è per molti il vero fondatore del web, e non deve quindi stupire il fatto che il colosso di Cupertino abbia deciso di dare fiducia alla compagnia che dal 2017 lavora a “riprogettare internet”.

Apple investe punta su Inrupt di Tim Berners Lee

Come accennato, Inrupt nasce nel 2017 dagli sforzi di Berners Lee, che non ha trovato grosse difficoltà a coinvolgere nel progetto diversi tra i più importanti investitori.

Solo nel 2019 ha raccolto finanziamenti per più di 10 milioni di dollari, arrivati oltre che da singoli anche da giganti tech, istituzioni e associazioni di settore. A investire sulla start-up, tra gli altri, sono stati Google, Facebook, Microsoft e Twitter.

A fornire i primi dettagli sulla fiducia che Cupertino ha deciso di dare a Inrupt è stato il sito focalizzato sulla compagnia, PatentlyApple, il quale ha annunciato un ampliamento del team operativo della start-up e una collaborazione al lancio di “una piattaforma tecnologica di alta qualità ampiamente scalabile”.

Tra i focus di Inrupt c’è in primis la privacy; la compagnia di Berners Lee punta a dare sempre maggiori garanzie agli utenti impedendo i veri e propri tracciamenti o la cosiddetta targettizazzione. per farlo però deve letteralmente rivoluzionare il funzionamento delle app e del web

Secondo John Bruce, co-fondatore e ad di Inrupt, sono diversi i progetti in ballo al momento, tra cui spicca quello relativo al settore sanitario e ad una semplificazione nella raccolta ma soprattutto la gestione dei dati:

“Stiamo cercando di offrire una migliore assistenza sanitaria ai cittadini britannici; al momento diversi dati risiedono in compartimenti stagni di tutto il National Health Service britannico. Non sarebbe più utile garantire questi dati direttamente all’infermiere o al personale che si occupa dell’assistenza? In questo modo, si potrebbe offrire un servizio globale e molto più efficace”.

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