Quando si apre una nuova attività ci sono diversi costi dei quali farsi carico; fortunatamente ci sono diversi aiuti statali per alleggerire l’investimento iniziale.
Ci sono diversi strumenti di accesso al capitale per chi vuole mettersi in proprio e aprire un’attività: per favorire lo sviluppo di nuove imprenditorialità, ad esempio, sono stati introdotti nel nostro ordinamento prestiti con tassi e condizioni agevolate.
Prima di decidere se aprire un’impresa, quindi, vi conviene vedere quali sono gli aiuti statali a cui si può accedere, i quali potrebbero esservi molto utili per lo sviluppo dell’attività e per farvi carico delle spese iniziali.
Ad oggi sono tre i contributi più importanti che lo Stato riconosce a chi vuole aprire una nuova attività; il primo riguarda solamente le donne e i giovani (under 36), mentre il secondo - il microcredito - si rivolge a tutti coloro che hanno P.IVA. C’è poi un terzo strumento, l’anticipo Naspi, riservato però solo a coloro che decidono di mettersi in proprio dopo un periodo in cui hanno svolto un lavoro subordinato.
Vediamo quindi come funzionano questi contributi statali, chi può richiederli e quali sono i vantaggi per chi ne beneficia.
Nuove imprese a tasso zero
Come anticipato, aprire un’impresa può avere un costo piuttosto elevato e non sempre chi vuole farlo ha risparmiato abbastanza per far fronte all’investimento iniziale.
Ecco perché solitamente si chiede un prestito o un mutuo, facendosi carico però di una rata mensile che si va ad aggiungere ai costi dell’affitto di un eventuale locale e a quelli di gestione dell’attività.
Per limitare i costi iniziali è possibile aderire al bando “Nuove imprese a tasso zero” di Invitalia, riservato però alle donne o agli under 36 che intendono avviare un’attività in uno dei seguenti settori:
- industria;
- artigianato;
- trasformazione prodotti agricoli;
- fornitura di servizi alle imprese e alle persone;
- commercio beni e servizi;
- turismo.
Ma in cosa consiste l’agevolazione? Il beneficio riconosciuto da Invitalia riguarda un prestito a tasso zero con il quale verrà finanziato il 75% dell’investimento iniziale. Quindi, i tre quarti dei costi verrebbero finanziati senza dover pagare alcun tasso d’interesse sulla somma ricevuta a titolo di prestito.
La durata massima del prestito è di 8 anni, con rate semestrali posticipate.
Invece, il programma d’investimento finanziabile non può superare il milione e mezzo di euro; in tal caso, quindi, spetterebbe al titolare d’impresa farsi carico di 375mila euro, chiedendo un finanziamento a tasso zero ad Invitalia per un importo pari a 1 milione e 125mila euro.
Grazie a questo beneficio è possibile sostenere gli investimenti iniziali per avviare la propria attività, quali ad esempio:
- acquisto terreni;
- realizzazione o acquisto immobili;
- ristrutturazioni;
- acquisto macchinari, impianti e attrezzature (solo se nuove, non è agevolabile l’acquisto dell’usato);
- acquisto software, brevetti, licenze e marchi;
- corsi di formazione specialistica a soci e dipendenti.
L’investimento sarà comunque a carico del titolare dell’impresa che aderisce all’agevolazione promossa da Invitalia, ma in questo caso la rata del prestito sarà molto più bassa rispetto a quella dovuta qualora ci si fosse rivolti ad una banca o ad un qualsiasi altro intermediario, poiché in quel caso ci sarebbero stati gli interessi da pagare.
Microcredito
Chi ha intenzione di aprire un’attività può anche chiedere un prestito - di importo variabile tra i 25.000€ e i 35.000€ e un piano di rateizzazione che va da 24 a 60 mesi - ad un tasso conveniente. Si tratta di un’opportunità riconosciuta dal microcredito, ossia di quello strumento finanziario nato apposta per aiutare coloro che hanno difficoltà di accesso al credito tradizionale.
La differenza tra microcredito e prestiti tradizionali sta anche nel fatto che coloro che beneficiano di questo strumento vengono supportati nell’intero processo che porta all’apertura dell’attività; il microcredito, infatti, è orientato ad una forte attenzione alla persona, così come alla validità e alla sostenibilità del progetto, con ascolto e sostegno dei beneficiari sia nella fase di pre-erogazione che in quella successiva.
Possono richiedere il microcredito i lavoratori autonomi o le imprese individuali titolari di P.IVA da non più di cinque anni e con un massimo di cinque dipendenti. Lo stesso possono fare le società di persone, società tra professionisti, S.R.L.S. e società cooperative titolari di P.IVA da non più di cinque anni e con massimo 10 dipendenti.
Se siete interessati a beneficiare del microcredito - da utilizzare per l’acquisto di beni necessari all’apertura della nuova attività, ma anche per il pagamento delle prime retribuzioni - dovete farne richiesta ad una delle banche convenzionate (trovate l’elenco cliccando qui) con l’Ente Nazionale per il Microcredito; qui un tutor vi darà tutto il supporto di cui avete bisogno, compreso un aiuto nella redazione del business plan.
Anticipo Naspi
Chi invece decide di mettersi in proprio dopo un periodo come lavoratore subordinato, può invece richiedere l’anticipo della Naspi.
Come noto la Naspi non è altro che l’indennità di disoccupazione che l’INPS riconosce mensilmente a coloro che hanno perso il lavoro per cause indipendenti dalla loro volontà e possono vantare 13 settimane contributive negli ultimi 4 anni e 30 giorni di lavoro effettivo nell’ultimo anno.
Con l’anticipo Naspi - come si può facilmente dedurre dal nome - l’assegno anziché essere corrisposto mensilmente viene pagato in un’unica soluzione così da permettere a chi vuole mettersi in proprio di far fronte agli investimenti necessari per aprire l’attività.
Requisito fondamentale per richiedere l’anticipo Naspi, quindi, è quello di passare da lavoratore subordinato ad autonomo, oltre naturalmente a dover soddisfare le condizioni necessarie ai fini del riconoscimento dell’indennità.
A differenza del bando Nuove imprese a tasso zero, con l’anticipo Naspi non vengono riconosciute risorse elevate dal momento che l’importo dell’indennità dipende dalla retribuzione percepita come lavoratore dipendente e dal numero di settimane contributive degli ultimi 4 anni.
Nel dettaglio, per il calcolo dell’importo della Naspi bisogna prendere il 75% dell’imponibile medio degli ultimi 4 anni e decurtarlo del 3% a partire dal 4° mese di fruizione dell’indennità.
Inoltre, qualora l’imponibile medio fosse superiore a 1.208,15€ la somma dell’indennità sarà incrementata del 25% della cifra in eccesso, per un massimo di 1.314,30€ al mese.
La durata del contributo, invece, è pari alla metà delle settimane contributive maturate negli ultimi 4 anni; quindi può essere corrisposto fino ad un massimo di 24 mesi.
L’importo massimo che si può ottenere con l’anticipo Naspi, quindi, è pari a circa 30mila euro; a differenza dell’agevolazione di Invitalia, però, in questo caso non si tratta di un prestito da restituire - anche se a tasso zero - ma di un contributo pienamente a disposizione del beneficiario.
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