Argentina, cosa devono aspettarsi gli investitori?

Marco Ciotola

18/09/2018

Punto critico anche tra i deboli mercati emergenti di quest’anno, l’Argentina va incontro a un significativo rallentamento economico e preoccupa gli investitori. Ma ci sono luci e ombre. L’analisi di Vontobel Asset Management

Argentina, cosa devono aspettarsi gli investitori?

Il peso argentino ha perso più della metà del suo valore rispetto al dollaro da inizio anno.

Il forte movimento al ribasso della valuta ha seguito la mossa dello stesso Presidente, Mauricio Macri, che ha chiesto al FMI di accelerare i finanziamenti del piano di salvataggio da 50 miliardi di dollari concordato a giugno, per portare benefici alla situazione non idilliaca del Paese.

Neanche il rialzo dei tassi di interesse dal 45% al 60% da parte della banca centrale si è mostrato in grado di arginare il sell-off del peso, mentre i dati diffusi da Moody’s hanno evidenziato come quasi il 70% del debito pubblico argentino sia al momento in valuta estera; questo significa che per il Paese diventa sempre più difficile riuscire a ripagarlo.

Tanto che a preoccupare maggiormente analisti, osservatori e gli stessi trader è il rischio di inadempienza al quale Buenos Aires potrebbe andare incontro, con una sempre più difficile stabilizzazione del deficit e lo spettro della terribile crisi del 2001 che turba il Paese e i mercati.

Uno scenario aggravato da alcune difficili situazioni interne, e che tuttavia alle tante ombre alterna anche delle luci secondo Vontobel Asset Management, che tramite la sua analisi dal titolo «A proposito della crisi finanziaria argentina», firmata da Luc D’hooge, fa un quadro del contesto attuale soprattutto in ottica investimenti.

Argentina: preoccupazioni esagerate degli investitori?

Vontobel Asset Management inquadra la situazione attuale come una conseguenza delle modifiche strutturali, fiscali e delle partite correnti, “che comportano ovviamente ripercussioni economiche”.

Ma il pur significativo rallentamento economico che si annuncia sembra aver preoccupato in maniera eccessiva gli investitori, che hanno dato troppa importanza a una circostanza che l’asset management definisce “inevitabile” in caso di importanti riforme fiscali.

In più secondo Vontobel alcuni elementi interni stanno aggravando la crisi. Tra questi soprattutto le difficoltà nel settore agricolo a causa della prolungata siccità, la richiesta non proprio tempestiva di aiuti economici da parte del Presidente Macri, che ha scatenato il sell-off dei mercati - mossa definita da Luc D’hooge “un passo falso a livello comunicativo”. Infine, i bassi livelli di riserve in valuta estera. Tutti fattori, questi ultimi, che hanno spinto a un atteggiamento di avversione al rischio e indebolito sempre di più il peso:

“L’importante adeguamento valutario causerà un incremento dell’inflazione e potrebbe ripercuotersi automaticamente sugli aumenti salariali concordati in precedenza, complicando il raggiungimento degli obiettivi di bilancio. La correzione valutaria, l’inflazione e la riduzione del PIL pro capite non saranno sicuramente ben accolte dalla popolazione, mentre i livelli di debito sono rimasti elevati.”

Ci sono anche luci: più export e petrolio

Eppure si possono rinvenire anche degli aspetti positivi dallo scenario apparentemente catastrofico di Buenos Aires. Vontobel nota infatti un impegno elevato per risolvere le problematiche in corso, a cui si unisce il costante adeguamento valutario che porterà a diminuire le importazioni e, per contro, ad un aumento delle esportazioni, favorendo un miglioramento del deficit delle partite correnti.

In più la scoperta di un giacimento di petrolio di scisto sul territorio potrebbe, nella migliore delle ipotesi, trasformare l’Argentina in un esportatore netto di petrolio entro il 2020.
Non va poi sottovalutato uno dei punti cardine dell’ultimo periodo, ovvero proprio quel prestito da 50 miliardi di dollari in arrivo dal FMI:

“L’Argentina sta inoltre registrando importanti miglioramenti a livello microeconomico, tra cui la liberalizzazione dei prezzi del carburante, la rimozione dei dazi doganali sugli elettrodomestici, l’abolizione del monopolio bancario sulle carte di credito. Il Paese può essere considerato quasi un mercato di frontiera sia in termini di spessore che di ampiezza dei suoi mercati dei capitali”.

In conclusione - nota Luc D’hooge di Ventobel Asset Management - senza farsi prevaricare dall’avversione al pericolo, gli investitori dovrebbero tener conto delle giuste misure politiche messe in atto per far fronte alla crisi e di una giusta remunerazione per i rischi assunti.

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