Cosa fare se l’importo dell’Assegno di inclusione è molto basso? Ci sono delle soluzioni per assicurarsi un’entrata mensile più alta.
In questi giorni l’Inps ha messo in pagamento le prime mensilità dell’Assegno di inclusione, ma per alcune famiglie l’importo è risultato più basso rispetto a quanto veniva percepito con il Reddito di cittadinanza.
Un’eventualità di cui noi di Money.it avevamo già parlato: nonostante l’importo massimo dell’Assegno di inclusione sia più alto rispetto a quello del Reddito di cittadinanza (1.150 contro 1.100 euro), è più complicato raggiungere importi elevati. La ragione sta nel fatto che nel parametro di scala di equivalenza, ossia quel valore utilizzato per quantificare qual è la soglia di reddito che la famiglia deve raggiungere grazie all’integrazione erogata dallo Stato, non si tiene conto degli occupabili, mentre i figli hanno una minore incidenza.
C’è il rischio quindi che l’Assegno di inclusione risulti più basso rispetto al Reddito di cittadinanza: ma attenzione, ci sono comunque delle soluzioni per aumentare l’importo.
Dei trucchi, ovviamente legali, che si possono sfruttare a proprio favore per garantirsi un’entrata mensile più alta rispetto a quella attualmente spettante.
Intervenire sull’Isee
L’importo dell’Assegno di inclusione è pari alla soglia massima ottenibile dalla famiglia (calcolata moltiplicando a 500 euro mensili il relativo parametro di scala di equivalenza) meno il reddito familiare percepito.
Una delle ragioni che potrebbero aver comportato una riduzione dell’Assegno di inclusione, quindi, è un reddito troppo alto.
A tal proposito, ricordiamo che la domanda dell’Assegno di inclusione è stata presentata sulla base dell’Isee 2023, il quale prende in considerazione i redditi riferiti al 2021. Laddove nel 2022 dovesse esserci stato un peggioramento della condizione reddituale, quindi, conviene al più presto richiedere l’Isee 2024 (per il quale comunque c’è tempo entro marzo) in modo che l’Inps possa effettuare il calcolo sulla situazione reddituale aggiornata a due anni fa.
E ancora, nel caso in cui il peggioramento ci sia stato tra il 2022 e il 2023, allora si può prendere in considerazione l’idea di presentare un Isee corrente, dove appunto la situazione reddituale che incide sul calcolo dell’Assegno di inclusione è quella aggiornata a un anno fa.
Intervenire sul nucleo familiare
Un’altra soluzione potrebbe essere quella di intervenire sul nucleo familiare. Ad esempio togliendo un componente con redditi elevati, soluzione possibile però solo per coloro che non hanno legami parentali o affettivi con gli altri componenti residenti.
A tal proposito, la prima cosa da fare è rivolgersi al Comune per separare gli stati di famiglia: dopodiché va presentato un nuovo Isee e dal momento che c’è stata una variazione nei componenti (diversa da nascita o morte) è necessario presentare anche una nuova domanda di Assegno di inclusione.
Fare domanda di Assegno unico
Come anticipato, nel parametro di scala di equivalenza utilizzato per il calcolo dell’Assegno di inclusione, i figli minori hanno una minore incidenza. Con il Reddito di cittadinanza, infatti, veniva assegnato loro un valore pari allo 0,2: con l’Adi, invece, spetta uno 0,15 fino a due anni, uno 0,10 successivamente.
Va detto però che con il passaggio alla nuova misura di sostegno l’Assegno unico spetta interamente, mentre a chi prendeva il Reddito di cittadinanza ne veniva riconosciuta una sola integrazione (dalla quale veniva sottratta la quota per i minori già pagata con il Rdc).
Un’altra differenza sta nel fatto che l’Assegno unico sarà pagato separatamente dall’Assegno di inclusione e per questo motivo ne bisogna fare domanda all’Inps. Come spiegato dall’Istituto con il messaggio n. 258 del 2024 l’accredito avverrà fino a febbraio sulla base dei dati a disposizione, ma per godere della mensilità di marzo (e successive ovviamente) bisognerà necessariamente farne richiesta all’Inps.
Per assicurarsi dunque un’entrata aggiuntiva a quella dell’Assegno di inclusione, e maggiorata rispetto a quanto si percepiva con il Reddito di cittadinanza, conviene dunque affrettarsi e fare richiesta all’Inps il prima possibile (consigliamo entro la fine di febbraio).
Fare domanda per il Supporto per la formazione e il lavoro
Ci rivolgiamo adesso a tutte le famiglie che al loro interno hanno componenti di età compresa tra i 18 e i 59 anni, non disabili e senza carichi di cura (ossia chi si prende cura di una persona disabile, oppure di un figlio di età inferiore ai 3 anni oppure di almeno 3 figli minori).
Questi componenti con il Reddito di cittadinanza erano compresi nel parametro di scala di equivalenza, con l’assegnazione di un valore pari a 0,40. Non è così con l’Assegno di inclusione, dove non sono per nulla presi in considerazione: ragion per cui l’importo può risultare più basso.
Non tutto però è perduto: i maggiorenni occupabili possono fare separatamente domanda di Supporto per la formazione e il lavoro, l’incentivo Inps rivolto a coloro che partecipano ai corsi di formazione e alle attività di orientamento al lavoro. Ha un importo fisso di 350 euro e può essere richiesto anche da più persone all’interno dello stesso nucleo familiare.
È interamente cumulabile con l’Assegno di inclusione: rappresenta così una valida soluzione per aumentare l’entrata mensile.
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