Assegno unico, multa fino a €3.000 per chi non lo spende correttamente

Simone Micocci

4 Marzo 2025 - 17:46

Sai per cosa devi spendere l’Assegno unico universale? Attenzione: rischiate di commettere reato di appropriazione indebita.

Assegno unico, multa fino a €3.000 per chi non lo spende correttamente

L’Assegno unico è un sussidio statale che fa parte delle misure a sostegno della natalità e della genitorialità. Non si tratta di un contributo economico a carattere generale sul reddito, spettando infatti in relazione ai figli minorenni (o maggiorenni a determinate condizioni).

La finalità dell’Assegno unico ne vincola anche le possibilità di spesa, dovendosi appunto concentrare sulle necessità della prole, legittima beneficiaria delle somme.

Per i minori sono comunque i genitori a percepire gli importi e ovviamente a doverli gestire nell’interesse dei figli, senza avere linee guida chiare sulle modalità di utilizzo.

In caso di contrasto tra i genitori o forti situazioni di disagio il problema si amplifica, spesso giungendo tra le aule di tribunale. La giurisprudenza conferma, però, che chi non spende correttamente l’Assegno unico rischia delle sanzioni. Facciamo chiarezza.

Come spendere correttamente l’Assegno unico

L’Assegno unico è una misura concepita appositamente come integrazione alimentare nei confronti di minori o under 21 che rispettano determinati requisiti. Il contributo, calcolato in base alla situazione reddituale del nucleo familiare, è pensato per supportare le spese quotidiane della prole e aiutare, indirettamente, i genitori. Non esiste, come per altri benefici economici, una vera e propria lista di acquisti possibili o vietati attraverso le somme dell’Assegno unico.

Differentemente da altri aiuti, peraltro, viene erogato con modalità che non si prestano facilmente al controllo. Una definizione eccessivamente stringente comporterebbe, inoltre, il rischio di far venire meno la funzione dell’agevolazione. La legge prevede espressamente il perseguimento di questi obiettivi:

  • favorire la natalità;
  • sostenere i genitori;
  • promuovere l’occupazione e attenuare il gender gap.

Una lista di prodotti e servizi risulterebbe incompatibile con le suddette finalità, pensando anche alle spese sostenute dal genitore in attesa dell’erogazione del contributo, tanto da render necessario utilizzare lo stesso per altri fini, anche solo parzialmente. In linea generale, comunque, le somme percepite a titolo di Assegno unico devono essere utilizzate per i figli. Bisogna quindi escludere l’uso per spese prettamente personali e futili del genitore, soprattutto quando non sono dapprima soddisfatti i bisogni del minore beneficiario.

Si tratta di un’indicazione di massima, tenendo conto delle complesse sfaccettature della gestione patrimoniale familiare. I soldi dell’Assegno unico non sono infatti vincolati agli acquisti diretti per il minore, quanto piuttosto necessari a supportare la famiglia nella sua crescita. Ecco perché è riconosciuto un ampio margine di discrezionalità nella gestione delle somme in capo ai genitori o al genitore con affidamento esclusivo.

Sanzioni per chi spende male l’Assegno unico

Il genitore che utilizza i soldi dell’Assegno unico per le proprie spese personali senza indirizzarlo ai bisogni dei figli sta utilizzando impropriamente il contributo. Come confermato dalla sentenza n. 24140/2023 della Corte di Cassazione questo comportamento può finanche integrare il reato di appropriazione indebita.

Quest’ultima è definita dall’articolo 646 del Codice penale come l’appropriarsi di beni altrui in proprio possesso al fine di trarne un ingiusto profitto ed è punita con la reclusione da 2 a 5 anni e la multa da 1.000 a 3.000 euro.

Nell’ipotesi dell’Assegno unico assume questa condotta il genitore che lo riceve e lo utilizza in maniera esclusiva per spese personali, non facendo fronte a quelle dei figli.

Quest’ultima precisazione è fondamentale per la particolare natura della prestazione, altrimenti i genitori non sarebbero affatto agevolati dalla misura, che ha invece carattere assistenziale. Si pensi, per esempio, a un genitore che ha usato l’intero stipendio per far fronte alle spese per i figli e poi ricevendo l’Assegno unico ne fa uso per acquistarsi un giubbotto. Ecco, di certo non commette un reato.

Di conseguenza, fatta eccezione per situazioni estreme con incuria della prole, questa ipotesi rileva maggiormente per i genitori separati o che comunque non vivono insieme. È pacifico che l’Assegno sia interamente percepito al genitore con affidamento esclusivo, venendo invece suddiviso al 50% tra i genitori con affidamento condiviso, vale a dire nella maggior parte dei casi. Naturalmente, i genitori possono comunque accordarsi diversamente e preferire che uno dei due percepisca per intero la somma, ma non sempre la situazione lo consente. Quando anche il collocamento è tutto sommato paritario, non sorgono particolari problemi, nel senso che entrambi i genitori sono tenuti a usare i soldi per le spese quotidiane dei figli.

Nella maggior parte dei casi, tuttavia, è più facile che ci sia il collocamento prevalente presso un genitore. Proprio quest’ultimo deve, come confermato dalla Cassazione, gestire l’Assegno unico che serve alle spese quotidiane dei figli. L’altro genitore che trattiene per sé le somme può quindi essere querelato per appropriazione indebita, a patto che il genitore collocatario abbia prima chiesto formalmente e senza successo la restituzione del denaro.

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