Assegno unico 2023, da oggi spetta l’importo minimo a chi non ha fatto l’Isee. Aumentato dell’8,1% quest’anno, ecco quale sarà la cifra pagata dall’Inps e come fare per chiedere l’incremento.
È scaduto il termine per il rinnovo dell’Isee ai fini dell’assegno unico: da oggi, in assenza dell’attestazione, l’assegno verrà comunque pagato ma ne spetterà l’importo minimo.
Tuttavia, con questo non significa che non sarà più possibile richiedere l’Isee così da provare ad aumentare l’importo dell’assegno unico: anzi, nel caso in cui l’attestazione risulti comunque rinnovata entro il 30 giugno sarà comunque possibile godere degli arretrati per i mesi precedenti, i quali verranno corrisposti in un’unica soluzione in sede di conguaglio.
La buona notizia è che da gennaio 2023 l’importo minimo dell’assegno unico è aumentato di qualche euro, contribuendo così a rendere più pesante il pagamento anche per coloro che per un motivo o per un altro non sono riusciti a presentare l’Isee in tempo. A tal proposito, ecco quanto spetterà da questo mese in caso di Isee scaduto e non rinnovato e come fare eventualmente per chiedere il ricalcolo e beneficiare degli arretrati.
Assegno unico, di quanto è aumentato l’importo minimo
L’assegno unico per figli a carico è “universale”: ciò significa che spetta indipendentemente dalla situazione economica. Per questo motivo ne hanno diritto anche le famiglie con alto reddito (sopra i 40.000 euro, soglia soggetta annualmente a rivalutazione), per le quali il legislatore ha fissato un importo minimo che spetta sempre.
Lo stesso vale per coloro che presentano domanda di assegno unico senza Isee, oppure chi non lo rinnova entro la fine di febbraio. Nel dettaglio, complice la rivalutazione dell’8,1%, ne risulta un importo minimo così calcolato:
- quota base figli minori: salita da 50 a 54,10 euro;
- quota base figli maggiorenni: salita da 25 a 27 euro;
- maggiorazione figli successivi al secondo: salita da 15 a 16,20 euro;
- senza Isee, invece, non spetta la maggiorazione per le famiglie dove entrambi i genitori lavorano.
Gli stessi importi spettano a chi ha un Isee superiore a 43.240 euro.
Va detto, però, che ci sono delle maggiorazioni che non dipendono dall’Isee, per le quali spetta quindi sempre l’importo massimo. È il caso, ad esempio, di quelle spettanti per i figli con disabilità, non legate al reddito e quest’anno salite a:
- 113,50 euro per i figli non autosufficienti;
- 102,70 euro per i figli con disabilità grave;
- 91,90 euro per i figli con disabilità media.
Laddove invece la mamma abbia meno di 21 anni, la maggiorazione è sempre pari a 21,60 euro.
Spetta anche senza Isee la nuova maggiorazione introdotta dalla legge di Bilancio 2023 con la quale viene riconosciuto un incremento del 50% della quota base di assegno unico per i figli di età inferiore a 1 anno. Quindi, per i primi 12 mesi spetterà un ulteriore incremento di 27,05 euro mensili. Attenzione: la maggiorazione in oggetto spetta fino ai 3 anni se nel nucleo familiare ci sono almeno 3 figli, tuttavia solo quando l’Isee è inferiore a 40.000 euro. Di conseguenza, non spetta laddove non risulti un Isee in corso di validità al 1° marzo 2023, o comunque al momento in cui si presenta domanda per il beneficio.
Come recuperare gli importi arretrati
Come anticipato, però, per presentare l’Isee 2023 c’è tempo tutto l’anno. Quindi, chi non ha fatto in tempo a farlo entro il mese scorso può ancora recuperare, preferibilmente entro il 30 giugno 2023 così da avere diritto anche agli arretrati.
Nel dettaglio, presentando l’Isee 2023 entro la fine di giugno si avrà diritto al ricalcolo dell’assegno unico, tenendo conto della situazione economica comunicata, con decorrenza da marzo. È bene sapere però che gli importi arretrati verranno corrisposti in un secondo momento in quanto per i pagamenti mensili l’Inps terrà comunque conto dell’assenza di Isee. Nel dettaglio, gli arretrati verranno pagati in sede di conguaglio annuo, solitamente previsto per gennaio o febbraio (tuttavia quest’anno è slittato a marzo).
Per chi invece richiederà l’Isee dopo il 1° luglio, il ricalcolo - e i conseguenti arretrati - spetterà solamente dal mese successivo.
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