Conguaglio assegno unico 2023: come funziona, quando ci sarà e chi deve temerlo

Simone Micocci

24 Febbraio 2023 - 16:55

Assegno unico 2023, attesa per il conguaglio (rinviato a marzo): in arrivo gli arretrati, ma per alcune famiglie l’Inps potrebbe richiedere i soldi indietro.

Conguaglio assegno unico 2023: come funziona, quando ci sarà e chi deve temerlo

Slitta a marzo 2023 il conguaglio dell’assegno unico, ossia quella procedura con cui viene fatto un riepilogo delle mensilità accreditate nel corso dell’anno valutando se ci sono somme pagate in più o in meno, provvedendo così a sanare la situazione.

Per questo motivo a marzo ci saranno gli arretrati dell’assegno unico riferiti alla rivalutazione di inizio anno, come pure per coloro che hanno presentato l’Isee dopo la domanda ma comunque entro il termine del 30 giugno e quindi hanno diritto agli arretrati. Lo stesso vale per i percettori di Rdc che aspettano gli arretrati dell’assegno unico per il periodo in cui non era ancora disponibile il modulo Rdc/Com/Au con cui alle famiglie è stato chiesto di comunicare alcune informazioni essenziali ai fini del calcolo dell’importo.

Di conguaglio dell’assegno unico ne parla la circolare Inps n. 23 del 09 febbraio 2022, dove si legge che:

L’importo mensile spettante è determinato tenuto conto dell’Isee presente al momento della domanda. L’importo erogato è fisso per tutte le rate, salvo il conguaglio che verrà effettuato generalmente nelle mensilità di gennaio e febbraio di ogni anno successivo, in cui si farà riferimento all’Isee in corso di validità al 31 dicembre dell’anno precedente.

Come anticipato, nonostante fosse stato annunciato per “gennaio o febbraio”, il conguaglio dell’assegno unico è slittato - come ci confermano fonti interne all’Inps - a marzo. Il mese prossimo, quindi, verranno pagati tutti gli arretrati alle famiglie che ne hanno diritto, ma c’è il rischio anche che l’Inps - dopo aver fatto le dovute valutazioni - effettui una trattenuta delle somme pagate in più.

A tal proposito, facciamo chiarezza su quali situazioni verranno sanate con il conguaglio dell’assegno unico, soffermandoci su quando ne seguirà il pagamento degli arretrati e quando invece l’Inps potrebbe chiedere la restituzione di alcune delle somme pagate in più.

Arretrati di rivalutazione e maggiorazioni legge di Bilancio 2023

Come noto, a gennaio 2023 l’importo dell’assegno unico è aumentato per effetto della rivalutazione. Nello stesso periodo sono entrate in vigore le maggiorazioni per figli piccoli introdotte dalla legge di Bilancio 2023, mentre l’incremento forfettario per le famiglie con almeno 4 figli è stato portato a 150 euro.

Tuttavia, queste novità sono state applicate per la prima volta sulla mensilità di febbraio (in pagamento in questi giorni): ragion per cui in sede di conguaglio - che come anticipato è slittato a marzo - saranno pagati gli arretrati riferiti agli aumenti non riconosciuti a gennaio.

Arretrati per chi ha presentato l’Isee dopo la domanda

Come si legge nella circolare n. 23 del 2022, potrebbe succedere che l’Isee venga presentato dopo la domanda di assegno unico. In tal caso, in fase di prima istruttoria l’assegno viene calcolato con l’importo minimo spettante a chi ne fa richiesta senza Isee, mentre in sede di conguaglio:

  • la prestazione viene ricalcolata dal 1° marzo se l’Isee è stato presentato entro il 30 giugno;
  • la prestazione viene ricalcolata dal mese in cui è stato presentato l’Isee quando inviato dal 1° luglio.

Prendiamo come esempio Tizio che ha inviato la domanda di assegno unico a marzo senza Isee, salvo poi presentarlo successivamente a maggio. In tal caso, inizialmente gli è stato pagato l’importo minimo spettante, mentre in sede di conguaglio riceverà gli arretrati, a partire da marzo, dell’importo ricalcolato con l’Isee.

Se invece Tizio avesse presentato l’Isee a ottobre, il ricalcolo sarebbe stato effettuato da quello stesso mese. Gli arretrati, quindi, riferirebbero al periodo che va da ottobre a febbraio.

Arretrati per chi prende il Reddito di cittadinanza

Un altro caso in cui si potrebbe aver diritto agli arretrati è quello del percettore di Reddito di cittadinanza.

Inizialmente, infatti, alle famiglie che percepiscono del Rdc è stato comunicato che l’assegno unico sarebbe stato pagato d’ufficio sulla base delle informazioni contenute nell’Isee in corso di validità e nella domanda di Reddito di cittadinanza.

Tuttavia, l’Inps si è reso conto che nonostante i dati in possesso mancavano delle informazioni utili al pagamento dell’assegno, ad esempio i dati per valutare se un figlio maggiorenne - di età inferiore ai 21 anni - soddisfa i requisiti per beneficiare dell’assegno.

A tal proposito, ha realizzato un modello - Rdc/Com/Au - arrivato però solamente nel mese di giugno 2022. Ciò significa che alcune famiglie da marzo a maggio potrebbero aver beneficiato di un importo più basso di quello effettivamente spettante, laddove appunto la mancanza di dati abbia compromesso la regolarità del calcolo.

Famiglie che l’Inps ha rassicurato con la promessa che con il conguaglio ne verranno riconosciuti gli arretrati. Conguaglio che tuttavia, nel caso dei percettori di Reddito, potrebbe persino slittare ad aprile.

Isee con difformità

A temere il conguaglio sono invece le famiglie che in questi mesi non hanno regolarizzato un Isee recante omissioni o difformità. Come spiegato nella circolare Inps in oggetto, infatti, la domanda di assegno unico e universale può essere istruita e liquidata anche con Isee difforme o con omissioni; in tal caso, però, l’utente ha comunque l’obbligo di regolarizzarlo entro la fine dell’anno.

Chi non l’ha fatto ne pagherà le conseguenze in sede di conguaglio: l’Inps infatti, manterrà solamente l’importo minimo dell’assegno unico, ossia quanto sarebbe spettato in assenza di Isee, mentre la quota eccedente verrà recuperata.

Le famiglie monogenitoriali

L’ultimo caso è quello delle famiglie monogenitoriali che in sede di domanda hanno richiesto la maggiorazione - di massimo 30 euro per figlio - riconosciuta laddove entrambi i genitori lavorino.

Una situazione di cui abbiamo già avuto modo di parlare: alcuni genitori lavoratori soli, anche a causa di un’informativa poco chiara, hanno richiesto insieme all’assegno unico anche la maggiorazione in oggetto, con l’Inps che in una prima fase (fino ad ottobre) l’ha persino pagata. Resosi conto dell’errore, l’Istituto ne ha poi interrotti i pagamenti, rinviando al conguaglio il recupero delle somme accreditate nei mesi precedenti (quindi fino a un massimo di 210 euro per figlio).

E neppure la nuova circolare Inps è riuscita a sanare la situazione: qui, infatti, viene specificato che la maggiorazione in oggetto viene riconosciuta a vedovi e/o vedove solamente nel caso in cui il decesso dell’altro genitore sia intervenuto nel corso del periodo di percezione dell’assegno unico.

Per tutti gli altri, invece, lo spettro della restituzione persiste e solamente il conguaglio atteso a marzo ci dirà cosa succederà.

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