Mercati pronti a nuovi sconvolgimenti? 5 fattori da monitorare assolutamente la prossima settimana e perché possono scuotere le Borse mondiali.
Mercati globali confusi, con una serie di fattori di instabilità pronti a colpire le Borse e a lasciare nell’incertezza gli investitori. Nella settimana che inizierà il 22 aprile, i riflettori si accendono su almeno TOT drivers chiave per gli asset finanziari.
Con i rendimenti dei titoli del Tesoro in rialzo, i falchi della Federal Reserve in ascesa e il conflitto in Medio Oriente che divampa, secondo un’analisi di Bloomberg si sono verificate svendite di azioni e obbligazioni “spazzatura” al ritmo più veloce in più di un anno. L’indice S&P 500 è sceso ogni giorno questa settimana, mentre i primi 7 colossi tecnologici hanno chiuso in ribasso di quasi l’8%, con una volatilità azionaria in aumento.
Proprio quando sembrava che i tagli dei tassi sarebbero arrivati da un momento all’altro, l’inflazione ha rialzato la testa e la forza del dollaro sta costringendo altri banchieri centrali a proteggere le proprie valute e a riconsiderare le proprie scelte politiche. Così, mentre la Bce viaggia spedita verso il primo taglio dei tassi a giugno, la Fed resta intrappolata nel suo ritornello “più alti, più a lungo”.
In questo complesso contesto finanziario, l’attenzione è tutta rivolta a questi 5 fattori in grado di scuotere i mercati la prossima settimana.
1. Terremoto valute asiatiche?
Le valute asiatiche sono state colpite da un dollaro rafforzato per gran parte degli ultimi due anni e la situazione sta peggiorando. In un giorno, la rupia indonesiana ha registrato il minimo di quattro anni, il won coreano è scivolato ai minimi storici da oltre un anno, mentre la rupia indiana e il dong vietnamita sono crollate.
Il biglietto verde sembra essere inarrestabile nel suo apprezzamento e l’economia Usa che avanza senza essere “turbata” dagli alti tassi di interesse suggerisce che il dollaro può salire ancora. Di consgeuenza, le banche centrali dell’Asia emergente si trovano in un momento difficile.
I buoni dati sull’inflazione nella regione asiatica e la crescita più debole suggeriscono che i politici potrebbero essere giustificati nel tagliare i tassi, ma andare prima della Fed non farebbe altro che danneggiare ulteriormente le loro valute.
La Bank Indonesia si riunisce il 23 e 24 aprile e gli analisti vedono un rischio crescente di un rialzo dei tassi da parte della banca centrale che un tempo si prevedeva fosse tra le prime nella regione a tagliare.
2. PMI sotto la lente
La vischiosa inflazione statunitense e il petrolio in rialzo del 14% quest’anno indicano che le pressioni sui prezzi sono tornate al centro dell’attenzione.
Pertanto, quando verranno pubblicati i PMI flash relativi all’attività economica di aprile in tutte le economie globali, l’attenzione si concentrerà su eventuali segnali di ritorno dell’inflazione, soprattutto nel settore dei servizi. Il PMI statunitense di marzo ha mostrato che i prezzi pagati dalle imprese per i fattori produttivi hanno toccato il minimo degli ultimi quattro anni, mentre l’inflazione nell’area euro è scesa al 2,4% a marzo.
Tuttavia, gli ultimi dati sull’inflazione statunitense e le tensioni in Medio Oriente che mantengono il petrolio a livelli elevati rendono gli investitori nervosi. Un indicatore chiave delle aspettative di inflazione dei mercati dell’area euro ha toccato il livello più alto da dicembre.
I PMI potrebbero anche mostrare che la zona euro non sta andando troppo male. Il PMI di marzo ha evidenziato che l’attività è aumentata per la prima volta da maggio.
3. Trimestrali e dati Usa
Gli utili dei colossi della tecnologia un’altra dose di dati sull’inflazione sono in arrivo, mentre gli investitori si trovano ad affrontare un rally delle azioni statunitensi che inizia a indebolirsi e il venir meno delle aspettative che i tassi statunitensi scenderanno notevolmente quest’anno.
Il produttore di veicoli elettrici Tesla pubblicherà gli utili il 23 aprile, Meta, società madre di Facebook, il 24 e Alphabet, società madre di Google e Microsoft, il 25.
Gli investitori daranno anche un’altra occhiata ai dati sui prezzi il 26 aprile con l’indice dei prezzi della spesa per consumi personali (PCE), che gli economisti intervistati da Reuters prevedono sia aumentato dello 0,3% a marzo.
4. Banche europee al test dei conti
Le banche europee sono sotto osservazione, con l’indice delle banche STOXX in rialzo del 12% finora nel 2024.
Gli aumenti dei tassi di interesse hanno offerto alle banche una spinta dei conti nel 2023, ampliando il divario tra quanto addebitato per i prestiti e quanto pagato ai risparmiatori. Gli investitori esamineranno i prossimi rapporti trimestrali sugli utili per valutare quanto costeranno ai finanziatori i tagli dei tassi della Banca Centrale Europea, previsti a partire da giugno.
Barclays prevede una crescita degli utili pari a zero per le banche europee nel 2024, quindi un modesto aumento del 5% nel 2025. Tuttavia, JPMorgan raccomanda una posizione generale meno pessimistica sui titoli bancari europei, mentre i suoi analisti del credito considerano questi istituti meno esposti al travagliato settore immobiliare commerciale rispetto ai colleghi statunitensi.
BNP Paribas, Deutsche Bank e Barclays sono tra i pezzi grossi che riferiranno la prossima settimana.
5. Medio Oriente, il fuoco è spento o il peggio è in arrivo?
Una delle settimane più incendiarie della decennale “guerra ombra” tra Iran e Israele si è conclusa con un certo sollievo venerdì, dopo che Teheran ha dichiarato di aver sconfitto quello che ha definito un piccolo attacco sul suo territorio da parte di droni israeliani.
I prezzi del petrolio sono scesi e i mercati sono apparsi relativamente impassibili dopo che è diventato chiaro che l’attacco all’Iran era molto più limitato di quanto inizialmente temuto. Tuttavia, la tensione è altissima.
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Secondo un sondaggio condotto da Oxford Economics, questa settimana le preoccupazioni delle imprese per la situazione hanno raggiunto i livelli più alti dagli attacchi del 7 ottobre.
“Se si verificasse una grave escalation - il che significa un’escalation regionale molto più ampia di quella che abbiamo visto finora - allora sì, potremmo avere un grave shock petrolifero”, ha detto Gita Gopinath, il primo vicedirettore generale del Fondo monetario internazionale. Bloomberg Television. “Ma non ci siamo ancora”.
“Con Iran e Israele impegnati in attacchi reciproci diretti, il rischio di una guerra più ampia è aumentato”, ha scritto in una nota l’economista di Bloomberg Ziad Daoud. “Ciò potrebbe accadere intenzionalmente – attraverso una graduale escalation nel ciclo di violenza – o come risultato di calcoli errati. Qualunque sia la causa, l’effetto sull’economia globale sarebbe immenso”.
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