Continua la guerra commerciale tra UE e Cina sulle auto elettriche: con l’entrate in vigore dei dazi, ora è Pechino a boicottare il mercato europeo?
Ora che l’Europa ha approvato l’imposizione dei dazi sulle auto elettriche cinesi, è il dragone a “boicottare” il mercato europeo.
Come già affermato nelle sedi ufficiali e istituzionali di Bruxelles, il via libera alle tariffe aggiuntive sui veicoli elettrificati Made in China che entrano in Ue non ha comunque chiuso il canale diplomatico. La Cina e l’UE sono infatti al lavoro, tramite intensi colloqui, per giungere a un accordo che potrebbe evitare lo scontro su un settore cruciale per entrambe come quello dell’automotive. Le tariffe entrano in vigore a partire da mercoledì 30 ottobre e rimangono valide per i prossimi cinque anni.
Lo strappo europeo, quindi, c’è stato e Pechino sta agendo di conseguenza. Dopo aver annunciato ritorsioni sulle esportazioni europee di brandy e non solo, la potenza asiatica starebbe chiedendo ai produttori di automobili di smettere di stipulare nuovi accordi con partner europei e di interrompere la ricerca di impianti di produzione all’interno dell’UE.
La vendetta di Pechino contro l’Europa sulle auto elettriche
Il governo cinese ha chiesto ai produttori di auto elettriche del Paese di agire con grande prudenza, mentre Pechino cerca di raggiungere un accordo per evitare i dazi europei fino al 45% sulle auto prodotte in Cina.
Secondo fonti estere, infatti, la posizione del dragone nei confronti dell’Europa è ancora molto rigida e critica, nonostante la volontà di Bruxelles di trovare un punto di incontro per evitare le tariffe (che intanto sono entrate in vigore).
Le ultime notizie di fine ottobre raccontano che l’Unione Europea ha deciso di inviare funzionari a Pechino per tenere ulteriori colloqui volti a trovare un’alternativa alle tariffe.
Accettare l’invito della Cina a recarsi a Pechino suggerisce che ci sia un certo slancio nei negoziati, secondo le indiscrezioni. Tuttavia, l’avvertimento di chi conosce la questione è che un accordo per sostituire i dazi, entrato in vigore mercoledì, rimane complicato. I piani sono ancora in fase di definizione e devono essere coordinati con Pechino.
Le due parti hanno esplorato se si possa raggiungere un accordo sui cosiddetti impegni sui prezzi, un meccanismo complesso per controllare i prezzi e i volumi delle esportazioni, utilizzato per evitare le tariffe. Sia Bruxelles che Pechino hanno però indicato che le differenze di vedute rimangono significative.
Finora, otto round di colloqui non sono riusciti a produrre una svolta e le proposte avanzate non hanno ancora soddisfatto i severi requisiti dell’UE, tra cui l’allineamento con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio e l’adeguamento dell’effetto dei dazi. Il blocco delle 27 nazioni vuole anche garantire che l’UE possa monitorare gli accordi per la conformità e l’applicabilità.
La Cina, intanto, ha messo in guardia le case automobilistiche dal cercare accordi individuali con l’UE e ha minacciato di congelare gli investimenti negli stati membri che hanno sostenuto i dazi e di reagire con sanzioni sui prodotti europei, tra cui latticini, carne di maiale e brandy, nonché automobili con motori di grandi dimensioni.
Pechino ha anche fortemente consigliato alle proprie aziende di ripensare i progetti di investimento e di produzione nei territori europei. Il nodo delle sanzioni sulle auto elettriche è molto più difficile da sciogliere di quanto si possa pensare.
La guerra commerciale UE-Cina potrebbe essere solo all’inizio, anche se, nonostante dazi e boicottaggi, l’apertura del canale diplomatico indica quanto i due mercati abbiano bisogni l’uno dell’altro.
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