Ue, via libera ai dazi sulle auto elettriche cinesi. Cosa succede adesso?

Violetta Silvestri

4 Ottobre 2024 - 13:19

I Paesi membri Ue hanno accolto la proposta della Commissione europea per imporre dazi alle auto elettriche cinesi. Chi ha votato contro e cosa succede adesso?

Ue, via libera ai dazi sulle auto elettriche cinesi. Cosa succede adesso?

I Paesi Ue hanno approvato la proposta della Commissione europea di imporre dazi sui veicoli elettrici Made in China.

Il braccio esecutivo della regione può ora procedere con l’attuazione delle tariffe che dureranno cinque anni, ma il canale diplomatico rimane aperto. “L’Ue e la Cina continuano a lavorare intensamente per esplorare una soluzione alternativa che dovrebbe essere pienamente compatibile con le norme dell’OMC, idonea a contrastare il problema delle sovvenzioni pregiudizievoli accertate dall’indagine della Commissione, monitorabile e applicabile”, si legge nella nota.

Dieci stati membri hanno votato a favore della misura, mentre la Germania e altri quattro hanno votato contro e dodici si sono astenuti.

Con questo ulteriore passo, c’è ora il sostegno dagli Stati membri dell’Ue (ma non a maggioranza qualificata) per imporre tariffe fino al 45% sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi in quello che è il caso commerciale di più alto profilo dell’Unione. Cosa succede adesso e quale sarà la risposta di Pechino?

Dazi Ue alle auto elettriche fino al 45%: c’è l’ok degli Stati

La Commissione europea ha ufficialmente annunciato nella mattinata del 4 ottobre che:

...la proposta della Commissione europea di imporre dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria (BEV) dalla Cina ha ottenuto il supporto necessario dagli Stati membri dell’UE per l’adozione delle tariffe. Ciò rappresenta un altro passo verso la conclusione dell’indagine anti-sovvenzioni della Commissione

L’Ue e il dragone continueranno i negoziati per trovare un’alternativa alle tariffe. Le due parti stanno infatti valutando se si possa raggiungere un accordo su un meccanismo per controllare i prezzi e i volumi delle esportazioni al posto dei dazi.

La Commissione ha però più volte affermato che qualsiasi alternativa alle tariffe deve avere requisiti rigorosi, tra cui l’allineamento alle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio, tenere conto dell’impatto dei sussidi cinesi e avere un sistema che l’Ue sia in grado di monitorare il rispetto.

Le nuove aliquote tariffarie saranno pari al 35% per i produttori di veicoli che esportano dalla Cina. I nuovi dazi si aggiungeranno all’attuale aliquota del 10%. I dazi variano dal 7,8% per Tesla al 35,3% per SAIC e altre aziende che secondo l’Ue non hanno collaborato all’indagine.

A questo punto, entro e non oltre il 30 ottobre 2024 dovrà essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale un regolamento di esecuzione della Commissione contenente le conclusioni definitive dell’inchiesta, come specificato nella nota.

Chi ha votato i dazi alla Cina? Germania contraria

Secondo fonti dell’Ue, la votazione ha visto dieci membri favorevoli alla proposta, cinque contrari e dodici astenuti.

Ci sarebbe voluta l’opposizione di una maggioranza qualificata di 15 membri dell’Ue, che rappresentano il 65% della popolazione, per bloccare la proposta. Le attese avevano ampiamente previsto l’esito, poiché Francia, Italia e Polonia (Stati grandi) avevano annunciato un voto favorevole.

Parigi ha sempre espresso sostegno, spingendo l’Ue ad avviare indagini su potenziali tariffe. La Germania, invece, si è espressa contro, esprimendo preoccupazione per le conseguenze per i suoi produttori di automobili.

Il CEO della BMW Oliver Zipse ha descritto il voto come un segnale fatale per l’industria automobilistica europea. Ha affermato che era necessario un rapido accordo tra Bruxelles e Pechino per prevenire un conflitto commerciale.

La Volkswagen ha affermato che i dazi previsti rappresentano l’approccio sbagliato.

Insieme alla Germania, altri quattro Paesi hanno votato contro i dazi, secondo i conteggi di Politico.eu. Tra questi, l’Ungheria di Viktor Orbán e la Slovacchia di Robert Fico, così come Malta. La Slovenia è diventata contraria, dopo essersi astenuta a luglio.

Il Primo Ministro Pedro Sánchez, che aveva chiesto all’UE di riconsiderare i dazi durante una visita in Cina il mese scorso, ha effettivamente cambiato il voto del suo Paese da favorevole ad astenuto.

Cosa farà la Cina?

Le possibili ritorsioni da parte della Cina sono ora una preoccupazione.

Pechino ha già avviato indagini antidumping sulle esportazioni di carne di maiale e brandy dall’Ue, nonché un’indagine antisovvenzioni sui prodotti lattiero-caseari proveniente dai Paesi europei.

I produttori cinesi di veicoli elettrici dovranno decidere se assorbire i dazi o aumentare i prezzi, in un momento in cui il rallentamento della domanda interna sta riducendo i loro margini di profitto. La prospettiva dei dazi ha spinto alcuni produttori di automobili cinesi a prendere in considerazione l’idea di investire in fabbriche in Europa, il che potrebbe aiutarli a eludere i dazi.

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