I mercati oggi scontano la fine dei rialzi dei tassi a livello globale. I segnali di una politica monetaria più accomodante sono arrivati da dati Usa e da dichiarazioni Bce. Cosa accadrà?
Dai mercati arriva un messaggio chiaro oggi: le banche centrali hanno ormai finito di aumentare i tassi di interesse e l’unica opzione, prima di vedere i tagli al costo del denaro, è quella di “più alti, più a lungo”.
Nel dettaglio, le azioni dell’area Asia-Pacifico hanno guadagnato terreno dopo che si sono rafforzate le scommesse che il livello massimo dei tassi di interesse sia ormai raggiunto a livello globale, spingendo al ribasso i rendimenti obbligazionari.
I rendimenti dei titoli di Stato giapponesi a 10 anni di riferimento sono scesi al minimo da metà agosto allo 0,62%, seguendo un calo notturno per i rendimenti equivalenti del Tesoro statunitense. Inoltre, il raffreddamento dei dati sul mercato del lavoro ha consolidato l’opinione secondo cui la Federal Reserve ha finito di aumentare il costo del denaro.
Stesso sentiment in Europa, dove le parole del “falco” Bce Schnabel hanno rafforzato l’idea che la politica monetaria aggressiva della Bce volge al termine. Finora, i mercati e le opinioni dei membri delle banche centrali sono stati piuttosto distanti, con gli investitori fiduciosi nella fine dei rialzi dei tassi e i funzionari Fed e Bce molto più prudenti.
Perché i mercati oggi scommettono sulla fine dei rialzi dei tassi
Le azioni europee sono destinate a un inizio di giornata rialzista se seguono l’esempio dell’Asia-Pacifico, sostenute da un calo dei rendimenti obbligazionari e dalla crescente fiducia che il ciclo di inasprimento delle principali banche centrali abbia ormai raggiunto il suo picco.
Anche negli Usa si respira lo stesso clima. I futures sulle azioni statunitensi sono aumentati dopo che un ulteriore rallentamento del mercato del lavoro ha rafforzato la speculazione che la Federal Reserve taglierà i tassi di interesse il prossimo anno per evitare una recessione.
I titoli di Stato statunitensi a 10 anni hanno toccato il minimo di tre mesi con rendimenti al 4,163% martedì prima di risalire leggermente al 4,195% nell’ultima sessione. Secondo lo strumento FedWatch del CME Group, le scommesse su un primo taglio della Fed entro marzo ammontano ora a circa il 64%.
Le aspettative su minori costi di finanziamento hanno dato impulso ai mercati azionari, dove i titoli tecnologici ne hanno tratto vantaggio più di altri.
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Perché i mercati sono “contro” Fed e Bce?
Nella notte, i dati sull’occupazione negli Stati Uniti sono risultati più deboli del previsto. Un buon risultato sul settore dei servizi si è inoltre aggiunto alla narrazione di un atterraggio morbido per l’economia mentre la Fed sta per cambiare strategia con l’allentamento monetario, secondo gli analisti.
Con i mercati quasi certi che un taglio dei tassi Fed è ormai imminente, la retorica accomodante dei funzionari della Banca centrale europea e la decisione della Reserve Bank of Australia di mantenere la politica stabile martedì hanno alimentato le scommesse che ormai i tassi a livello globale non saliranno più. Si prevede che anche la Banca del Canada si prenda una pausa e lasci i tassi invariati.
In questo contesto, le prossime riunioni di Fed e Bce - rispettivamente il 13 e il 14 dicembre - sono attese più che mai.
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