Grandi novità sul fronte banche e NPL: la BCE sta lavorando ad una soluzione più morbida che permetterà a Paesi come l’Italia di risolvere il problema più efficacemente.
Sul fronte NPL la BCE pare pronta ad ammorbidire la propria posizione.
Una vera e propria novità di cui le banche italiane, in particolar modo, potrebbero risentire positivamente.
Stando a quanto emerso nelle ultime ore, infatti, la Banca centrale europea starebbe oggi lavorando ad una soluzione più accomodante, tale da permettere alle banche stesse di risolvere al più presto il problema NPL, quei Non Performing Loans che hanno a lungo pesato sui conti e sulle tasche degli istituti.
Banche e NPL: quanto pesano i crediti deteriorati oggi?
Dopo l’opposizione emersa nei confronti della prima proposta, la vigilanza della BCE è tornata a riflettere sui NPL, un problema di cui hanno particolarmente sofferto le banche italiane.
Negli ultimi anni gli istituti del Vecchio Continente hanno tentato in tutti i modi di procedere ad una drastica riduzione dei citati Non Performing Loans, eppure, nonostante le misure volte al raggiungimento dello scopo, sono ancora 721 i miliardi di euro di crediti in pancia alle banche europee. Ancora oggi, la maggior parte dei suddetti NPL è detenuta dall’Italia, dal Portogallo e dalla Grecia e i crediti deteriorati:
“continuano a rappresentare un problema non solo per la redditività e la stabilità delle banche, ma anche per l’economia nel suo insieme. I Non Performing Loans rendono più difficile per le banche fornire nuovi prestiti all’economia, il che impedisce a quest’ultima di crescere”,
ha spiegato Pentti Hakkarainen, membro del supervisory board della Bce.
Le novità dalla BCE
La proposta del SSM (Single Supervisory Mechanism) di obbligare le banche a smaltire NPL entro un determinato periodo di tempo ha incontrato svariate opposizioni che hanno imposto alla BCE di ripensare la materia. Di qui la necessità di una soluzione di compromesso, più flessibile, di cui potrebbero beneficiare soprattutto le citate banche italiane, portoghesi e greche.
L’obiettivo? Sempre lo stesso, ossia un’ulteriore riduzione dei livelli di NPL che negli ultimi anni sono già scesi dal 7,6% al 4,9%.
Stando a quanto emerso nelle ultime ore, il SSM starebbe pensando di garantire alle banche italiane ed europee un certo numero di anni per lo smaltimento (come da proposta iniziale), ma con delle eccezioni, che farebbero riferimento ad esempio a quegli Stati dai lenti sistemi giudiziari come l’Italia.
Tra le soluzioni, qualcuno ha anche parlato della possibilità di dividere le banche e i prestiti in «cluster» in base alla percentuale problematica del portafoglio o all’esposizione a un settore con problemi evidenti. Il tutto, magari, di pari passo con una fase di consolidamento del settore, oggi caratterizzato da Paesi “sovra-bancarizzati”.
“Per ciò che riguarda la gestione dello stock di Npl stiamo ancora sviluppando la nostra politica ma prevedo di essere in grado di parlarne con voi più in dettaglio quest’anno”,
ha comunque puntualizzato la responsabile della supervisione della Bce, Danièle Nouy, rimandando la comunicazione di ipotetiche novità ai prossimi mesi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA