I bassi tassi di interesse, il rallentamento economico, i deboli volumi del trading e l’avanzamento delle tecnologie mettono a rischio il posto di lavoro di migliaia di banchieri
L’estate 2019 per le banche di investimento è rovente. Sono decine di migliaia i tagli al personale svolti da questi istituti a causa di bassi tassi di interesse, volumi di trading sottili e degli algoritmi.
Dallo scorso aprile, HSBC, Barclays, SocGen, Citigroup e Deutsche Bank, hanno annunciato quasi 30.000 licenziamenti. Di questi, 18.000 sono solo da parte di DB. In generale, questi numeri rappresentano circa il 6% della forza lavoro.
Non solo Europa. Il problema dei tagli è presente anche Oltreoceano: stando ai dati del New York Department of Labor di giugno 2019, i lavori relativi al trading in azioni e commodity sono scesi del 2% rispetto al medesimo periodo del 2018 (2.800 posizioni in meno).
In Borsa, gli indici rappresentativi degli istituti di credito hanno sottoperformato il mercato: da quando gli yield dei bond governativi statunitensi hanno iniziato a scendere in maniera decisa, a novembre 2018, l’indice KBW Bank (listino rappresentativo degli istituti di credito a stelle e strisce) ha ceduto oltre il 6%.
In Europa invece, nel medesimo periodo, l’Eurostoxx Banks ha segnato un rosso di quasi il 19%, aggiornando oggi, 13 agosto 2019, i minimi dal 6 luglio 2016, a 77,74 punti.
Banche d’investimento: molti problemi da affrontare
Per le banche d’investimento sono numerosi gli ostacoli da superare, tra cui l’ingente quantità di bond a rendimento negativo, che lo scorso 7 agosto ha raggiunto quota 15,621 mila miliardi di dollari.
Oltre a questo, la crescente automatizzazione del settore sta portando a prodotti derivati più complessi, complicando inoltre il trading in materie prime e titoli di Stato.
Non si deve dimenticare che gli istituti si stanno preparando per Basilea IV (in vigore dal 2022) che prevede maggiori requisiti patrimoniali.
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