Due sondaggi su aspettative di inflazione e salari hanno fornito nuovi indizi alla Bce, in vista della riunione del 16 marzo. Cosa accadrà al costo del debito?
Mentre si avvicina la prossima riunione Bce (16 marzo), continuano le speculazioni sull’entità e la durata dei rialzi dei tassi di interesse.
A sostenere tesi più caute o stime su una maggiore aggressività di Francoforte sono i dati economici: proprio l’Eurotower ne ha aggiornati 2 molto importanti. Riguardano le aspettative su inflazione e crescita dei salari, considerati dei veri e propri driver per le decisioni di politica monetaria.
Cosa hanno rivelato e quale orientamento per la Bce nei prossimi incontri?
Bce: aspettative inflazione e salari contranti. Cosa accadrà?
Le aspettative dei consumatori per l’inflazione della zona euro sono diminuite “in modo significativo”, secondo la Banca centrale europea, rafforzando le richieste di rallentamento del ritmo degli aumenti dei tassi di interesse.
Le aspettative per i prossimi tre anni sono scese al 2,5% a gennaio dal 3% di dicembre, ha dichiarato la Bce nel suo sondaggio mensile. C’è stato un calo anche nei successivi 12 mesi, dal 5% al 4,9%.
Il dato arriva poco più di una settimana prima che i politici fissino i costi di indebitamento, con un aumento di mezzo punto dei tassi ormai certo. Le percentuali seguono anche una lettura peggiore del previsto la scorsa settimana per l’inflazione di fondo, che ha raggiunto un record e ha incoraggiato i falchi che sostengono una stretta monetaria prolungata.
Le obbligazioni tedesche sono avanzate dopo il rilascio di questi sondaggi, abbassando il rendimento a 10 anni fino a 11 punti base, al 2,64%. Da evidenziare, inoltre, che proprio in Germania il calo delle aspettative di inflazione in tre anni è stato più pronunciato e i consumatori ora prevedono che la crescita dei prezzi rallenterà fino all’obiettivo del 2% della Bce.
Le famiglie, però, si aspettano in media un aumento del reddito nominale dell’1,3% nei prossimi 12 mesi, un incremento modesto considerando l’elevata crescita dei prezzi, ma comunque superiore all’1% registrato nell’indagine di dicembre.
I responsabili politici della banca centrale vedono una crescita dei salari nominali di circa il 5% quest’anno, la più rapida da anni. Una stima problematica per fissare i rialzi dei tassi di interesse, poiché l’aumento delle retribuzioni è valutato come una spinta all’inflazione.
I 2 sondaggi, quindi, hanno offerto segnali avversi: meno inflazione attesa, ma salari più alti. La Bce resta sotto pressione.
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