Beko salva con un’intesa storica: in 5 punti, ecco cosa prevede il piano che diminuisce gli esuberi ed evita chiusure in Italia.
Momento storico per Beko, dalla crisi alla salvezza grazie a un’intesa che promette la rinascita degli stabilimenti in Italia.
A novembre scorso le prospettive erano pessime con quasi 2.000 esuberi in primo piano e molta incertezza sull’attività produttiva di alcuni siti nel nostro territorio.
L’accordo quadro siglato da Beko Europe, Governo, Regioni e parti sociali presso il Mimit e approvato dall’88% delle assemblee dei lavoratori prevede nuovi investimenti da parte dell’azienda, minori esuberi e e l’acquisizione del sito toscano destinato alla chiusura grazie all’accordo di nuovi soggetti.
“Tutti gli stabilimenti rimarranno in attività, non ci saranno licenziamenti ma, eventualmente, in qualche caso, uscite volontarie incentivate. Credo che sia un grande successo del sistema Italia”, ha commentato il ministro Urso.
Con questo accordo dovrebbe iniziare una nuova fase per l’azienda in Italia. Ma i mesi scorsi sono stati drammatici. Facciamo un passo indietro. La crisi Beko è esplosa nell’inverno scorso. Il declino del settore elettrodomestici, manifestatosi in questi ultimi tempi in Europa, ha coinvolto anche l’azienda nata appena un anno fa dalla joint venture tra l’americana Whirlpool e la turca Arçelik, società madre di Beko.
Inizialmente, la dirigenza aveva palesato un quadro desolante sul futuro aziendale: ridimensionamento dei profitti e dei piani di produzione e, soprattutto, dei progetti negli stabilimenti in Europa e in Italia. Domanda in calo da parte dei consumatori e una crescente concorrenza asiatica sono state additate come principali cause di un tale arretramento.
La pressione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, però, ha portato i suoi frutti: per Beko si può parlare di una rinascita produttiva. Ecco l’accordo storico in 5 punti.
Beko verso il rilancio industriale in Italia. Il piano in 5 punti
La salvezza degli stabilimenti Beko in Italia e, soprattutto, della maggior parte dei lavoratori in essi impiegati passa attraverso il piano di rilancio ora ufficiale dopo estenuanti trattative e con la firma degli interessati presso il ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Secondo il ministro si tratta di “un accordo importante, storico, per governare al meglio questa transizione industriale salvaguardando la forza straordinaria del Made in Italy che diventa, di fatto, per questa grande multinazionale il centro propulsivo in Europa”.
L’intesa salva una situazione industriale, quella delle fabbriche italiane degli elettrodomestici del gruppo turco, che era apparsa piuttosto disperata a fine 2024. Questi i punti salienti del piano di rilancio:
- investimento aziendale di 300 milioni di euro nel periodo 2025-2027;
- riduzione degli esuberi a 1.284 (non più i quasi 2.000 ipotizztai all’inizio) da gestire con ammortizzatori sociali conservativi, uscite volontarie, scivoli pensionistici e buonuscite fino a 90.000 euro per gli over 50 non pensionabili.
- nessun licenziamento collettivo;
- protocollo d’intesa Comune Siena-Invitalia per acquisizione del sito di Siena;
- obiettivi industriali e produttivi specifici per ognuno degli stabilimenti italiani
Questo ultimo punto è considerato cruciale per il futuro produttivo in Italia. Nello specifico, Beko si impegna ad attivare le fabbriche italiane in questo modo:
prodotti da incasso per la cottura e la refrigerazione a Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese con investimento da 136 milioni di euro; polo europeo per le parti di ricambio, accessori e il centro di ricondizionamento per gli elettrodomestici usati a Carinaro con 5 milioni di euro, in provincia di Caserta; piani di cottura a gas, radianti e induzione a Melano, provincia di Ancona con 62 milioni investiti, tra i quali 1,5 milioni per efficienza energetica; assemblaggio lavasciuga e lavasciuga-lavatrici da incasso di alta gamma a Comunanza, provincia di Ascoli Piceno con 15 milioni di investimenti per lo sviluppo industriale e altri 3 milioni indirizzati al green.
La reindustrializzazione del sito senese è un altro aspetto rilevante, con i 299 lavoratori coinvolti che non saranno licenziati ma avranno accesso agli ammortizzatori.
Anche i vertici turchi hanno espresso soddisfazione: “L’Italia è sempre stata un pilastro strategico per le nostre attività globali e l’accordo di oggi segna un passo decisivo per il futuro del nostro gruppo nel Paese”, ha commentato Fatih Ebiçlioğlu, presidente della divisione Beni di Consumo Durevoli di Koç Holding e presidente di Beko Europe.
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