Benzina in aumento, per il governo la colpa è delle accise, ma non si accenna al taglio. Nel frattempo, si intensificano i controlli, ma il confronto con l’Europa non è tra i migliori.
Continua l’aumento della benzina, con lo scontento dei consumatori ma anche dei distributori, i quali criticano particolarmente i cartelli di esposizione con i prezzi medi, giudicati una strategia controproducente. Per il governo la colpa è delle accise, tolte le quali il prezzo netto dei carburanti è inferiore al corrispettivo adottato in altri Paesi europei. Inutile sottolineare, però, che le famiglie non pagano il prezzo depurato dalle accise e devono sopportare un prezzo medio di 2 euro al litro, quasi 3 euro nelle peggiori delle ipotesi.
Il governo resta però fermo sul punto, nessun taglio delle accise perché i rincari non sono considerati anomali ma solo da tenere sotto controllo per eventuali irregolarità. C’è anche da dire che c’è un importante beneficio fiscale in ballo, con un introito di 2,2 miliardi di euro alle casse pubbliche in una sola settimana.
Benzina in aumento, ma il governo non vuole tagliare le accise
L’associazione dei benzinai protesta contro il sedicesimo aumento di seguito del costo dei carburanti e i distributori lamentano l’inefficacia della strategia adottata dal governo contro il caro benzina, ovvero l’esposizione dei cartelloni con il prezzo medio. Con il carburante che è arrivato sovente molto vicino alla soglia dei 3 euro al litro – e si aggira comunque a una media di 2 euro – il governo non giudica il costo allarmante, perché considerato al netto delle accise.
Adolfo Urso, ministro delle Imprese, ha definito la situazione del caro benzina perfettamente sotto controllo, valutando che il prezzo industriale della benzina depurato dalle accise è inferiore rispetto ad altri Stati comunitari, tra cui Francia, Spagna e Germania. Insomma, la colpa del caro prezzi è delle accise, ma non si accenna minimamente al taglio promesso negli anni precedenti.
Proprio la premier Giorgia Meloni chiedeva addirittura l’abolizione delle accise sul carburante, di pari passo con Matteo Salvini che fino a settembre dell’anno scorso reclamava a gran voce una presa di posizione. Eppure, il governo Meloni ha eliminato l’agevolazione introdotta dall’esecutivo Draghi, con lo sconto di 30 centesimi al litro sulle accise in vigore fino a gennaio che ha aiutato a contenere gli aumenti, e non intende intervenire con un nuovo taglio.
Diverse volte i ministri hanno giudicato non necessario un intervento, tra cui il ministro Urso che di recente ha sottolineato la differenza del prezzo adottato in Italia rispetto al resto dell’Europa (però depurato dalle accise), ma non tutti sono d’accordo. Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd, ha definito questa analisi sul caro benzina “del tutto fuori dalla realtà”. Per ora restano in vigore soltanto i cartelloni informativi e viene sollecitato il controllo da parte della Finanza per le eventuali irregolarità, che comunque non sono poche secondo il comando generale, che riporta una media di 1 irregolarità su 4.
Il confronto del solo prezzo industriale con gli altri Paesi europei, però, non si dimostra equo. Come riportato da Unem, la tassazione incide sul prezzo della benzina in Italia del 57%. Soltanto la Finlandia riporta valori maggiori, con una tassazione che grava del 58,3%. Per contro, il peso delle tasse sulla benzina è inferiore anche in Germania (54,4%) e in Francia (54,1%), dove il peso maggiore delle accise è compensato dall’Iva più bassa.
Benzina in aumento, oltre 2 miliardi di euro alle casse di Stato
Assoutenti ha provato a calcolare il possibile guadagno delle casse pubbliche tra accise e Iva sui carburanti, stimando in un incasso pari a circa 2,27 miliardi di euro nella seconda settimana di agosto. Nello specifico, dal 7 al 13 agosto il prezzo medio fornito dal ministero della Sicurezza energetica era pari a 1,939 euro/litro per la benzina e a 1,827 euro/litro per il gasolio.
Per la benzina, i consumatori italiani hanno quindi pagato 1,077 euro di tasse su ogni litro di carburante, in particolare 0,728 di accisa e più di 0,349 euro per l’Iva. Sul gasolio, invece, ha gravato una tassazione di 0,946 euro/litro, di cui 0,617 euro per le accise e 0,329 euro di Iva. Tassazioni che con gli spostamenti per le vacanze estive – una stima di 15 milioni di auto e una media di 3 pieni per andata e ritorno – hanno prodotto un guadagno pubblico di oltre 2 miliardi di euro.
Nel complesso, Assoutenti ha rilevato che a oggi le tassazioni – tra il livello fisso delle accise e le variazioni dell’Iva sul prezzo industriale – pesano del 55,6% sulla benzina e del 51,8% sul gasolio, sempre prendendo come riferimento 1 litro di carburante. Così, il presidente dell’associazione, Furio Truzzi, ha richiesto l’introduzione di “meccanismi automatici di riduzione di Iva e accise su benzina e gasolio in occasione dell’incremento dei prezzi industriali”.
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