Perché le élite globaliste potessero attuare il loro progetto era necessario che sul soglio di Pietro salisse un vescovo woke.
La presenza di Bergoglio in Vaticano ha avuto grandi influenze sugli assetti geopolitici ed economici mondiali. Questo perché Bergoglio ha fatto una scelta di campo ben precisa: ha contratto un’alleanza con i maggiori esponenti della finanza internazionale e con le élite del farmaco che, in questi ultimi anni, hanno fortemente condizionato le scelte politiche di ogni Paese, svuotando, di fatto, le democrazie di quei diritti che una volta erano ritenuti fondamentali e, dunque, inviolabili. Uno dei primi Stati a violare il diritto naturale è stato proprio lo Stato vaticano, il quale ha operato da apripista nell’ambito delle politiche pandemiche (obbligo vaccinale e green pass!), seguito dall’Italia.
Bergoglio tra globalismo e capitalismo
Porsi come guida morale dei sedicenti guardiani del Capitalismo Inclusivo è una scelta di campo molto chiara: vuol dire appoggiare il nuovo socialismo capitalistico globalista, sintetizzato nello slogan di Davos «Non possederai nulla e sarai felice». Nel 2014, Bergoglio inviò un messaggio al WEF (World Economic Forum) tramite il Card. Peter Turkson, dove esaltava l’approccio inclusivo, principio incarnato l’8 dicembre 2020 nel Capitalismo Inclusivo e che lo vede «guida morale» del «Consiglio guidato da un nucleo di leader globali, noti come Guardiani del capitalismo inclusivo», leader che «rappresentano oltre 10.500 miliardi di dollari di asset in gestione, aziende con una capitalizzazione di mercato di oltre 2.100 miliardi di dollari e 200 milioni di lavoratori in oltre 163 Paesi».
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