Michael Burry, l’uomo che scommise e vinse contro i subprime, alla fine del secondo trimestre ha azzerato le sue posizioni sull’azionario Usa, tenendo solo un piccolo pacchetto di GEO Group. Perché?
La scorsa settimana ha suscitato scalpore la vendita di titoli da parte del CeO e del presidente di BlackRock, Larry Fink e Robert Kapito, un alleggerimento combinato di portoflio di circa 54 milioni di dollari. La domanda cominciò a circolare insistente: mossa anticipatoria di crash? Cosa sapevano i vertici del big player per eccellenza che i comuni mortali ancora ignorano?
A far aumentare la suspense, il precedente che vide Larry Fink scaricare titoli con grande tempismo all’inizio del 2020, una vendita combinata fra gennaio e febbraio per circa 25 milioni di dollari che anticipò il tonfo legato all’esplosione della pandemia da Covid. Altresì, il nostro eroe non è nuovo a mosse di disinvestimento per mere ragioni fiscali. Qual è la lettura esatta, cosa si nasconde dietro quel sell? In attesa che il mercato sveli l’arcano, ecco che il 13F di Scion Capital
ci dice qualcosa di più. E di maggiormente inquietante: alla fine del secondo trimestre, Mr. Big Short ha liquidato il suo intero portoflio. Anzi no, ha tenuto un piccolo pacchetto azionario di GEO Group, un’azienda di Boca Raton in Florida il cui core business appare rivelatore: è uno dei principali gestori di penitenziati privati degli Usa.
Andando con ordine, chi è Mr. Big Short? Al secolo Michael Burry, l’uomo che scommise e vinse contro i mutui subprime, splendidamente interpretato al cinema da Christian Bale in The big short. Lo Scion Capital è il suo fondo, di fatto uno dei barometri occulti ed eterodossi cui guardano gli operatori di mercato per cercare di cogliere i trend sul nascere. Quelli che non finiscono sulla prima pagina del Wall Street Journal. Quantomeno, fino a quando non si sono avverati, divenendo notizia sotto forma di crollo. Perché Burry è un cosiddetto permabear, un investitore costantemente focalizzato sulle criticità sottostanti del mercato: in primis, abuso strutturale di leverage e manipolazione sistemica da parte delle Banche centrali.
E quando un personaggio con quel curriculum vitae e quelle referenze, il 4 agosto pubblica un tweet del genere
— Cassandra B.C. (@MichaelJBurry__) August 4, 2022
ecco che la diffusione del resoconto delle posizioni finanziarie del suo gruppo, obbligatoria negli Usa per chi detiene posizioni in titoli azionari Usa superiori ai 100.000 dollari, diventa una sorta di pietra filosofale. E cosa ha fatto Burry prima della fine del secondo trimestre? Ha appunto liquidato il suo intero portoflio, contenente nomi come Alphabet, Fabebook, Meta, Bristol-Myers e Apple e ha mantenuto una piccola detenzione da 3,3 milioni di dollari in GEO Group, operatore fra i più noti e attivi nel sempre più fruttuoso e diffuso (causa mancanza di fondi federali e budget all’osso) business delle prigioni private.
Al netto del fatto che il 13F non contenga informazioni né su posizioni su securtities estere, né su quelle shorts, pare di leggere fra le righe due indicazioni. Primo, Micharl Burry si prepara a un tonfo da policy error della Fed epocale. Secondo, pare scommettere sulla Terza guerra civile americana, tenendo per buona come seconda quella raccontata nel suo distopico film da Joe Dante. E il fatto che, appena la notizia è cominciata a circolare, il medesimo titolo di GEO Group abbia guadagnato il 10% a Wall Street con un intraday di oltre il 12% pare confermare l’attenzione del mercato alle mosse di Mr. Big Short.
Insomma, l’indicazione da seguire pare quella di un’impostazione ribassista giustificata da una Fed che non prenda abbastanza in considerazione il rischio recessivo, quantomeno a livello di mossa sui tassi alla riunione di settembre e da un clima nel Paese che appare decisamente in ebollizione. Burry sta quindi scommettendo sul combinato di malcontento crescente a causa dell’erosione del potere d’acquisto della classe media, tensione politica interna in vista del mid-term e soprattutto ritorno della contrapposizione bipolare in seno alla società americana, dopo il blitz dell’FBI nella residenza in Florida di Donald Trump? Certo, cittadini rovinati da un crash azionario e sovra-eccitati da un ex presidente accusato di trafugare documenti nucleari top secret potrebbero tramutarsi potenzialmente in clienti del GEO Group. In massa. E non nel detenere azioni.
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