Si tratta di un biocombustibile gassoso ottenuto dalla fermentazione, in assenza di ossigeno e a temperatura controllata, delle biomasse
Tra le fonti di energia alternative, il biogas è una delle più utilizzate. Si tratta di un biocombustibile gassoso ottenuto dalla fermentazione delle biomasse - in assenza di ossigeno e a temperatura controllata -, ossia materia organica generata dalle piante e dagli animali.
Il processo è reso possibile dall’azione di microrganismi attivi che, tramite la digestione anaerobica, convertono i residui in biogas, composto per il 50-70% da metano e da una percentuale minore di CO2 e altri componenti, e digestato, un materiale liquido che può essere usato come fertilizzante nelle coltivazioni.
Il biogas può essere usato per ricavare energia termica ed elettrica. Gli impianti di cogenerazione rendono possibile combinare le due forme di energia e migliorare la resa energetica. Queste caratteristiche rendono vantaggioso l’uso del biogas come combustibile per il riscaldamento domestico o come carburante per l’autotrazione.
L’uso del biogas e la differenza con il biometano
Il biogas non deve essere lavorato quando viene impiegato per la produzione di calore ed elettricità con motori cogenerativi. Tuttavia prima di usarlo negli autoveicoli o immetterlo nelle reti di distribuzione del gas è essenziale sottoporlo a un processo di purificazione che innalzi al 95-98% la percentuale di metano che contiene. Se ne aumenta così il potere calorifico. Bisogna però tenere presente che in questo caso di parla di “biometano” e non di biogas.
Con un metro cubo di biogas si producono circa 1,8-2,2 kWh di energia elettrica e circa 2-3 kWh di energia termica.
Come funziona un impianto di biogas?
Negli impianti di biogas, il biocombustibile gassoso viene prodotto per digestione anaerobica partendo dalle biomasse. Quest’ultime derivano dagli scarti agricoli o dai rifiuti organici, originati da vari settori. Si parla, per esempio, dei residui colturali della produzione agricola, dei sottoprodotti animali dell’ambito agroindustriale e dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti solidi organici. In base alle biomasse utilizzate, le tecnologie e le strutture presenti in un impianto di biogas possono variare. Non mancano però alcuni punti in comune.
Nella maggior parte dei casi, in un impianto di produzione del biogas è possibile trovare dei serbatoi in cui avviene la miscelazione e il pretrattamento delle biomasse; uno o più digestori anaerobici, nei quali si verifica il processo di fermentazione a opera dei batteri; una vasca di stoccaggio contenente le biomasse digerite i materiali inutilizzati durante la digestione; un gasometro, nel quale il biogas può essere stoccato per poi essere prelevato in un secondo momento come combustibile.
Quali sono i vantaggi di questo biocombustibile?
L’uso del biogas è vantaggioso sotto molteplici punti di vista. In primo luogo rappresenta una preziosa fonte di energia più sostenibile e si inserisce quindi in un discorso di economia verde e circolare, che punta a minimizzare l’impatto dell’attività umana sull’ambiente.
Trasformare le biomasse di scarto e i sottoprodotti delle varie industrie in energia è più ecologico rispetto al tradizionale trattamento dei rifiuti.
Un altro fattore da non sottovalutare è che la combustione del biogas emette in atmosfera CO2 di origine agricola e non fossile. Il biocombustibile contribuisce anche alla diversificazione energetica, ponendosi come alternativa alle fonti tradizionali, e aiuta a ridurre l’emissione di gas metano.
Rispetto ad altri tipi di impianti, quelli di biogas sono più facili da realizzare e si affidano a tecnologie poco sofisticate e reperibili con facilità. Tutto questo contribuisce a un’importante riduzione dei costi da sostenere. Proprio come l’energia ottenuta tramite le fonti fossili, anche il biogas può essere erogato in forma continua.
Gli svantaggi di un impianto di biogas
Guardando l’altra faccia della medaglia, è possibile notare alcuni problemi legati alla produzione e all’utilizzo del biogas. A causa dei cattivi odori emanati dai liquami utilizzati, gli impianti devono essere costruiti lontano dai centri abitati.
Potrebbe non sembrare un grosso difetto, ma lo diventa se si considera che la grande distanza rende necessario l’utilizzo di mezzi di trasporto adeguati al rifornimento di materie prime, con conseguente aumento delle emissioni di anidride carbonica. Un altro problema riguarda le dimensioni dei terreni, che giocano un ruolo essenziale: dopotutto, per alimentare una centrale da 1 MW sono necessari almeno 300 ettari. Si tratta di un requisito che non tutti sono in grado di soddisfare.
Questi limiti potrebbero essere aggirati con facilità nei prossimi anni, grazie al miglioramento tecnologico degli impianti produttivi. Se si andrà nella giusta direzione, l’uso del biogas potrà diventare ancora più vantaggioso e contribuirà in modo maggiormente incisivo all’eliminazione dei combustibili fossili entro il 2050, in accordo con gli obiettivi posti dall’Accordo di Parigi.
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