Il rischio di un ribasso significativo appare concreto. Solo le parole del neoletto Presidente Trump potrebbero destare i compratori.
Bitcoin, siamo giunti al dunque.
Alla vigilia dell’insediamento del Presidente statunitense Donald Trump la principale e blasonata criptovaluta stenta a decollare. Il suo continuo gravitare in prossimità della soglia psicologica dei 100.000 dollari fa ben sperare tutti coloro che, galvanizzati dai recenti massimi (e record) conseguiti, hanno ulteriormente confermato e riposto la fiducia sul tanto e sempre chiacchierato mondo crypto.
Non solo di recente, ma, anche durante il corso delle stesse elezioni presidenziali Usa l’arrivo alla Casa bianca del tycoon ha coinciso con un upside delle quotazioni.
Oggi, però, ad una manciata di ore dal tanto atteso insediamento, il silenzio di The Donald non sembra giovare all’intero comparto. È pur vero che, si legge, come il neoeletto presidente si stia già muovendo per formare un consiglio costituito da personalità affermate che possano contribuire ad una importante ed approfondita legislazione del vasto ambito crypto.
Rimaniamo in attesa di possibili sviluppi.
Nel frattempo, però, a preoccupare i sostenitori della valuta digitale ci sono le notizie che arrivano a seguito del verdetto in dote al Dipartimento di Giustizia americano che, ricevuta l’approvazione da parte di un giudice federale, potrà vendere i 69.370 Bitcoin (pari ad una valutazione ampiamente superiore ai 6 miliardi di dollari) quale somma confiscata riconducibile al dossier Silk Road.
Si tratta, di fatto, di una liquidità importante che, nel brevissimo termine, potrebbe (potrà) certamente influenzare l’andamento di Bitcoin & Co.
Guardando ai numeri, al momento, il nostro precedente auspicio appare potenzialmente archiviabile, infatti, osservando l’attuale impostazione grafica si può facilmente notare un movimento laterale che perdura da molte settimane.
Lo scorso novembre, dopo il primo accennato approdo a quota 100.000 dollari, Bitcoin ha continuato in una dinamica di prezzo che, successivamente a nuovi massimi (record oltre area 108.000 dollari), ha poi subìto una prima fase di fisiologiche prese di beneficio. Le successive ottave hanno, poi, visto una quotazione verosimilmente costante attorno ad area 94.000 dollari che, ancora ai giorni nostri, sembra poter confermare la nostra precedente view relativa a soglia 93.415 dollari.
Un kierkegaardiano àut àut
Inutile negarlo e soprattutto tergiversare nel non menzionarlo. Ascoltando e leggendo i vari commenti dei molti osservatori di Bitcoin, quest’ultimi, sembrano tacere una verità che, poi, a denti stretti, viene comunque dichiarata.
Questa “omissione” trova, infatti, l’immediato riscontro nel possibile rischio di una pesante flessione che come punto di incontro tra le varie view trova d’accordo un po’ tutti: area 75.000 dollari viene vista quale soglia obiettivo dove la primaria criptovaluta Bitocoin potrebbe direzionarsi in caso di flessione. Per questa tipologia di asset, come già accaduto (spesso), a motivare un forte ribasso o rialzo le argomentazioni ex post sono e saranno le più svariate.
Oggi, però, interessava, invece, sapere a quanto ammontasse il rischio in capo a coloro che volessero entrare in questo mondo (proibito ai molti) che, sinteticamente, si può sintetizzare in un tondo e fin troppo generoso -25%. Troppo? Rispondiamo dicendo: giusto.
Come sempre, anticipare i tempi e ancor più il mercato non è buona norma e, pertanto, rimaniamo coerenti nell’attendere il Presidente Trump e il suo staff o meglio: le loro parole. L’ascolto è iniziato.
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