Blogger online e partita Iva: come funziona la tassazione

Caterina Gastaldi

20/06/2022

I blogger devono aprire la partita Iva? Ecco come funziona la tassazione in Italia per i blogger.

Blogger online e partita Iva: come funziona la tassazione

Quando si parla di gestione dei guadagni online, come quelli di un blog per esempio, e apertura di una partita Iva, adempimenti fiscali, scadenze, e fisco, è facile trovarsi di fronte a molta confusione e tantissime domande.

Per esempio, è necessario aprire una partita Iva quando si lavora come blogger online? Come si gestiscono i guadagni online ricevuti attraverso l’apertura di un blog? Quale può essere il codice Ateco giusto? Quanto verrà a costare?

Le domande relative agli adempimenti fiscali di un blog e dei guadagni online sono molte, ed è giusto tenere conto che ogni blog, e ogni situazione, è un caso a parte. Tuttavia, per coloro che desiderano provare a guadagnare scrivendo e offrendo servizi online, è importante avere un’idea generale di quali siano gli obblighi fiscali e le possibilità che avranno a disposizione.

Lo scopo di questa guida è permettere a chi sta pensando di iniziare a monetizzare online di avere un’idea più chiara degli obblighi verso il Fisco.

Partita Iva e prestazione occasionale, cosa scegliere per un blog

Pur essendo ogni blog un caso a parte, poiché online ci si può trovare a parlare di argomenti diversi, tutti prima o poi penseranno di poter iniziare a guadagnare qualcosa dal proprio blog, anche solo per arrotondare e fare qualche centinaio di euro in più all’anno.

Perché se è vero che di grandi blogger o youtuber online, che riescono a vivere solo di questo, non ce ne sono molti, è anche vero che esistono tantissimi piccoli o micro blogger e influencer che utilizzano il potere di internet per parlare di ciò che amano e, magari, provare a fare del proprio hobby qualcosa di più.

Nel momento in cui si decide di guadagnare dal proprio blog però è importante tenere conto di una cosa: difficilmente questo tipo di monetizzazione potrà essere assimilabile alla prestazione occasionale. Non si deve infatti credere alla diceria che prevede che fino ai 5.000 si possa far passare ogni guadagno come prestazione occasionale, evitando così di aprire la partita Iva.

Infatti la partita Iva non ha un limite minimo necessario per essere aperta, ma diventa obbligatoria quando si guadagna da un’attività che viene considerata abituale e continua.

Un’attività viene considerata tale nel momento in cui viene svolta con regolarità. Cosa significa questo, per i blogger? Che l’attività di blogger, essendo continuativa, così come l’inserimento di pubblicità o l’offerta di consulenze, necessita l’apertura di una partita Iva, con tutti i relativi costi.

Quali sono i metodi di guadagno

Le modalità di guadagno per un blog si possono suddividere in tre macro-categorie:

  • banner pubblicitari: è normale trovare sui portali online le pubblicità di prodotti o servizi di terzi. Spesso e volentieri, in questo caso, ci si rivolge a Google Adsense. Ogni volta che un visitatore clicca o visualizza un banner, il blog su cui è esposto riceve un piccolo guadagno. È chiaro che in questo caso avere un portale con banner sia da considerarsi un’attività continuativa, poiché è necessaria proprio la continuità della pubblicità per poter avere un ricavo;
  • post sponsorizzati: a volte le società si affidano a blogger e influencer per entrare in contatto e venire pubblicizzati a determinate nicchie di mercato. L’influencer in questo caso va a sponsorizzare prodotti o intere realtà. Anche questo caso richiede l’apertura di una partita Iva, tranne nella situazione in cui si decidesse di aprire un sito o profilo a parte per pubblicizzare un determinato prodotto, solo per alcuni giorni. Tuttavia se questa operazione si dovesse ripetere nel tempo, diventerebbe abituale;
  • affiliazioni commerciali: a volte è possibile anche avere dei banner sul proprio blog che offrono servizi specifici offerti da aziende scelte e che, nel momento in cui vengono cliccati e l’acquisto avviene attraverso quel link, allora il blogger riceve un compenso. L’esempio più classico sono i banner sponsorizzati di Amazon. Anche in questo caso è necessario tenere i banner online a lungo, per poterne beneficiare.

Per quel che riguarda l’offerta di prodotti online, invece, la situazione potrebbe essere considerata assimilabile a un e-commerce.

Adempimenti fiscali: partita Iva, Inps, e Camera di commercio

È chiaro quindi che l’unica soluzione possibile al momento in Italia, anche per via di mancanze da parte del Fisco in materia, sia l’apertura di una partita Iva, anche se chiaramente non si può trattare di un’opzione possibile per tutti, proprio per via dei costi fissi della stessa.

Infatti è molto facile che i guadagni online siano inferiori a quanto dovuto all’Inps annualmente, finendo con lo scoraggiare molti blogger che vorrebbero, magari, solo arrotondare un po’ scrivendo di ciò che amano.

Gli adempimenti fiscali in questo caso infatti si possono suddividere in:

  • apertura della partita Iva: un’operazione di per sé gratuita e veloce, ma complessa perché nel momento in cui si vanno a scegliere le diverse opzioni disponibili (come anche il codice Ateco corretto) è facile trovarsi di fronte alla possibilità di errori che possono costare cari;
  • iscrizione alla camera di commercio: passaggio obbligatorio poiché le attività di blogger (come la conduzione di campagne pubblicitarie) vengono considerate attività commerciali ai fini fiscali. L’iscrizione prevede il sostenimento dei diritti annuali che, nel caso di attività individuale, è di circa 80 euro;
  • gestione commercianti Inps: altro passaggio obbligato. È una gestione previdenziale obbligatoria che prevede il pagamento di contributi fissi. Questi sono la ragione principale per cui molti sono, anche giustamente, restii ad aprire una partita Iva, poiché si tratta di costi fissi che è necessario andare a pagare anche se il reddito annuale è pari a zero. Questi costi fissi sono di circa 3.800 euro, per coloro che guadagnano (annualmente) meno di 15.953 euro. A coloro con un guadagno maggiore si dovranno anche andare ad aggiungere i contributi variabili che variano in proporzione a seconda del reddito.

Se l’apertura della partita Iva in sé non è quindi un problema, i costi fissi dell’Inps diventano facilmente motivo di rinuncia. È inoltre anche necessario ricordare che si dovrebbe aprire la partita Iva nel momento in cui l’attività diventa abituale e non quando ci si può permettere i costi dell’Inps.

Inoltre a questi costi si dovranno anche sommare quelli del commercialista.

Scegliere il codice Ateco

Nel momento in cui si decide, comunque, di aprire una partita Iva per poter gestire il proprio blog e monetizzare con questo, bisognerà scegliere un codice Ateco opportuno per identificarlo.

Anche in questo caso non esiste un codice specifico per i guadagni online, o diversi codici identificati per le diverse tipologie di guadagni digitali. Bisogna invece cercare tra quelli già esistenti quello più vicino alla situazione in cui si ricade per poter identificare la propria attività.

Per esempio:

  • 70.21.00 è il codice Ateco che identifica “Pubbliche Relazioni e Comunicazione”;
  • 73.11.02 si riferisce invece a “Conduzione campagne marketing e altri servizi pubblicitari”.

Anche in questo caso comunque è opportuno cercare la soluzione migliore per la situazione specifica, facendo anche affidamento a un commercialista esperto in questo campo.

Partita Iva e regime forfettario

Una soluzione “alternativa” all’apertura della partita Iva può essere quella di scegliere il regime forfettario. Il virgolettato è d’obbligo poiché non si tratta di una vera e propria alternativa, ma comunque di una versione diversa che fa sempre parte del mondo delle partite Iva.

Il regime forfettario infatti prevede una riduzione dei contributi dovuti alla gestione commercianti del 35%, permettendo così di andare ad abbassare i costi fissi della partita Iva classica, oltre ad altri vantaggi. Per poter esercitare questa opzione è necessario specificarla al momento dell’apertura della partita Iva, o entro il 28 febbraio dell’anno di decorrenza dell’agevolazione contributiva per chi è già iscritto.

Tuttavia è giusto sottolineare che il regime forfettario:

  • non può essere aperto da tutti;
  • non consente di ottenere un’intera annualità contributiva, per via della riduzione dei contributi da versare.

Per chi volesse iniziare a monetizzare online è quindi fondamentale rivolgersi a un consulente fiscale che sia esperto in questo settore, poiché non esiste una vera e propria legislazione specifica per queste situazioni. Avere un’idea più precisa della situazione, comunque, può aiutare a capire come muoversi e decidere se effettivamente procedere in questo senso o meno.

Iscriviti a Money.it