Vent’anni fa la bolla Dot-com: potrebbe accadere di nuovo?

Martino Grassi

11/03/2020

A venti anni dallo scoppio della bolla delle dotcom, le aziende online dei giorni nostri devono fronteggiare gli stessi rischi?

Vent’anni fa la bolla Dot-com: potrebbe accadere di nuovo?

Venti anni fa la bolla delle Dot-com, le società che basano il loro business quasi interamente su portali web, è scoppiata ufficialmente.

Durante la fine degli anni ‘90 un desiderio di crescita spasmodico dovuto in gran parte alla maggiore accessibilità al World Wide Web portò molti imprenditori ad investire in internet, creando un gran numero di società online.

Le crescenti attenzioni rivolte ad settore, visto come il futuro del commercio, generarono un’eccessiva speculazione di mercato e una maggiore attenzione al marketing piuttosto che alla reale sostanza dell’azienda.

Durante questi anni ci fu un vero e proprio boom che fece raggiungere al Nasdaq il suo massimo storico (5.132,52) il 10 marzo del 2000. Le conseguenze della bolla speculativa si manifestarono a poca distanza e la maggior parte delle aziende Dot-com iniziò ad implodere. Nell’ottobre dello stesso anno, il mercato aveva perso oltre il 75% del suo valore.

Ai giorni nostri il web è uno spazio decisamente fiorente e sempre più aziende investono nelle strategie online. In questo contesto potrebbe dunque verificarsi una situazione analoga a quella del 2000?

Nuova bolla Dot-com è possibile? Le sfide del 2020

Negli ultimi venti anni il mondo ha subito dei drastici cambiamenti e dunque è molto improbabile che le sfide affrontate dalle Dot-com negli anni ‘90 siano le stesse che devono affrontare oggi le loro “colleghe”.

J.P. Gownder, vicepresidente e principale analista presso la società statunitense di ricerche di mercato Forrester ha dichiarato che:

“Molte delle aziende tecnologiche di oggi hanno raggiunto un livello di maturità che quasi nessuna società Dot-com aveva": Microsoft e Amazon hanno enormi attività di cloud computing su cui si basa il resto del mondo del business. Facebook e Google hanno reti di consumatori e ricerche”.

I modelli di business delle principali aziende online non sembrano essere così inclini alle bolle come nel passato, in quanto più basate sulla realtà. Ciò tuttavia non significa che non siano suscettibili agli andamenti del mercato, come dimostrato dal crollo di questi giorni dovuto al diffondersi dell’epidemia di coronavirus. Secondo la CNBC i primi cinque colossi online hanno perso più di 320 miliardi di dollari.

Il crollo è stato confermato anche dall’andamento dell’indice S&P 500, che ha registrato la maggior concentrazione degli ultimi 20 anni nelle principali aziende tecnologiche. Le aziende online sono comunque più resistenti rispetto a 20 anni fa,

McKendrick ha fatto notare che:

“Alla fine degli anni ’90, la maggior parte delle aziende leader nel settore delle infrastrutture IT stava vedendo una crescita su due fronti, quello della correzione dei sistemi legacy per poter gestire il cambio di data e quello della domanda di risorse per la nuova era dell’e-commerce.”

Le aziende odierne invece operano nel cloud e stanno muovendo i loro clienti anche in questa direzione.

“Ciò consente maggiori economie di scala per l’espansione, e meno dolore quando c’è la necessità di ridimensionare. C’è meno dipendenza dalle vendite di hardware.”

Per cui, nonostante le aziende tecnologiche abbiano una minor probabilità rispetto alle antenate di incorrere in un’altra bolla Dot-com, hanno altre sfide da dover fronteggiare e dunque non possono essere considerate al sicuro da possibili rischi finanziari.

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