Nel bollettino economico, la Bce conferma quanto già conosciuto: la crescita è vista rallentare, l’inflazione alta durerà e gli interventi sui tassi non sono finiti. I dettagli.
Bollettino Bce in primo piano: in un giorno assai complesso per i mercati finanziari, il documento dell’Eurotower conferma prospettive ancora cupe per l’Eurozona.
Dopo la conferma da falco della Fed, che ha alzato i suoi tassi di 75 punti base per la terza volta, anche Francoforte insiste: “nei prossimi incontri prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per frenare la domanda e scongiurare il rischio di un persistente spostamento al rialzo delle aspettative di inflazione.”
Anche gli operatori stanno aumentando le scommesse sull’entità dei rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea. Christine Lagarde ha affermato all’inizio di questa settimana che i costi finanziari aumenteranno ulteriormente nei mesi a venire, anche dopo che i funzionari hanno anticipato le mosse iniziali in quello che ha definito “il cambiamento dei tassi più veloce nella nostra storia”.
Le affermazioni di Schnabel sono andate sulla stessa direzione: “il punto di partenza dei tassi di interesse è molto basso, quindi è chiaro che dobbiamo continuare ad aumentare i tassi. Con la preoccupazione che più persone si aspettano che l’inflazione superi l’obiettivo a medio termine, è ancora più importante inviare segnali chiari che le persone possono fare affidamento sulla Bce e che i guadagni di prezzo si attenueranno di nuovo”, ha affermato.
Nella cornice di queste premesse, il bollettino Bce ha offerto un quadro di incerta crescita e impennata dei prezzi.
Cosa prevede il bollettino economico Bce
La Bce ribadisce le incerte previsioni del prossimo futuro dell’Eurozona.
Nel bollettino si sottolinea innanzitutto che “dati recenti indicano un sostanziale rallentamento della crescita economica dell’area euro, con un’economia che dovrebbe ristagnare nel corso dell’anno e nel primo trimestre del 2023.”
Inoltre, i prezzi dell’energia sono ancora molto elevati e limitano sia l’attività economica e produttiva che i budget delle famiglie. Già per il 2022, la Bce stima una frenata importante della crescita nella regione. Le motivazioni sono almeno quattro:
- inflazione alta che ferma consumi e produzione, aggravata da interruzioni nella fornitura di gas;
- domanda di servizi estiva che perderà slancio;
- domanda globale più debole, anche per una politica monetaria restrittiva in molte parti del mondo e per il peggioramento delle ragioni di scambio;
- fiducia in affondo per il clima di incertezza ancora molto diffuso
Soltanto nel medio termine, “con il riequilibrio del mercato energetico, il calo dell’incertezza, la risoluzione delle strozzature nell’offerta e il miglioramento dei redditi reali, si prevede un rimbalzo della crescita, nonostante condizioni di finanziamento meno favorevoli.”
In generale, il Pil è valutato al rialzo di 0,3 punti percentuali per il 2022, dopo le sorprese positive nella prima metà dell’anno e al ribasso di 1,2 punti percentuali per il 2023 e di 0,2 punti percentuali per il 2024, principalmente a causa dell’impatto delle interruzioni dell’approvvigionamento energetico, dell’aumento dell’inflazione e del relativo calo del clima di fiducia.
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