La Bce annuncia nuovi rialzi per i tassi di interesse e chiede ai governi di allentare ed eliminare i sostegni a famiglie e imprese per contrastare l’inflazione.
Ancora inflazione troppo alta e la Banca centrale europea ha deciso di confermare una politica restrittiva sui tassi di interesse. Non basta la stretta della cinghia sui tassi di interesse che aumenterà il costo dei mutui, l’Europa chiede ai governi di dire addio ai bonus, i sussidi per famiglie e imprese concessi per la crisi energetica.
L’inflazione, continua la Banca centrale europea, è troppo ostinata e lo è perché ci sono, tra gli altri fattori osservati, troppi sussidi pubblici. Per questo nella nota della Banca centrale europea si legge che con l’allentarsi della crisi energetica i governi dovrebbero ritirare prontamente e in maniera coordinata le relative misure di supporto, in modo da evitare di alzare le pressioni inflattive di medio termine.
La richiesta della Bce di dire addio ai bonus per contrastare l’inflazione arriva in un momento critico, nel quale il potere d’acquisto in Italia è basso e trova difficoltà persino nel mercato dei beni di prima necessità. I carrelli continuano a vedere sempre meno prodotti al loro interno e questo si riflette inevitabilmente anche sulle altre capacità di spesa.
È tempo di dire addio ai bonus: il piano della Bce per contrastare l’inflazione al 7%
L’inflazione è risalita al 7% e potrebbe rimanere su questi livelli ancora per un periodo troppo lungo. A dirlo è la Banca centrale europea, che ha individuato dei fattori di testardaggine dell’inflazione. Nella nota che annuncia la stretta monetaria da parte della Banca centrale europea, si legge infatti che ci sono una serie di fattori dietro l’ostinazione dei prezzi: i profitti aziendali, salari e da ultimo i sussidi pubblici per la crisi energetica. A questi, fattori determinanti per l’inflazione, la Bce non può che applicare politiche monetarie più restrittive se i governi non sono disposti a ritirare bonus e altri tipi di sussidi.
La difficoltà dei governi è chiara, in Italia in particolar modo. Il potere d’acquisto delle famiglie è basso, con mutui e bollette che trainano l’inflazione - la spesa costa solo per il 21% - e l’addio ai bonus scontenterà famiglie e imprese. Lo sa anche la Banca centrale europea, ma il momento è piuttosto critico.
Attenzione all’inflazione: stringere la cinghia
La Banca centrale europea parla quindi di stringere la cinghia, perché anche se l’inflazione sta iniziando a scendere (a un ritmo troppo basso perché si iniziano a vedere l’efficacia di alcuni misure) è il tempo di mantenere ancora i tassi di interesse elevati e sostenuti o, in altre parole, stringere la cinghia per raggiungere l’obiettivo. L’obiettivo, definito dalla presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, è riportare l’inflazione al 2%.
Il piano è sempre lo stesso: ridurre i sussidi a famiglie e imprese, diminuire gli utili delle aziende per assorbire parte degli aumenti salariali ed evitare la speculazione sfruttando gli squilibri tra domanda e offerta e l’incertezza creata da un’inflazione alta e volatile.
La nota continua sottolineando come il sistema bancario europeo si sia dimostrato solido di fronte ai crac di Silicon Valley Bank e Credit Suisse, ma anche di come sia necessario decidere i requisiti di liquidità per gli istituti con raccolta poco differenziata e con elevata incidenza di depositi non assicurati; caratteristiche che hanno trasformato in poche ore le difficoltà di Svb nel secondo maggior fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti, come ricorda La Stampa.
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