Non sempre quel che si legge online corrisponde al vero: attenzione alle ultime bufale su bonus baby sitter, centri estivi e Sostegno all’inclusione attiva (Sia).
In queste ultime ore ci siamo imbattuti in diverse notizie che parlano di bonus che in realtà non esistono più. Anche da fonti che solitamente sono attendibili viene fornita un’informativa sbagliata, ad esempio su quello che è un presunto bonus baby sitter a cui potrebbero accedere anche i lavoratori autonomi con Partita Iva, come pure di un contributo per le spese sostenute per l’iscrizione ai centri estivi. E si parla pure di Sostegno d’inclusione attiva (Sia), un contributo economico destinato alle famiglie in difficoltà.
Tuttavia, nonostante avremmo preferito che tali bonus esistessero così da poter rappresentare un valido supporto per le famiglie, siamo costretti a smentire bollando tali informazioni come fake news.
Il bonus baby sitter e centri estivi non esiste più
Di bonus baby sitter si è parlato molto negli ultimi anni. Ad esempio, nel triennio 2013-2015 venne introdotta la possibilità di rinunciare al congedo parentale così da ottenere un voucher di 600 euro al mese da utilizzare per pagare l’asilo o in alternativa la baby sitter. Tale strumento venne poi prorogato fino al 2018, dopodiché dal 2019 cessò di esistere.
Un vero e proprio bonus baby sitter venne introdotto però nel periodo della pandemia e venne riconosciuto indipendentemente dalla rinuncia al congedo parentale. Un bonus fino a 1.200 euro, persino 2.000 euro nel caso di medici, infermieri, Oss e personale dei comparti sicurezza, difesa, soccorso pubblico.
Tale bonus poteva essere utilizzato tanto per la baby sitter quanto per i centri estivi, dando quindi alle famiglie un valido supporto in quei giorni in cui dovendo lavorare non sapevano a chi lasciare i propri figli.
I suddetti strumenti vennero riconosciuti in un momento di emergenza, in cui lo Stato non mancò di mettere a disposizione dei cittadini una liquidità di cui disporre nel periodo di crisi sanitaria ed economica. Con la fine dell’emergenza, però, sono venuti meno anche gli aiuti: il bonus baby sitter - nonostante più volte si sia discusso di una possibile proroga - non è stato confermato e da allora non ci sono state altre misure che possono essere configurate come tali. E lo stesso vale per i centri estivi, non compresi neppure nel cosiddetto bonus asilo nido (che invece si può richiedere anche nel 2023).
Il Sostegno d’inclusione attiva non esiste da tempo
Ci è capitato di leggere anche che per le famiglie in difficoltà economica - laddove siano presenti nel nucleo minori, disabili o donne in gravidanza - è possibile richiedere il cosiddetto Sostegno per l’inclusione attiva, conosciuto anche come Carta Sia.
Il problema è che anche qui ci troviamo di fronte a una fake news, visto che - come tra l’altro si legge sul sito del ministero del Lavoro - questa misura non esiste più dal 1° gennaio 2018 quando il Sia è stato sostituito dal Reddito d’inclusione (Rei). E nemmeno quest’ultimo è ancora in vigore, visto che con il successivo decreto n. 4 del 2019 il Rei ha lasciato il posto al Reddito di cittadinanza.
Quindi, chi alla lettura dei suddetti approfondimenti ha pensato che oltre al Reddito di cittadinanza esistesse un secondo contributo per le famiglie in difficoltà, chiamato appunto Sia, deve sapere che non è assolutamente così: a oggi il sostegno per chi è in uno stato di povertà è uno solo ed è il Reddito di cittadinanza, destinato tra l’altro a essere sostituito a sua volta da un’altra misura nel gennaio prossimo, quando il suo posto dovrebbe essere preso da quella che viene descritta come Misura d’inclusione attiva (Mia).
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