Datori di lavoro, via libera al rimborso dei costi sostenuti dai dipendenti per il pagamento delle utenze domestiche di luce, gas e acqua. Di seguito le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate.
Bonus bollette 600 euro in busta paga, l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato le istruzioni per i datori di lavoro che intendono erogare ai propri dipendenti somme o rimborsi con cui contenere il costo di energia elettrica, acqua e gas naturale.
Un bonus con cui di fatto il datore di lavoro supporta il dipendente nel pagamento delle bollette di luce, gas e acqua. A introdurlo è stato il decreto Aiuti bis, con cui il governo Draghi ha incentivato il welfare aziendale innalzando il limite entro cui le aziende possono riconoscere ai loro dipendenti dei beni o servizi esenti da imposte. E nell’innalzare il limite sono state comprese tra i cosiddetti fringe benefit anche le utenze domestiche, così che le aziende che lo volessero - ma senza obbligo alcuno - possano contribuire a sostenere il reddito dei loro dipendenti in questo particolare periodo storico, caratterizzato da un forte caro energetico e conseguente inflazione.
A tal proposito, il bonus è stato ufficializzato dall’Agenzia delle Entrate che con la circolare n. 35/E (che trovate in allegato alla fine dell’articolo) ha fornito ai datori di lavoro le istruzioni per procedere con il riconoscimento del contributo, oltre a una serie di chiarimenti su questioni che erano rimaste in sospeso.
Cos’è il bonus 600 euro per le bollette di luce, gas e acqua
Vista la straordinaria necessità e urgenza di adottare misure utili ai fini del contenimento del costo dell’energia elettrica e del gas naturale, come pure per contrastare l’emergenza idrica, con l’articolo 12 del decreto legge n. 1151 del 2022, il cosiddetto decreto Aiuti bis, è stato stabilito che esclusivamente per il periodo d’imposta 2022 le somme erogate e rimborsate dal datore di lavoro per il pagamento delle bollette di luce, gas e acqua non concorrono a formare il reddito delle persone fisiche (Irpef) nel limite annuo di 600 euro.
Con tale disposizione, quindi, è stato aumentato il limite dei cosiddetti fringe benefit, solitamente pari a 258,234 euro.
Sempre l’Agenzia delle Entrate poi chiarisce che ai sensi dell’articolo 51, comma 1, del Tuir, si considerano anche eventuali somme corrisposte entro il 12 gennaio del periodo successivo, quindi 2023.
Bonus solo per le utenze domestiche
Il contributo può riguardare solamente le bollette pagate dal dipendente per le utenze domestiche. A tal proposito, l’Agenzia delle Entrate chiarisce che come tali vanno considerate solamente le bollette che riguardano immobili ad uso abitativo posseduti o detenuti, sulla base del titolo idoneo, da uno tra:
- dipendente;
- coniuge del dipendente;
- familiare del dipendente.
Il bonus spetta a prescindere che negli stessi immobili abbiano o meno stabilito la residenza o domicilio; l’unica condizione richiesta è che ne sostengano effettivamente le spese relative alle utenze.
Inoltre, si possono comprendere tra le utenze indennizzabili quelle:
- per uso domestico ma intestate al condominio (che come tali vengono ripartite tra i condomini);
- per uso domestico intestate al proprietario dell’immobile, laddove però nel contratto di locazione sia prevista espressamente una forma di addebito analitico e non forfettario a carico del lavoratore locatario, oppure dei propri coniugi e familiari.
Bonus 600 euro, cosa deve fare il dipendente?
Dal momento che il bonus riguarda una determinata tipologia di spesa, è necessario che il dipendente fornisca al datore di lavoro:
- la relativa documentazione per giustificare la somma spesa, ovvero le bollette o i giustificativi di pagamento;
- in alternativa, il datore di lavoro può acquisire una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, con cui il dipendente dichiara di essere in possesso della suddetta documentazione, riportando però gli elementi necessari ai fini dell’identificazione (ad esempio il numero e l’intestatario della fattura);
- in ogni caso, al dipendente va richiesta una seconda autodichiarazione, con cui attesterà che le medesime fatture non sono già oggetto di richiesta di rimborso, totale o parziale, presso altri datori di lavoro.
Si ricorda che le fatture devono fare riferimento al 2022, o in alternativa anche all’anno 2023 qualora riguardino i consumi effettuati nell’anno precedente.
Attenzione a non superare i 600 euro
È molto importante fare bene i conti e restare nel limite di 600 euro. Diversamente, qualora in sede di conguaglio il valore del rimborso dovesse risultare superiore a 600 euro, il datore di lavoro dovrà assoggettare a tassazione l’intero importo corrisposto, ossia anche la quota inferiore al suddetto limite.
Il diritto al bonus esentasse, quindi, si perderà interamente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA