San Pietro e Paolo è festivo? Cosa spetta in busta paga? Dipende dal luogo di lavoro: di seguito una guida con tutti i chiarimenti.
Sabato 29 giugno potrebbe spettare un bonus in busta paga alla generalità dei lavoratori dipendenti, per quanto con modalità di differenti. Un contributo che quindi si andrebbe ad aggiungere a quello già riconosciuto per il 2 giugno, rendendo così più pesante la prossima busta paga.
A incidere sulla corresponsione del bonus in busta paga per la giornata del 29 giugno sono due fattori:
- da una parte la sede di lavoro, ossia se si trova a Roma oppure nel resto d’Italia;
- dall’altra la possibilità che si tratti di un giorno lavorato o meno.
Il 29 giugno, infatti, ricorre la festività dei Santi Pietro e Paolo. Una volta si trattava di una festività nazionale, poi soppressa ma confermata festa patronale per il Comune di Roma.
Per chi lavora nella Capitale, quindi, il 29 giugno è da considerare come una vera e propria festività, con tutte le conseguenze del caso. Diversamente, nel resto d’Italia si tratta di una festività soppressa, con i singoli contratti collettivi che per tali giornate riconoscono uno specifico permesso retribuito in busta paga.
Per quanto quindi possa sembrare una giornata come le altre, con la sola eccezione di chi è impiegato in un’azienda con sede a Roma, non è così. Va detto però che quest’anno, dal momento che il 29 giugno cade di sabato, i benefici previsti per tale giornata potrebbero essere limitati a una platea più ristretta di lavoratori, vediamo per quale motivo.
Il 29 giugno 2024 è festivo?
Nella legge n. 269 del 1949 la giornata del 29 giugno dedicata ai santi Pietro e Paolo era considerata festività nazionale. È stata però soppressa dalla successiva legge n. 54 del 1977, salvo poi essere riconosciuta come festività patronale per chi è impiegato nel Comune di Roma, con tutte le conseguenze che ne derivano.
Visto quanto detto sopra, possiamo ricapitolare dicendo che attualmente il 29 giugno è considerato:
- al pari di qualsiasi altro giorno festivo per chi lavora a Roma, visto che San Pietro e Paolo sono i santi patroni della Capitale;
- una festività soppressa per chi lavora nel resto d’Italia.
Quindi, operai e impiegati che lavorano a Roma non sono obbligati a prestare servizio per la festività del 29 giugno; in caso contrario spetta loro una maggiorazione percentuale in busta paga a seconda del contratto collettivo nazionale del lavoro applicato.
Nel resto d’Italia San Pietro e Paolo viene riconosciuta invece come ex festività soppressa e quindi con 8 ore di permessi retribuiti in più in busta paga (ma solo quando sussistono determinati requisiti).
Scopriamo allora, sulla base di quanto anticipato, come viene pagata la giornata di sabato 29 giugno in busta paga a seconda dei casi.
Festività di San Pietro e Paolo in busta paga per chi lavora a Roma
Come anticipato, a Roma sabato 29 giugno 2024 si celebra San Pietro e Paolo in quanto santi patroni. Per tale motivo è considerato un giorno festivo a tutti gli effetti e a molti lavoratori verrà concesso di restare a casa usufruendo del giorno di festa. Gli uffici pubblici ovviamente resteranno chiusi, ma lo sarebbero stati comunque dal momento che è un sabato.
Tuttavia in alcuni settori potrebbe essere richiesto ai dipendenti di lavorare; in tal caso si applica la stessa normativa prevista per le altre festività previste dal nostro ordinamento e quindi sarà il lavoratore a scegliere se accettare oppure no la richiesta dell’azienda.
Il lavoratore dipendente che accetta di lavorare nel giorno di festa nella città di Roma ha diritto a essere pagato con una retribuzione maggiorata rispetto a quella normalmente percepita. La maggiorazione però non è fissa, ma come abbiamo anticipato dipende dal Ccnl di riferimento; ad esempio il Ccnl Commercio riconosce un incremento del 30% per il lavoro festivo.
Per capire in che modo verrà pagata la giornata di lavoro, quindi, dovete far riferimento al Ccnl del vostro settore di riferimento.
29 giugno in busta paga per chi non lavora a Roma
Quanto appena detto tuttavia cambia per coloro che non lavorano in un’azienda di Roma, ma nel resto d’Italia. A questi, infatti, la legge non riconosce il diritto ad assentarsi dal lavoro per la festa dei Santi Pietro e Paolo.
Tuttavia leggendo la busta paga molti potrebbero aver notato la voce “festività soppresse” dove sono indicati tutti quei giorni di festa non più riconosciuti dalla legge. Tra questi figura la giornata del 29 giugno, ma anche quella del 19 marzo (S. Giuseppe), 13 maggio (Ascensione) e 4 novembre (Unità nazionale).
Ebbene, quando l’ex festività cade in un giorno infrasettimanale lavorativo, il dipendente al di fuori della città di Roma ha diritto a dei permessi retribuiti di cui può godere quando vuole.
Prendendo come esempio nuovamente il contratto del Commercio vediamo chiaramente che questo stabilisce che un lavoratore full time ha diritto nell’anno a 32 ore totali di permessi retribuiti per ex festività. Ancora vediamo, nello stesso Ccnl, che viene stabilito quanto segue:
“I permessi non fruiti entro l’anno di maturazione decadranno e saranno pagati con la retribuzione di fatto, in atto al momento della scadenza, oppure potranno essere fruiti in epoca successiva e comunque non oltre il 30 giugno dell’anno successivo.”
Qualora non ne usufruisca, allora il permesso non goduto verrebbe retribuito in busta paga, solitamente nel mese di luglio dell’anno successivo a quello in cui è stato maturato.
Tuttavia, quest’anno il 29 giugno cade di sabato, ragion per cui chi lavora dal lunedì al venerdì non godrà del permesso nel caso in cui nel contratto collettivo venga specificato che questo spetta solo nelle giornate lavorative.
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